Panciera (Confagricoltura Fvg): male i seminativi, bene gli allevamenti
Il neo presidente regionale spiega la sua visione e i progetti più importanti a favore dei soci

Cambio al vertice di Confagricoltura del Friuli Venezia Giulia. Nicolò Panciera di Zoppola Gambara prende il timone dell’organizzazione, succedendo al presidente uscente, l’imprenditore Philip Thurn Valsassina. Classe 1976, titolare di un’azienda di circa 200 ettari tra seminativi e frutticoltura specializzata in noci e nocciole, il neo presidente vanta solide radici sul territorio regionale e una visione improntata alla concretezza che si è già tradotta in un’agenda già fitta di obiettivi.
Presidente, quali sono le sue priorità per i primi mesi alla guida di Confagricoltura Friuli Venezia Giulia?
«Le priorità sono in linea con quanto fino a oggi sostenuto dal mio predecessore Philip Thurn Valsassina, che ringrazio per l’impegno. Sono temi attuali e determinanti per la sostenibilità economica delle imprese agricole: manodopera, sviluppo delle Tecniche di Evoluzione Assistita per il miglioramento genetico (Tea), crediti di carbonio, reale semplificazione, sicurezza sul lavoro e sviluppo delle filiere. Dobbiamo continuare a rappresentare le imprese agricole, offrendo opportunità e soluzioni”.
Che momento sta vivendo l’agricoltura regionale?
«Il momento dell’agricoltura a livello regionale è a chiaroscuro. Abbiamo settori in difficoltà, come i seminativi, con costi di produzione in costante aumento e prezzi di vendita in diminuzione; per questo dobbiamo puntare molto sulle filiere. Il mercato del vino tiene, anche se rimane l’incognita degli effetti dei dazi americani fissati al 15%, ma i viticoltori non si scoraggiano e cercano nuovi mercati. Gli allevamenti di bovine da latte sono in un momento decisamente positivo, così come quelli dei suini. Sicuramente, per gli allevamenti in generale, si rende necessaria una revisione delle norme autorizzative, a volte troppo restrittive, nonché una semplificazione della direttiva nitrati».
Confagricoltura ha parlato di una “mazzata sulla pelle degli imprenditori” a proposito del taglio del 20% dei fondi comunitari. Quali sono le possibili soluzioni?
«Come Confagricoltura Fvg sosteniamo che i beneficiari della Pac debbano essere agricoltori attivi, indipendentemente dalle dimensioni aziendali. Gli agricoltori che producono per il mercato devono essere i primi beneficiari della Pac. Il capping (tetto per l’importo del pagamento base) deve rimanere volontario, così come siamo contrari alla degressività, sempre per il principio che il supporto alle aziende produttrici non deve essere legato alle dimensioni.
Gli eco-schemi, come noto, non hanno funzionato in nessuna parte d’Europa: la nostra proposta è che le risorse a essi destinate, vale a dire il 25% del Primo pilastro, vengano destinate a un Fondo per la gestione del rischio. Dobbiamo passare a un sistema che incentivi gli agricoltori a pratiche rispettose dell’ambiente, ma non è con gli eco-schemi che ciò può accadere. Inoltre, come Confagricoltura, sosteniamo che le regole di condizionalità debbano essere modificate, se non eliminate, lasciando come base solo i criteri di gestione obbligatori».
Anche l’agricoltura si confronta con il tema della contrazione demografica. Come coinvolgere donne e giovani?
«Il coinvolgimento dei giovani deve essere culturale. Confagricoltura ha già realizzato alcuni percorsi didattici con gli alunni di tutte le età. Dobbiamo dimostrare che fare impresa agricola è remunerativo e che è un lavoro che ha una visione di sviluppo e ricerca. Le donne le vedo già molto partecipi; se penso a Confagricoltura Donna Fvg, seppur di recente costituzione, noto un interesse a crescere e a fare squadra».
Un altro tema è la legalità nel lavoro agricolo e il giusto compenso ai lavoratori, che spesso si riduce nel mondo dei subappalti, come denunciato più volte dai sindacati…
«Dobbiamo essere chiari: i primi a essere danneggiati dagli appalti non genuini sono le imprese agricole virtuose. Confagricoltura Fvg ha organizzato diversi incontri sul tema degli appalti e realizzato una check list per aiutare le imprese a riconoscere gli appalti leciti da quelli non leciti.
La soluzione che proponiamo è semplice: creare una banca dati delle imprese appaltanti virtuose, gestita dall’Inps o dall’Ispettorato del Lavoro, che, incrociando i dati già in possesso della pubblica amministrazione, possa monitorarle continuamente, permettendo alle imprese agricole di rivolgersi a soggetti certificati. Ribadiamo che l’imprenditore agricolo vuole operare nella massima legalità e tranquillità: insieme alle istituzioni nazionali e regionali dobbiamo continuare a collaborare per dare la corretta dignità al lavoro agricolo».
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