Mirnagreen, la fabbrica del microRNA utile al benessere

BOLZANO. Sulla scrivania di Roberto Viola, founder e CEO di Mirnagreen, si moltiplicano i fogli raffiguranti basi azotate e sequenze genomiche. A NOI Techpark, il polo dell’innovazione di Bolzano, un sofisticato impianto è in funzione per produrre un estratto di microRNA su larga scala. «Ne produciamo quasi un chilo al mese. Ora puntiamo a creare una vera e propria banca dati testando diversi tipi di frutta, verdura e piante». Mirnagreen, startup altoatesina fondata nel 2015, pone il suo focus su come sfruttare il microRNA, piccoli pezzetti di RNA che permettono di tradurre il DNA, nell’industria del benessere. «È il nome dell’azienda a raccontare chi siamo: Mirna è l’abbreviazione usata dalla comunità scientifica per parlare del microRNA. Green è invece la nostra filosofia. Ci reputiamo un’azienda bio-tech, perché utilizziamo tecniche naturali e non inquinanti», precisa Viola.

La startup, cresciuta nell’acceleratore Industrio Ventures di Rovereto, è ora ubicata a NOI Techpark. Qui, tra laboratori e macchinari hi-tech, è presente l’impianto d’estrazione naturale del microRNA vegetale, vero e proprio micronutriente con effetti altamente benefici sulla salute umana. Mirnagreen ha sviluppato un brevetto internazionale che permette di recuperare il materiale genetico direttamente dalla fonte, ovvero dai prodotti vegetali come piante, mele e frutta di diverso tipo, utilizzandolo come agente naturale antinfiammatorio e immunomodulante. «È un’idea che balenava già da tempo all’interno della comunità scientifica internazionale, ma che nessuno ha mai veramente approfondito tranne noi», commenta Viola.
Dalla nutraceutica alla cosmeceutica: le applicazioni del microRNA
Alla base delle attività di Mirnagreen c’è una scoperta: il microRNA, sia quello vegetale che animale, protegge dai microrganismi patogeni. Il primo, in particolare, ha un effetto potente sul sistema immunitario delle persone e partecipa alla reazione antinfiammatoria dell’organismo in presenza di patogeni al suo interno. Una tesi che ha dato il via a diversi studi per capire come sfruttare la capacità delle piante nel proteggerci dalle malattie. «Attraverso numerosi approcci scientifici abbiamo individuato la capacità bioattiva del microRNA vegetale sul nostro sistema immunitario con effetti immunomodulanti e antiinfiammatori, scommettendo sul suo principio puro», spiega Viola. Sfruttando questi effetti, Mirnagreen è capace di sviluppare prodotti capaci di curare le infiammazioni aprendo nuovi orizzonti alla ricerca delle cure di malattie come il cancro, diabete, artrite, alzheimer e disfunzioni polmonari e cardiovascolari.

