Rara Factory, la scommessa di tre prof che vogliono sostituire le terre rare
Nato nei corridoi di Ca’Foscari, il progetto punta a trovare alternative ai minerali grazie a un modello di intelligenza artificiale capace di individuare nuovi materiali

Il laboratorio si trova in uno dei capannoni del Vega Park di Mestre ed occupa le dimensioni di un appartamento. Il cuore è però più piccolo, una stanzetta, ma la sfida dei macchinari collocati all’interno è di portata planetaria: trovare alternative alle terre rare, così da poter sostituire nei loro usi industriali quei minerali che stanno ridisegnando la geopolitica mondiale.
L’idea nasce nei corridoi di Ca’ Foscari, dove si sono incrociate le strade dei tre inventori del brevetto da cui si è sviluppato il progetto, Stefano Bonetti, fisico della materia e protagonista dell’intuizione iniziale, Michele Bugliesi, informatico e per sei anni rettore dell’ateneo veneziano, Guido Caldarelli, fisico teorico.
Lo spunto da cui sono partiti i tre arriva dalla scoperta che, se osservato dal punto di vista delle loro proprietà fisiche, lo spazio dei materiali ha una struttura ordinata che ne rende possibile l’esplorazione in modo efficiente. «Può sembrare una banalità mettere insieme diversi elementi chimici per ottenere materiali dalle determinate proprietà», spiega Bugliesi, «ma la realtà è che la corrispondenza fra la composizione chimica di un materiale e le sue proprietà fisiche è estremamente difficile da prevedere senza la guida di una struttura come quella che abbiamo scoperto».
Basandosi su questa scoperta, Rara ha elaborato un modello di Intelligenza artificiale capace di individuare nuovi materiali che poi vengono prodotti e studiati al Vega. L’esperienza dell’americana Niron Magnetics – che ha sviluppato un composto di ferro e azoto dalle elevate proprietà magnetiche – è solo un esempio delle possibilità che ora, a Venezia, la tecnologia di Rara è in grado di aprire.
A differenza della lega sviluppata da Niron, che sembra essere di complessa industrializzazione, Rara si concentra sulla produzione di leghe totalmente metalliche, di più semplice realizzazione.
Il macchinario per la produzione – si chiama “magnetron sputter” – deposita su un disco di silicio 24 campioni di una composizione di diverse leghe. I campioni vengono poi caratterizzati con tecnologie laser proprietarie, che permettono la caratterizzazione delle composizioni in maniera rapida.
Le informazioni raccolte vengono inserite nel database ed elaborate dal modello di intelligenza artificiale al fine di accrescere la capacità predittiva sui comportamenti dei materiali ottenuti. Per tutto questo processo la scorsa estate è stata depositata domanda di brevetto, la cui registrazione è attesa nel giro di qualche settimana.
Nei prossimi tre mesi di lavoro in laboratorio, Rara Factory produrrà e caratterizzerà 10 mila leghe diverse, concentrandosi sulla possibilità di replicare le proprietà del neodimio, una terra rara su cui la Cina ha un monopolio di fatto, utilizzata in particolare nei magneti dei motori elettrici per auto. L’obiettivo è arrivare alla sostituzione di almeno una parte del neodimio ed è per questo che la startup è stata scelta per entrare nell’acceleratore d’impresa della Motor Valley.
I tempi per il prodotto finito? «Abbiamo firmato un contratto per arrivare entro dodici mesi alla definizione della ricetta, come viene chiamata, testata su un quantitativo standard simile a quello di una moneta», spiega Bugliesi. Il modello economico prevede che Rara brevetti la ricetta, per poi concederla in licenza d’uso con il riconoscimento di royalties.
Nonostante il lavoro già fatto, il progetto è ovviamente ancora ai primi passi e le possibilità che gli obiettivi vengano mancati esiste. Se tutto filerà come previsto, tuttavia, in base al contratto firmato i primi ricavi sono attesi nel 2026.
A quel punto, però, nelle aspettative dei suoi fondatori, Rara sarà già qualcosa di diverso: «Oltre ai magneti, stiamo lavorando su altre tre linee di sviluppo che non abbiamo ancora rivelato», dice Bugliesi. «Quando inizieremo a generare cassa, infatti, aumenteremo il numero delle macchine per potenziare i test su un numero crescente di materiali, con utilizzi possibili molto diversi. Di fronte a noi abbiamo un universo virtualmente infinito di materiali, è impossibile che non ci siano alternative alle terre rare. E ora noi abbiamo il miglior metodo per andarcele a cercare».
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