Il rilancio dell’ex Flex: chi c’è dietro il progetto di Star Tech Industries
Mente dell’operazione è Novica Mrdovic, ad oggi unico titolare della società che rileverà il sito. Il general partner di Mountain X era socio della holding dell’ex viceministro del M5s Buffagni

Dietro il rilancio dell’ex Flex mediante Star Tech Industries – rilancio che passerà attraverso le più recenti tecnologie fotoniche e la produzione di transceiver ottici ad alta velocità per i data center – ci sono un nome e un volto. Il nome è quello di Novica Mrdovic, cittadino italiano nato a Šabac in Serbia, dal 1° settembre titolare unico della società Star Tech Industries. Il volto è quello della persona seduta di fronte al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, mercoledì scorso, al tavolo che ha formalizzato l’accordo per la creazione a Trieste di un nuovo polo produttivo indipendente nel settore aerospaziale e della difesa dual-use.

L’accordo prevede la cessione dello stabilimento triestino da parte del fondo tedesco Fair Cap – che lo aveva rilevato da Flextronics e rinominato a febbraio Adriatronics – a Star Tech Industries. La società, presentata come newco, è partecipata al 50% da Star Tech Ventures, filiale italiana di Mountain X, presentato come un fondo di venture capital di diritto lussemburghese, e al 50% da Seigner Limited, titolare della proprietà intellettuale di NewPhotonics, azienda israeliana di semiconduttori con sede a Petach Tikva, nei pressi di Tel Aviv. Il piano prevede il mantenimento dei 333 posti di lavoro, che si punta ad aumentare fino a 420, e investimenti per oltre 70 milioni di euro con lo sviluppo di attività di manufacturing chip.
Fin qui quanto annunciato. Si attende mercoledì prossimo la sottoscrizione delle organizzazioni sindacali, poi il passaggio dal notaio per l'acquisizione definitiva da parte della società di diritto italiano iscritta nel registro delle imprese dal dicembre 2021. Star Tech Industries non è stata, dunque, costituita ad hoc per l’operazione: si tratta di un veicolo di investimento già esistente, entrato in gioco all’ultimo minuto quando Fair Cap, il fondo tedesco proprietario di Adriatronics, ha richiesto che la cessione venisse effettuata a favore di una società di diritto italiano e non della società cipriota già predisposta dagli acquirenti.
A oggi, carte alla mano, Star Tech Industries srl è di proprietà del solo Mrdovic. Con un track record di 47 miliardi di investimenti, Mrdovic – che, contattato dal Piccolo, non ha voluto rilasciare dichiarazioni perché tenuto alla riservatezza fino al completamento della cessione – è general partner di Mountain X.
«Investiamo nella tecnologia per costruire il vantaggio tecnologico dell’Europa al fine di scoraggiare le aggressioni e proteggere la sovranità e la libertà europee», racconta di sé la società sul proprio sito Internet, un’unica schermata con logo, nome e due righe di presentazione. «La nostra missione – si legge sul profilo LinkedIn – è identificare e sostenere i prossimi campioni europei del deep tech nel settore aerospaziale e della difesa dual-use, inclusi satelliti, droni, robotica, cybersecurity, software e AI».
Entro un mese dalla firma del contratto, la stessa Mountain X e NewPhotonics entreranno nel capitale di Star Tech Industries, come previsto dall’accordo sottoscritto al Mimit. Fino al 1° settembre la società oggi incaricata di rilanciare il sito triestino era per metà dello stesso Mrdovic e per metà di una holding, che ha poi ceduto le proprie quote al manager.
Fino all’inizio di settembre l’altro 50% del capitale di Star Tech Industries era infatti nelle mani della Holding Sc Invest (Hsci), società milanese che svolge attività di natura finanziaria. Soci paritari della Hsci i commercialisti Luca Vincenzo Consiglio e Stefano Buffagni, quest’ultimo ex viceministro allo Sviluppo economico nel secondo governo Conte e deputato del Movimento 5 stelle dal 2018 al 2022.
All’inizio del mese la holding ha venduto le sue quote allo stesso Mrdovic. L’atto notarile è datato 1° settembre e prevede la vendita per il prezzo di duemila euro di quella che allora era solo «una scatola vuota-veicolo da porre in liquidazione che non ha mai fatto attività e ricavi», precisano da Hsci. «Ci costava più liquidarla che venderla», spiega Buffagni, a dir poco sorpreso dal ritrovare la società, di cui la sua holding era socia al 50%, protagonista di un rilancio che passerà anche per le tecnologie della israeliana NewPhotonics.
«Né il management né la proprietà erano a conoscenza, come ovvio che sia, di cosa avrebbe fatto la società una volta ceduta – puntualizza in una nota la holding – Hsci è estranea a qualsiasi evoluzione recente e non è in alcun modo coinvolta nelle nuove attività intraprese».
Il 10 settembre, giorno del tavolo al Mimit, un nuovo atto è stato protocollato da Star Tech Industries nel registro delle imprese. La pratica, ancora aperta, prevede la variazione di soci e capitale sociale dell’impresa e registrerà il passaggio di quote già avvenuto.
Ieri, intanto, si è tenuta l’assemblea dei lavoratori chiamata a discutere il piano industriale. Definito «ambizioso» e «solido» dai sindacati, che hanno apprezzato gli impegni di Star Tech Industries sul mantenimento integrale dell’occupazione, la salvaguardia dei diritti di anzianità e di retribuzione e il rispetto della vocazione industriale del sito.
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