Pasta Zara corre anche senza Barilla

Al debutto i sughi e gli alimenti proteici. Il presidente Bragagnolo: dopo la crisi del 2018 la maggior parte dei dipendenti è rimasta, un segnale che le persone hanno continuato a darci fiducia

Maria Chiara Pellizzari
Il presidente di Pasta Zara Bragagnolo con la figlia Veronica che lavora nel commerciale
Il presidente di Pasta Zara Bragagnolo con la figlia Veronica che lavora nel commerciale

«La disavventura finanziaria è ormai alle nostre spalle, a luglio 2023 abbiamo completato il pagamento di tutti i creditori. È stato uno sforzo collettivo, grazie anche ai dipendenti, ai fornitori che sono tutti rimasti al nostro fianco e ai clienti, alcuni dei quali hanno aumentato i volumi d’affari per darci una mano. Ora stiamo finanziando con mezzi propri il potenziamento dello stabilimento di Riese e stiamo ampliando il mercato domestico, nell’ambito di un piano industriale che abbiamo già rivisto, alzando l’asticella degli obiettivi da raggiungere». Furio Bragagnolo, presidente di Pasta Zara, racconta così il rilancio del pastificio di famiglia con quasi 130 anni di vita. Una storia che ha rischiato di spezzarsi e che invece continua, con investimenti e innovazioni.

«Anche nel pieno delle difficoltà, dopo il crack delle banche venete che sostenevano i nostri piani di sviluppo, sia a Muggia che a Riese Pio X, abbiamo continuato a credere nel nostro futuro, mettendo sul piatto circa 13 milioni di investimenti per la ristrutturazione», racconta Bragagnolo, quarta generazione alla guida del pastificio trevigiano fondato nel 1898 da Emanuele Bragagnolo, anticipando i nuovi traguardi:

«Oggi nello stabilimento di Riese produciamo circa 120 mila tonnellate di pasta all’anno, con 8 linee produttive. A fine 2026 attiveremo una nuova linea, che aumenterà la capacità produttiva di altre 25 mila tonnellate».

Pasta Zara ha dovuto reagire riorganizzandosi, dopo lo shock del 2018.

«Abbiamo passato periodi di sconforto. Non è stato semplice resistere allo stress sia psicologicamente che fisicamente. Ci abbiamo messo l’anima e non abbiamo mollato».

Dopo le traversie del concordato, raggiunto ma poi revocato dalla Cassazione, Pasta Zara ha concluso la composizione negoziata della crisi.

La trasformazione ha portato alla chiusura dello stabilimento di Rovato e alla cessione a Barilla della sede triestina di Muggia «con l’accordo di produrre per noi per 5 anni, così da continuare a dare un servizio ai clienti. Un periodo conclusosi a marzo di quest’anno, che ci ha concesso il tempo di riorganizzarci nello stabilimento di Riese».

Gli accordi firmati dopo la composizione negoziata hanno introdotto un nuovo modello di welfare aziendale, con premi di produttività legati a qualità e presenza e la possibilità di lavorare anche nei weekend per sostenere i picchi produttivi.

«La maggior parte dei dipendenti è rimasta, alcuni se ne sono andati ma abbiamo fatto nuove assunzioni, è positivo che ci sia stato chi ha scelto di salire a bordo con noi. Un segnale del fatto che le persone hanno continuato a darci fiducia». Il nuovo corso segna un ritorno alle origini con lo sguardo rivolto all’innovazione.

«L’anno scorso abbiamo lanciato il marchio premium Pastificio Bragagnolo, che riprende lo storico nome sotto cui è nata l’azienda nel 1898, diventata a fine anni ’60 Pasta Zara, marchio che l’ha consacrata tra i maggiori esportatori di pasta italiana nel mondo.

«La linea premium, 100% grano italiano, senza glifosati e con il 50% in meno di agrofarmaci, ci sta dando risposte positive sia all’estero che in Italia», racconta Bragagnolo. Pasta Zara sta scommettendo anche sul mercato domestico: «Se prima l’Italia rappresentava il 10% del fatturato, con Pastificio Bragagnolo abbiamo raggiunto il 20% di ricavi».

Con esportazioni in cento Stati, l’azienda sta sviluppando nuovi prodotti: «Stiamo preparando il lancio di una nuova pasta, 22% di proteine e 12% di fibra derivanti dal pisello giallo, 28% in meno di carboidrati rispetto al formato tradizionale. I consumatori continuano a cambiare abitudini, abbiamo già risposto alle esigenze di chi ci chiedeva pasta integrale e grani antichi, oggi puntiamo anche sulla pasta proteica, vista la richiesta di prodotti sempre più salutistici, terreno su cui possiamo competere». Non solo: «Entro fine anno presenteremo in fiera in Germania una gamma di sughi, conserve di pomodoro, aceto balsamico, olio e gnocchi confezionati in atmosfera modificata sotto il marchio Pastificio Bragagnolo, posizionandoci così in una fascia più alta di mercato in cui abbiamo già riscosso successo».

Dopo aver chiuso il 2024 con un fatturato di circa 160 milioni di euro, Pasta Zara prevede di mantenere i volumi di affari quest’anno, alzando il margine operativo lordo che oscilla tra il 7 e il 10% dei ricavi, grazie ai nuovi prodotti premium.

«La crisi è stata l’occasione per ripensare il futuro dell’azienda, anche riorganizzandoci nella governance».

Dal 2018, con la crisi, è stato nominato un manager esterno come amministratore delegato. «Oggi l’ad è Mauro Albani, manager che ci ha aiutato a superare la crisi finanziaria a cui, al termine del percorso, ho chiesto di rimanere con noi. La nostra è un’azienda sia a guida familiare che managerializzata, fondendo più competenze».

Sul fronte commerciale, Pasta Zara guarda con attenzione all’area Medio Oriente e Nord Africa, ai Paesi dell’Asia Centrale e ai mercati europei più competitivi.

Accanto all’ampliamento del mercato e al riposizionamento premium, Pasta Zara ha ritrovato la solidità finanziaria e le energie per un nuovo impegno sociale.

«Abbiamo avviato una collaborazione con l’associazione Sogni, che si occupa di realizzare i desideri dei bambini oncologici. A questo devolviamo il ricavato dei nostri eventi, come il Carbonara Day», conclude Bragagnolo. «Vogliamo donare energia a chi affronta le prove più difficili della vita, perché sappiamo cosa significa resistere nei momenti bui». —

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