Ma la startup punta ad applicazioni che abbiano effetti positivi sulla salute delle persone anche dal punto di vista alimentare, nutraceutico, cosmeceutico e agricolo. «La nostra tecnologia è a bassissimo impatto ambientale perché cerchiamo di riciclare tutto il prodotto in uscita, attuando così un processo di economia circolare che ci rende green al 100%», prosegue Viola. Al momento Mirnagreen utilizza come biomassa i legumi e i residui di mele, e per il futuro conta di poter sfruttare anche frutti tropicali. «In base ai progetti che abbiamo in carico decidiamo quale biomassa di partenza utilizzare, ovvero la fonte primaria. Adattiamo il processo d’estrazione dell’impianto alle nostre necessità e da qua otteniamo un prodotto arricchito di microRNA presente originariamente dalla biomassa di partenza. In concreto otteniamo una polvere disidratata con una concentrazione di microRNA fino al 30%».
L’approdo negli USA grazie a Great Product
Un vero e proprio game-changer per quel che concerne il panorama della salute umana che ha presto fatto il giro del mondo approdando anche negli USA. «Quello del Nord America è un mercato che ci interessa molto per via della sua grandezza e per la naturale propensione alle novità», spiega Viola. Mirnagreen è riuscita a entrare in contatto con Great Product creando una collaborazione che punterà a far diventare la startup altoatesina la prima a proporre l’uso di microRNA naturali per migliorare la salute delle persone negli Stati Uniti, attraverso accordi strategici con brand e altre aziende.
Great Product presenta un modello di business unico per creare, finanziare e far crescere aziende italiane negli States. L’azienda è nata dall’apprezzamento dei suoi founder per l’innovazione europea, e dalla necessità di associare capitali e grandi mercati a questa innovazione. Attraverso le sue numerose affiliazioni e associazioni, Great Product fornisce alle aziende l’accesso immediato a un ampio network di investitori qualificati, società di venture capital e aziende Fortune 1000. «Lavorare con Mirnagreen è un vero onore. Viola è un ottimo scienziato e un leader dinamico che sta rivoluzionando l’industria nutraceutica. Mirnagreen è un perfetto esempio del tipo di opportunità commerciali che Great Product sta cercando e portando negli Stati Uniti. Siamo entusiasti dell’impatto immediato che possiamo avere sulla crescita dell’azienda e sulla commercializzazione negli USA – ha spiegato Jonathan Ramaci, founder e CEO di Great Product -. Il nostro fondo mira alle migliori innovazioni italiane. Per le aziende innovative italiane ed europee è il momento ideale per abbracciare il modello di Great Product, dato che i mercati statunitensi della tecnologia medica, delle energie rinnovabili e delle tecnologie della comunicazione stanno vivendo una crescita esponenziale».
Un’azienda in espansione
L’azienda conta al momento sulla forza di sei dipendenti ed è pronta a lanciare - a partire da gennaio 2022 - il proprio piano d’espansione, che coinciderà con un nuovo approccio commerciale alla ricerca di nuove partnership. «Abbiamo già ottime collaborazioni in Italia e registriamo forti interessi anche dal Brasile», precisa Viola. Mirnagreen è ad oggi una startup "capital intensive” e ha beneficiato in maniera importante delle politiche altoatesine dedicate al sostegno di aziende innovative. «Abbiamo in programma una campagna di fund-raising per avviare uno scale-up che non debba dipendere solo da fondi pubblici. Vogliamo attrarre nuovi capitali finanziari che ci permettano di migliorare la piattaforma e poter intercettare più fonti naturali di microRNA possibili». Inoltre Mirnagreen sta chiudendo il bilancio 2021 con un utile positivo per il secondo anno consecutivo.

Viola svela anche di aver ricevuto diverse proposte per lo sviluppo di soluzioni pensate per combattere il Covid. «Le abbiamo tutte declinate, nonostante la pandemia abbia impattato in maniera decisa sulle nostre attività. Questo perché veniamo dal mondo scientifico e non da quello del marketing. Il nostro lavoro si basa sulla scienza e non lavoriamo cercando di sfruttare la bolla del momento». Viola non esclude comunque che il microRNA possa avere effetti benefici anche per questo tipo di virus, ma preferisce non mischiare il sacro con il profano: «Noi non forniamo soluzioni farmacologiche, ma soluzioni naturali basate sulla presenza di sostanze bioattive che vengono assunte attraverso la dieta o applicazioni topiche. Il nostro obiettivo è far star bene i sani, cercando di prevenire patologie che possono derivare da uno stile di vita non corretto».
Roberto Viola: un cervello tornato in Italia
Una storia vincente d’innovazione e imprenditoria che viaggia di pari passo con quella personale di Viola, un biologo che, dopo essere emigrato all’estero una volta terminata l’Università, è rientrato in Italia per scommettere su nuove sfide professionali. «Ho passato diversi anni felici in Gran Bretagna, poi nel 2005 mi si è palesata davanti l’opportunità di dirigere il Centro Ricerche della Fondazione Mach di San Michele all’Adige, una storica istituzione mondiale specializzata nel settore agrario», precisa Viola. Un’occasione che non si è lasciato sfuggire e che gli ha tolto grandi soddisfazioni: «Ho potuto lavorare al fianco di grandi ricercatori e studiosi di fama internazionale, attraendoli da tutto il mondo e dando il via ad un’epoca di Rinascimento per il mondo della ricerca e dell’innovazione in Trentino». Un periodo di grande splendore durato circa dieci anni dopo i quali Viola ha deciso di aprire un nuovo capitolo della sua vita, una nuova sfida: reinventarsi startupper a 58 anni dopo una vita passata in laboratorio. «Spesso mi chiedo perché non l’ho fatto già vent’anni fa. Mi sto divertendo moltissimo e mi sto mettendo in gioco, costruendo dal nulla il futuro. E vedere che la propria idea funziona è una soddisfazione impagabile che mai avrei immaginato».
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