Luca Marzotto: «Obiettivi imprenditoriale in chiave etica, la visione futuristica di nonno Gaetano»

Coniugare obiettivi imprenditoriali con una visione sociale ed etica, creando valore sostenibile nel territorio. È in questa direzione che si muovono le aziende che fanno capo a Zignago Holding Spa, società dove le attività vetrarie (Zignago Vetro e Julia Vitrum) confluiscono insieme ad altri business, in particolare quello vitivinicolo (Cantina Santa Margherita) e della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (Zignago Power). Il gruppo, che nel 2023 ha chiuso con oltre 950 milioni di euro di fatturato consolidato, conta in totale più di tremila collaboratori. Un traguardo reso possibile grazie alla lungimiranza di Gaetano, Stefano, Nicolò e Luca Marzotto, quest’ultimo amministratore delegato di Zignago Holding, che hanno saputo raccogliere e coltivare il patrimonio umano e imprenditoriale lasciato dal nonno, il conte Gaetano Marzotto.

Dottor Luca Marzotto, la storia del gruppo affonda le radici negli anni Trenta. Da allora si è assistito ad un continuo crescendo della vostra realtà, oggi riconosciuta in tutto il mondo. Qual è stata la chiave?
«Direi che la visione futurista che ha sempre avuto il nonno Gaetano ha gettato delle solide basi, sulle quali siamo riusciti a costruire la realtà conosciuta al giorno d’oggi».
Che tipo di business aveva creato?
«Era partito acquistando terreni per coltivare prodotti a chilometro zero. Col tempo ha saputo strutturare un sistema industriale in grado di portare direttamente i prodotti a casa dei consumatori. Una scelta dettata principalmente dalla volontà di creare occupazione, considerando che la stagione agricola dura solo quattro mesi l’anno. Accorgendosi che i collaboratori e le loro famiglie avevano difficoltà di sostentamento ha deciso di offrire loro un lavoro stabile, investendo su un sistema di aziende».
In cosa era specializzata l’azienda?
«È proprio questo il punto. Per quanto l’idea fosse innovativa, la realtà industriale non era specializzata in nessun prodotto nello specifico. Spaziava dalla coltivazione di vari tipi di frutta, alla produzione di vino, latte e derivati; di conseguenza la realizzazione del packaging per contenere i prodotti. In totale offriva sul mercato 28 prodotti. Il sistema non poteva reggere».
Quando è arrivata la svolta?
«Nell’arco dei successivi decenni, quando decise di concentrare l’attività in tre settori: la produzione e vendita di vino, istituendo la cantina Santa Margherita, la lavorazione del vetro e del lino. Fino al 2005 sono stati i principali business del gruppo».
Proprio nel 2005 il gruppo è passato in mano alla nuova generazione della famiglia Marzotto, di cui lei fa parte.
«Esatto. Abbiamo continuato a investire nella vetreria e nella cantina e ceduto il linificio per indirizzare lo sguardo verso l’energia rinnovabile. Volevamo mitigare l’impatto che vetreria aveva sull’ambiente attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili. Così nel 2008 è nata la Zignago Power».
Quali sono gli obiettivi che avete fissato per il futuro?
«Contiamo su un programma molto strutturato che vede in primo piano l’autogestione energetica e il benessere dei nostri collaboratori, che garantiamo attraverso servizi erogati in-house e appoggiandoci a partner storici. Storicamente abbiamo la fondazione Marzotto, istituita negli anni Sessanta dal nonno e indipendente dall’azienda, al servizio della comunità di Fossalta di Portogruaro attraverso la gestione di una scuola materna e di un servizio di doposcuola».
Al giorno d’oggi l’Intelligenza artificiale sta diventando parte integrante delle aziende. Qual è il vostro approccio?
«È un aspetto verso il quale guardiamo con interesse. Nel nostro caso ci affidiamo a servizi erogati da aziende esterne per quanto riguarda le analisi di mercato relative a Santa Margherita. In questo modo possiamo contare su dati più affidabili che ci consentano di essere maggiormente competitivi sul mercato».
Il vostro è un mercato che si sviluppa per lo più all’estero e gli investimenti fatti negli anni lo dimostrano. Da cosa deriva questa scelta?
«Ci sono molte opportunità di crescita e di business all’estero. Per la cantina, per esempio, il mercato di riferimento è quello statunitense. Proprio per questo nel 2016 abbiamo voluto investire in un’azienda di distribuzione dei nostri prodotti in America, per essere più vicini ai consumatori e al mercato stesso. Non sarebbe possibile per un gruppo come il nostro limitarci a quello italiano»e.a
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