Pmp Industries progetta il futuro: sedi estere indipendenti e raddoppio dello stabilimento friulano
Allo shortage dei componenti e alle difficoltà della logistica, Pmp industries risponde con un importante piano di investimenti finanziato in parte con un Bond da 25 milioni di euro. Il presidente Pozzo: «Niente reshoring, puntiamo a rendere autonome e autosufficienti le nostre sedi estere»

COSEANO. Guarda allo sviluppo dei prossimi 20 anni Pmp Industries, a farsi trovare preparata nel caso dovessero esserci nuovi, forti scossoni geopolitici. La soluzione trovata da Luigino Pozzo, presidente del gruppo di Coseano che è leader a livello internazionale nel settore dei sistemi di trasmissione industriali, va controcorrente.
Mentre molti si affannano a fare reshoring, a riportare cioè in casa le produzioni a suo tempo delocalizzate e oggi non più convenienti causa i travagli della logistica, Pozzo punta a rendere le sue 8 branch, presenti in tutti i continenti, realtà produttivamente autonome.

«L’abbiamo battezzata fase post globalizzazione» spiega l’imprenditore che per dar gambe ai suoi progetti è ricorso al mercato piazzando con successo il primo Bond di Pmp Industries: 25 milioni di valore, 7 anni di durata.
L’emissione consentirà al gruppo friulano di sostenere il piano investimenti e superare, entro il 2026, i 300 milioni di euro di fatturato (dagli attuali 150, con un Ebitda intorno al 15%) rafforzando la posizione di leadership nella fornitura di sistemi di trasmissione integrata 4.0.
Gli investimenti riguardano sia l’Italia che l’estero. «A Coseano abbiamo dato via al raddoppio dello stabilimento – spiega Pozzo – che da 35mila metri quadrati passerà a circa 80mila. L’ampliamento sud sarà completato entro il 2022, a ruota toccherà a quello nord, sperando nei tempi della burocrazia...»

L’obiettivo è raddoppiare la produzione in Italia, passare da 75 milioni di ricavi (la metà circa di quelli realizzati nel 2021) a 150 milioni e parallelamente continuare ad assumere. Nell’arco dell’ultimo biennio – continua l’industriale – sono entrati in azienda circa 150 nuovi dipendenti, oggi siamo 450, ma intendiamo arrivare a 700». Problemi a reperire profili adatti? «Devo dire che fortunatamente fin qui non ne abbiamo avuti».

Quanto all’estero, dopo aver aperto nel giro di un triennio, dal 2008 al 2010, tutte le sedi estere e aver passato gli anni successivi a integrale, ora il processo ci si sta mettendo in moto è di segno diametralmente opposto. Pozzo si è messo in ascolto, quasi ad annusare le nuove dinamiche dei mercati, fortemente condizionati dalla pandemia, dalla guerra ma soprattutto da una situazione geopolitica che minaccia di cambiare da un momento all’altro e mettere fuori uso l’impalcatura organizzativa dei grandi gruppi.

«Non vogliamo farci trovare impreparati – afferma con determinazione Pozzo –. Dopo aver lavorato sull’integrazione, ora lavoreremo per creare due aree indipendenti. Due grandi blocchi: uno in Oriente (con le società di Cina, Malesia, India e Brasile), uno in Occidente (con Coseano e le sedi in Bosnia e Usa). Con gli investimenti che abbiamo programmato in sostanza renderemo autonomi questi due blocchi».

Il bond da 25 milioni – operazione strutturata e collocata da Banca Finint che con la partecipazione di Cdp, Mediocredito Centrale, Iccrea Banca, Volksbank e SACE – va a finanziare parte di questo programma. Pmp Industries spinge dunque sull’acceleratore degli investimenti a dispetto della complessa contingenza economica che non risparmia l’azienda. «Stiamo vivendo un momento di stallo, abbiamo perso il mercato russo che per l’Italia valeva circa il 10% dei ricavi, i costi di materie prime ed energia stanno andando alle stelle, dopo l’estate ci aspettiamo un rallentamento – vaticina Pozzo -, ma siamo ottimisti: i nostri programmi continuano».
E i conti danno ragione all’imprenditore. Il 2022, per tutte le variabili di cui si è detto, chiuderà non troppo lontano dai ricavi 2021 con una leggera contrazione dei ricavi zavorrati dall’aumento dei costi. «Aspettiamo che la ripresa si verifichi tra la seconda metà del 2023 e l’inizio del 2024: per allora – conclude Pozzo – contiamo di farci trovare pronti».

Tornando all’emissione, Simone Brugnera, Head of Minibond & Direct Lending di Banca Finint, commenta con soddisfazione: «Siamo estremamente orgogliosi di aver assistito PMP Industries nella sua prima emissione obbligazionaria, nonostante la situazione di particolare incertezza che caratterizza in questo periodo i mercati finanziari e tutti i settori industriali con forte presenza internazionale, come il Gruppo PMP».
Banca Finint ha svolto il ruolo di Arranger dell’operazione oltre ad aver ricoperto il ruolo di Banca Agente. Lo studio legale Cappelli RCCD ha agito in qualità di deal legal counsel e di advisor legale degli obbligazionisti attraverso due team dedicati.
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