Rocco Benetton esercita il recesso e vende le sue quote in Ricerca
Decisione personale per progettualità future. Il figlio di Luciano mantiene la parte in nuda proprietà

Una decisione personale che nulla ha a che vedere con le dinamiche di governance all’interno di Ricerca, una delle holding, quella affertente il ramo di Luciano Benetton, che sta sopra all’impero da 12 miliardi di euro custodito in Edizione.
La cassaforte di Ponzano Veneto ha al di sopra un variegato intreccio di partecipazioni, i figli di Giuliana e anche gli eredi di Carlo hanno scelto holding distinte, Sabrina, erede di Gilberto, resta in Regia, all’interno di Ricerca, Rocco ha deciso di chiedere l’esercizio di recesso dalle azioni a lui intestate, mantenendo invece quelle in nuda proprietà, assegnate dal padre Luciano.
Emerge così dal verbale di assemblea di Ricerca del 10 Luglio (anticipato ieri da Mf anche se con tenore e letture differenti) che in sede di assemblea la holding ha deciso di spostare la chiusura dell’anno fiscale dal 31 dicembre al 31 luglio.
L’assemblea straordinaria ha dovuto quindi approvare lo statuto con le modifiche apportate nella sezione relativa alla chiusura dell’esercizio e confermare invece il nuovo statuto nella parte che, questa primavera, aveva stabilito un nuovo disegno di assetti, poteri e successione della holding.
Il nuovo statuto, come noto, introduce una struttura articolata del capitale: tre categorie di azioni – A, B e C – che separano i diritti di governance dai diritti economico-finanziari.
Il cuore della modifica sta in una clausola precisa: solo i “fratelli germani”, ovvero i quattro figli nati dal matrimonio di Luciano Benetton, possono detenere le azioni A, le uniche con potere decisionale e gestionale.
Una decisione che blinda il controllo della società nelle mani del nucleo originario, con un intento dichiarato: stabilizzare per il futuro gli equilibri interni, in particolare in vista della successione. In questo contesto si colloca anche la scelta di Rocco Benetton, che ha esercitato il diritto di recesso su una quota pari all’8,75% del capitale sociale (367.500 azioni A e 245.000 azioni B).
Non si tratterebbe, però, di un gesto di rottura. Come emerge dal verbale, Rocco ha votato in modo difforme ma non in dissenso, proprio per preservare formalmente il diritto di recesso, compatibile con sue progettualità indipendenti di sviluppo.
Resta inoltre titolare della nuda proprietà delle sue quote, su cui Luciano Benetton mantiene l’usufrutto con diritto di voto. Il recesso – ancora da liquidare – comporterà un esborso potenziale stimato attorno ai 250 milioni di euro (affermava ieri ancora Mf, sui numeri non c’è conferma al momento).
Al 31 dicembre 2024 la disponibilità di cassa di Ricerca era pari a 26 milioni. Il controllo operativo rimane saldamente nelle mani della compagine storica: Luciano, Mauro, Rossella e Alessandro Benetton, con quote suddivise tra piena e nuda proprietà, hanno espresso in assemblea il 91,25% del capitale votante, anche grazie alle deleghe e agli equilibri interni tra diritti patrimoniali e diritti di voto.
È Luciano Benetton, infatti, ad avere oggi il centro del potere societario, grazie all’usufrutto votante su ampie porzioni di azioni formalmente intestate ai figli.
L’assemblea, di fatto, ha confermato la governance nelle mani dei soci originari e ha segnato l’intenzione di stabilizzare gli assetti in prospettiva futura, mantenendo il controllo nelle mani dei soli fratelli germani, ovvero i quattro figli nati dal matrimonio di Luciano.
Una scelta precisa anche in vista di eventuali successioni, dove il timone della società è già stata affidata ad Alessandro, indicato dal padre come suo successore in termini di guida operativa.
Brando Benetton, figlio di Luciano e dell’imprenditrice Marina Salamon, oggi 32 enne e attualmente fuori dall’azionariato, è destinato a entrare nella compagine sociale solo al momento della successione del padre, con una tipologia di azioni (C) che garantisce pieni diritti economici e diritto di recesso, ma nessun potere di governance.
Una clausola pensata per garantire parità patrimoniale a tutti i figli, ma assegnando la gestione a chi appartiene al nucleo familiare originario, secondo la definizione statutaria.
Le modifiche approvate rappresentano una svolta strutturale nella governance della holding: non solo formalizzano le regole della coesistenza generazionale, ma fissano anche il perimetro invalicabile del comando, per evitare incertezze in futuro. E, se necessario, per contenere eventuali divergenze.
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