Pil Fvg: stime riviste al ribasso. Export, industria e servizi in frenata
Secondo le previsioni di Confindustria Udine, l’incremento del Friuli Venezia Giulia si fermerà al +0,3%, contro il +0,7% ipotizzato in estate

Le previsioni estive sulla ricchezza prodotta in Friuli Venezia Giulia nel 2025 non sono state rispettate. Le ultime stime, relative a ottobre, valutano una crescita del Pil regionale del +0,3%, contro il +0,7% di luglio, con una revisione al ribasso. L’aumento definitivo dovrebbe comunque essere più elevato rispetto al 2024 (+0,1%), mentre c’è maggiore fiducia nel 2026, con una stima di crescita del +0,7%. Il ripiegamento è dovuto a un minore contributo atteso da export, industria e servizi. È il quadro economico che emerge dal report dell’ufficio studi di Confindustria Udine su dati Prometeia.
Consumi e investimenti
I consumi delle famiglie, sostenuti nel 2024 (+0,7%) dalla ripresa del reddito reale e dal rallentamento dell’inflazione, sono previsti in aumento dello 0,6% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026. La persistente elevata propensione al risparmio, legata all’incertezza, continuerà a rappresentare un freno nel breve termine, pur atteso in attenuazione. Gli investimenti fissi lordi, dopo la forte decelerazione del 2024 (+0,5%), dovrebbero registrare un recupero nel 2025 (+2,7%) per poi rallentare nel 2026 (+0,2%). La dinamica è sostenuta dal calo dei tassi, da condizioni creditizie più favorevoli e dal perdurare degli incentivi fiscali (Ecobonus, Bonus ristrutturazioni, Transizione 4.0 e 5.0). Gli investimenti pubblici finanziati dal Pnrr continuano a sostenere in particolare i fabbricati non residenziali.
Export e industria
Le esportazioni regionali nel primo semestre dell’anno in corso hanno mostrato una dinamica volatile: incremento nei primi tre mesi, condizionato dal tentativo di anticipare l’introduzione dei dazi negli Stati Uniti, flessione nel secondo. Complessivamente si stima per il 2025 un aumento dell’export del 3,3%, in ribasso rispetto alla stima di tre mesi fa (+7,1%), a seguito della riduzione del secondo trimestre più ampia delle attese. Le esportazioni cresceranno di ulteriore 2% il prossimo anno, sia per la ripresa dell’economia tedesca, sia per un più generale assorbimento degli shock legati all’introduzione delle tariffe Usa. Il valore aggiunto dell’industria è previsto aumentare dello 0,5% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026, grazie al contributo congiunto di domanda interna ed estera. Il comparto costruzioni dovrebbe rallentare, +1,1% nel 2025, per poi contrarsi nel 2026, -2%. Il settore dei servizi è atteso in stagnazione nel 2025 (0,0%) dopo il calo del 2024 (-0,2%), con un possibile recupero nel 2026 (+1,2%).
Il mercato del lavoro
L’occupazione dovrebbe crescere nel 2025 dello 0,8%, proseguendo la dinamica già osservata nel 2024 (+2,7%, a fronte di un Pil pressoché fermo). Nel 2026 la crescita è attesa ridursi a +0,5%. Il tasso di occupazione (15-64 anni) salirebbe al 69,5% nel 2025 e al 70,2% nel 2026 (dal 66,6% del 2019), complice la riduzione della popolazione in età lavorativa. Il pieno utilizzo del potenziale occupazionale richiede un più elevato tasso di partecipazione di donne e giovani, nonché flussi regolari di lavoratori stranieri, necessari a compensare l’uscita per raggiunti limiti di età. Il declino demografico rischia di compromettere sviluppo economico e sostenibilità del welfare, riducendo la base imponibile e aumentando la spesa per pensioni e sanità. Cruciale sarà anche ampliare la contribuzione al welfare, riducendo l’evasione ed eliminando i regimi agevolati.
Rischi e prospettive
Le previsioni restano soggette a elevata incertezza geopolitica e macroeconomica. Il commercio mondiale è atteso rallentare dal +2,8% nel 2025 all’1,2% nel 2026 per effetto soprattutto delle barriere tariffarie. La svalutazione del dollaro ha indebolito la competitività dell’export italiano e regionale. Il prezzo del gas naturale si attesta attualmente attorno a 32 euro/MWh, ben sopra i 14 euro/MWh del 2019.
Il presidente Pozzo
«Il principale vincolo alla crescita resta la bassa produttività - commenta il numero uno degli industriali friulani Luigino Pozzo - . Per invertire questo trend nazionale le priorità sono chiare: bisogna investire con decisione nelle competenze tecniche, nella formazione dei giovani e dei lavoratori. Si devono riqualificare i distretti industriali e le aree produttive, ammodernando logistica e servizi sul territorio».
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