Prosciutto San Daniele primo semestre d’oro negli Stati Uniti (+19%)

Nel periodo le esportazioni della Dop cresciute complessivamente dell’8%. Cichetti: «Il dato sulle vendite americane influenzato dagli annunci sui dazi»

Maura Delle Case

Prima dello scorso mese di aprile il prosciutto di San Daniele entrava negli Stati Uniti senza pagare dazio alcuno. Dalla primavera molto è cambiato. Anche per la Dop friulana, che dapprima ha dovuto fare i conti con una tassa doganale del 10%, poi elevata al 15% nel mese di agosto. Con quali effetti? Per farsene una prima idea bisognerà aspettare almeno la fine dell’anno, certo è che nel frattempo, un effetto già s’è visto. Dettato non ancora dai dazi, ma dalla loro minaccia, dall’incertezza prodottasi nei mesi scorsi tra un annuncio e l’altro del presidente Trump. Risultato: il bilancio delle esportazioni del San Daniele dop verso gli Stati Uniti nel primo semestre dell’anno è stato il migliore di sempre. Dati del consorzio del prosciutto alla mano.

Tra gennaio e giugno infatti sono state esportate in Usa 352 tonnellate di San Daniele Dop, il 19% in più dello stesso periodo dell’anno precedente. Un aumento che fatto degli Usa, per la prima volta nella storia della fettina rosa friulana, il primo mercato estero, con una quota del 24% sul totale delle esportazioni.

Un primato che storicamente era della Francia e che con tutta probabilità è destinato a non durare, legato com’è alla congiuntura e a una generale, forte variabilità dei mercati anche sul breve periodo come spiega il direttore generale del consorzio del prosciutto di San Daniele, Mario Cichetti: «Non è semplice interpretare questi dati, molto probabilmente influenzati dalle notizie sui dazi che si sono rincorse nei mesi scorsi. L’aumento delle esportazioni verso gli Usa è facilmente legata a qualche importatore di che può aver fatto ordini più alti nell’incertezza di quello che poi sarebbe potuto succedere».

«In generale poi, gli andamenti semestrali non sono mai regolari, bisognerà verificare l’andamento a fine anno» continua Cichetti che a proposito di vendite all’estero conferma l’impegno del consorzio oltreconfine: «Stiamo cercando di consolidare i mercati dove già siamo presenti, a partire da Francia e Germania in Europa, passando per Usa e Australia fuori dal Vecchio Continente, e di aprirne di nuovi. I più promettenti? Alcuni Paesi del nord Europa, penso in particolare a Belgio, Olanda e Danimarca, e alcuni dell’Est, su tutti la Polonia».

Tornando ai dati semestrali, complessivamente le esportazioni sono cresciute dell’8%. Subito dopo gli Usa si posizionano, per volumi, le vendite in Francia, che pesano il 22% del totale (+6% sullo stesso periodo dell’anno precedente). Seguono la Germania, che vale il 12% dell’export della Dop friulana (+10% sul 1° semestre 2024) e l’Australia, che pesa l’11% del totale e nel confronto tendenziale perde terreno (-12%).

Il consorzio ha recentemente lanciato una nuova campagna promozionale, della durata di 36 mesi e del valore complessivo di oltre 3 milioni (cofinanziato dall’UE), in Italia, Francia e Germania, che punta a rafforzare la presenza del prodotto nei mercati europei. Una maggiore penetrazione che oggi si rende necessaria anche a fronte dello stop alle esportazioni del prosciutto crudo, legato alla peste suina, verso Cina, Giappone e Corea, che ha di fatto cancellato, almeno temporaneamente, i mercati del Far East.

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