La triestina In Situ acquisita dal fondo Bravo Capital

La società è attiva nel campo della diagnostica edilizia insieme alla In Group diventerà parte di un polo specializzato

Franco Vergnano
La sede della In Situ
La sede della In Situ

È passata di mano – con l’obiettivo di accelerare le strategie di crescita - la triestina In Situ, specializzata nella diagnostica edile strutturale (terremoti compresi) e dei materiali. L’idea è quella di creare un polo specializzato nel settore. La società giuliana è stata fondata nel 2007 a Gropada dal geofisico, laureato a Trieste, Massimiliano La Porta dopo oltre un decennio di esperienza maturata come libero professionista nel settore dei controlli non distruttivi.

Come sempre accade nei casi di “animal spirits” imprenditoriali, finisce che la storia del fondatore e quella dell’azienda risultino indissolubilmente legate. I primi passi del business vengono compiuti nella sfera dell’edilizia civile e residenziale, promuovendo protocolli di analisi per strutture in calcestruzzo armato, muratura, legno e acciaio. La denominazione dell’azienda – “nomen omen”, verrebbe da dire – rappresenta anche la sua “mission” sul mercato e la responsabilità verso i committenti, sottolineando l’importanza dei controlli sulle opere (quelle pubbliche in particolare, basti pensare ai ponti): non come ipotesi di lavoro fatte su carta, bensì – appunto - In Situ, cioè sul campo.

Nel tempo la società si sviluppa e apre nuove sedi a Milano, Bologna e Torino fino ad arrivare quest’anno a un fatturato di 7,1 milioni (che diventeranno 9 nel 2024) con, nel complesso, 80 addetti e un Ebitda di 1,8 milioni. Nel frattempo vengono strette alleanze e intese. Il primo accordo è del 2009: una collaborazione con un’azienda leader nella progettazione e produzione di strumentazioni da cantiere, la Boviar Srl, con sedi a Casoria (Napoli) e Gerenzano (Varese). Nel 2019 la «tecnica di In Situ – raccontano in azienda - si fonde con l’innovazione tecnologica del settore edile perseguita da Hilti: nasce così una collaborazione strategica, punto cardine nell’ambito dell’edilizia e garanzia di efficienza, affidabilità e sicurezza per i nostri clienti».

Ed è di questi giorni il nuovo annuncio. Il fondo internazionale di private equity Bravo Capital Partners, attraverso la controllata In Group (che ha un giro d’affari di 30 milioni), ha acquisito il 100% dell’azienda triestina. Il fondatore Massimiliano La Porta continuerà a guidare la società in veste di presidente e amministratore delegato.

I nuovi investitori, specializzati in operazioni di questo genere, «proseguiranno in un percorso di buy-and-build al fine di allargare l’offerta di servizi e tecnologie di analisi, diagnostica e monitoraggio». In parole semplici significa: comprare un'azienda e accompagnarla verso una rapida crescita attraverso acquisizioni successive, un percorso sempre più seguito nel settore finanziario per creare valore e arrivare a costituire poli industriali di una certa dimensione, proprio quello che manca all’Italia.

Il valore della transazione – come spesso succede - non è stato reso noto, ma in genere tali operazioni si fanno prendendo come base la redditività (ad esempio l’Ebitda, il margine operativo lordo) oppure il fatturato o l’utile e applicando dei multipli: in questo caso «molto generosi in modo da valorizzare l’azienda», come hanno lasciato trapelare fonti vicino al dossier. La vendita è avvenuta in parte cash e in parte con azioni di In Group. Le transazioni sono complesse: per adesso c’è stato il “signing” (come dire il preliminare d’acquisto per una casa, oppure il compromesso), mentre il “closing” dal notaio avverrà nelle prime settimane del 2024.

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