Le Officine Riunite di Udine (Oru) rinunciano alla Cigs e tornano a correre: obiettivo 28 milioni di ricavi nel 2022

La Cigs attivata con il decreto Genova è stata usata solo tre mesi, l’azienda ha riassorbito in quel tempo 10 dei 19 esuberi e visto ricollocarsi autonomamente i restanti 9. Ha quindi deciso in accordo con le parti sociali di terminare prima il periodo di ammortizzazione e mettere a disposizione di altre aziende in difficoltà le risorse

Maura Delle Case

CAMPOFORMIDO. Le Officine Riunite di Udine (Oru) rialzano la testa. In lungo momento di difficoltà, causato dall’aspra concorrenza estera, che nel 2021 aveva costretto l’azienda a chiudere i reparti di tranciatura e carpenteria e a ridurre la verniciatura, aprendo contestualmente una cassa integrazione straordinaria per gestire i 19 esuberi figli della riduzione, sembra alle spalle. Il rimbalzo dell’edilizia e la ripartenza decisa dei mercati esteri ha tirato fuori dalle secche l’azienda friulana che ha deciso – primo caso in Italia – di chiudere anzitempo la Cigs e rimettere le risorse “prenotate” sul decreto Genova a disposizione di altre realtà produttive che ne avessero bisogno. 

«Anziché 12 mesi abbiamo usato la cassa integrazione solamente per tre - fa sapere il sindacalista di Fim Cisl Udine Alin Stan assieme al delegato Rsu  – da giugno a settembre 2021. In quel periodo 9 persone sono uscite, le restanti 10 sono state ricollocate all’interno dell’azienda. La necessità dell’ammortizzatore sociale è venuta meno e per questo si è deciso di rinunciare alla cassa, dal mese di ottobre in avanti, così che le risorse restanti, essendo complessivamente limitate, possano essere destinate a qualche altra realtà».

Alin Stan, sindacalista di Fim Cisl Udine
Alin Stan, sindacalista di Fim Cisl Udine

«Si tratta - continua Stan – di una decisione dalla forte componente etica e solidale, che speriamo sia accolta positivamente dal ministero, al quale abbiamo già inoltrato l’accordo sottoscritto con l’azienda». 

L’impresa occupa complessivamente 90 persone, impegnate nella produzione di impianti per la lavorazione del calcestruzzo e autobetoniere. Un business fortemente legato all’edilizia e alle costruzioni in generale che ha dunque beneficiato a livello nazionale dell’accelerazione che questi settori stanno vivendo, anche grazie alla fiorente stagione dei bonus, come pure a livello nazionale, dove incentivi non ce ne sono, ma le costruzioni galoppano ugualmente. 

A raccontarlo è l’Ad di Oru, Alessio Salvadori, ricordando da dove Oru è partita. «Negli ultimi anni abbiamo avuto un po’ di difficoltà, come del resto tutto il settore, ci siamo gestiti attivando i vari strumenti a disposizione, poi, con l’arrivo nel 2020 del Covid, la situazione si è aggravata ancor più e abbiamo dovuto avviare un percorso di ristrutturazione dell’azienda con contestuale apertura di una Cigs. La procedura ha portato alla chiusura parziale di alcuni reparti produttivi e alla gestione di 19 esuberi che poi, a fine 2021, si sono ridotti della metà. Il mercato all’improvviso è cambiato e così, 10 dei 19 esuberi li abbiamo reintegrati nei reparti di montaggio e assemblaggio, mentre le 9 persone rimaste si sono autonomamente ricollocate sul mercato del lavoro, fortunatamente senza tensioni».

Alesso Salvadori Ceo di Oru
Alesso Salvadori Ceo di Oru

La nuova situazione ha indotto l’azienda a chiudere anticipatamente la Cigs e a guardare con determinazione al futuro. I numeri danno ragione all’amministratore delegato. Precipitata da 25 milioni di fatturato del 2019 ai 16 milioni del 2020, Oru ha chiuso il 2021 a 22 milioni e per il 2022 ha un budget di 28 milioni. Ricavi che realizza al’80% all’estero – in Europa soprattutto, ma recentemente ha aperto un canale anche in Usa - e al 20% in Italia.

Riproduzione riservata © il Nord Est