La nautica a Nordest: business da 7 miliardi di Pil
Il 28 maggio apre a Venezia il Salone. Attese oltre 300 imbarcazioni, di cui 240 in acqua e più di 270 espositori

La nautica italiana continua a navigare con il vento in poppa. E in occasione del Salone Nautico di Venezia 2025, che si aprirà giovedì all’interno dell’Arsenale, il comparto si presenta in grande forma, confermando il suo ruolo ormai strategico nell’economia nazionale e internazionale. Il Nord Est, e in particolare il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, si ritaglia un posto d’onore in una filiera che coniuga innovazione, artigianalità e leadership globale.
Secondo il più recente rapporto redatto da Confindustria Nautica in collaborazione con la Fondazione Edison, il sistema produttivo della nautica italiana genera un impatto sul Pil pari a 7 miliardi di euro. I ricavi complessivi del settore sono stimati in 8 miliardi, con una crescita del 13,6%, nonostante un contesto internazionale segnato da rallentamento economico e difficoltà nei flussi commerciali globali e in attesa dei dazi di Trump.
I settori trainanti
Trainano il comparto le barche a motore, che da sole rappresentano 4,5 miliardi di euro di fatturato (+15%), seguite dai gommoni (195 milioni, +11%) e dalle barche a vela (172 milioni, +16,1%). È un risultato eccezionale, che sottolinea la capacità del settore di reagire e innovare anche nei momenti di incertezza. Ma è stato un anno importante anche per quanto riguarda le esportazioni, nonostante il contesto geopolitico non sia certo favorevole.
L’export della nautica da diporto italiana ha raggiunto i 4 miliardi di euro (+15,9%). Con 4,3 miliardi di dollari di valore e una quota mondiale del 19,3%, l’Italia è il primo esportatore al mondo davanti ai Paesi Bassi (19%) e agli Stati Uniti. Particolarmente rilevante è la leadership italiana nei mega-yacht. I cantieri italiani detengono oltre 600 ordini in corso, per una lunghezza complessiva superiore a 22.400 metri, una cifra che distanzia nettamente la Turchia (132 yacht, 5.838 metri) e i Paesi Bassi (80 yacht, 4.959 metri). Le principali destinazioni sono Nord America, Medio Oriente, America Latina e Asia Pacifico.
Il cuore produttivo
Il Nord Est si conferma una delle colonne portanti della cantieristica nazionale. In Friuli Venezia Giulia, brillano realtà come Solaris Yachts (Aquileia), leader nel segmento delle barche a vela con un fatturato superiore ai 100 milioni, e Montecarlo Yachts (gruppo Beneteau) a Monfalcone. A completare il quadro ci sono Filippetti Yachts con base logistica a Muggia e Italia Yachts a Chioggia, quest’ultima simbolo del Leone di San Marco nel mondo della vela di alta gamma. In Veneto, si distingue Studioplast, nata nel 1977 a Marcon e oggi operativa a Casale sul Sile, specializzata nella produzione di imbarcazioni dai 6 ai 25 metri. Aziende come Venmar, Mancini e Cantiere Navale Vittoria rappresentano l’artigianato industriale che ha saputo evolversi in chiave tecnologica e sostenibile. In Veneto le imprese legate all’economia del mare sono 14.734, il 3,1% del totale, mentre gli occupati pesano per il 2,6% sul totale dei lavoratori impiegati in regione.
Posti barca e infrastrutture
Non solo produzione: anche l’accoglienza nautica premia il Nord Est. Il Friuli Venezia Giulia, con 15.228 posti barca, è tra le prime regioni italiane per capacità di ormeggio, insieme a Liguria (22.496), Sardegna (18.091) e Toscana (18.889). Queste regioni da sole offrono quasi il 50% dei posti barca disponibili nelle marine italiane. Per quanto riguarda il parco nautico, la Liguria è in testa con il 21% delle unità nazionali, seguita da Toscana, Lazio, Campania. Anche Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia si distinguono: rispettivamente con oltre 6.000 unità le prime due e 3.500 il Fvg.
La filiera occupazionale
L’industria nautica si conferma anche una fonte significativa di occupazione. Gli addetti complessivi nel 2023 sono saliti a 30.690, in aumento del 7,1% rispetto all’anno precedente. Una crescita trasversale che coinvolge tutti i comparti, dalla progettazione alla costruzione, dalla logistica all’indotto tecnologico.
In Friuli Venezia Giulia sono diecimila i lavoratori occupati e 1.350 imprese che valgono il 15% dell’economia regionale e il 16% dell’export. I numeri sono fotografati dal primo report redatto dal Maritime technology cluster MareFvg con il contributo scientifico di Area Science Park e del dipartimento di Scienze economiche, aziendali, matematiche e statistiche (Deams) dell’Università di Trieste.
Le filiere marittime in FVG si confermano «asse portante dell’economia del territorio», con un valore aggiunto diretto che nella provincia di Trieste raggiunge il 18,7% portando la città al primo posto in Italia, e in quella di Gorizia il 13,7%. I big player regionali trainano quindi una galassia di piccole e piccolissime imprese dell’indotto.
Progettazione e costruzione navale, sistema portuale-logistico e diportismo nautico producono un effetto economico complessivo su tutte le filiere industriali regionali: per ogni euro di fatturato diretto, spiega il rapporto, l’economia del mare ne attiva almeno altri 2,5.
Il tema della sostenibilità
La transizione green è al centro della strategia futura. Fincantieri, colosso pubblico della cantieristica, ha annunciato l’avvio di test su celle a combustibile a idrogeno entro il 2027, anticipando l’obiettivo di zero emissioni. L’innovazione tecnologica e la digitalizzazione delle imbarcazioni (elettronica di bordo, propulsione ibrida, materiali compositi) sono ormai pilastri della competitività italiana.
Di tutto questo si parlerà all’Arsenale, dal 29 maggio al 2 giugno, che ospiterà la nuova edizione del Salone Nautico di Venezia, una delle manifestazioni di riferimento per il comparto. Sono attese oltre 300 imbarcazioni, in un contesto unico che fonde tradizione navale e innovazione contemporanea.
L’evento punterà quest’anno su sostenibilità, design e nautica elettrica, confermando il ruolo del capoluogo lagunare come punto di riferimento nel Mediterraneo orientale. L’industria nautica italiana vuole essere molto più di un’eccellenza manifatturiera ma diventare un ecosistema strategico, proiettato verso il futuro. E con il Nord Est con il ruolo di cuore pulsante.
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