La svolta sostenibile del gruppo Afv Beltrame: «Acciaierie ibride e green, questo è il futuro»
Il top manager Raffaele Ruella racconta la strategia: un piano da 300 milioni e investimenti in Svizzera e Romania

VICENZA. Minori emissioni, aumento della capacità di riciclo dei rifiuti, mentre il contenuto di materiale riciclato nei prodotti finiti supera il 95%. Il gruppo Afv Beltrame è in piena svolta green: sono previsti investimenti in Svizzera per migliorare l’attuale impianto (il più grande della confederazione, investimento di 88 milioni e impianto Danieli) e allo studio un ulteriore investimento in Romania per una acciaieria green. Un piano di investimenti per 300 milioni di euro di spesa di capitale (Capex).
L'anno scorso il gruppo ha realizzato 975 milioni di ricavi, in calo del 12% rispetto al 2019. Afv Beltrame Group ha recentemente pubblicato il suo primo bilancio di sostenibilità. Raffaele Ruella, Cfo & Head of Corporate Services Managing Director del gruppo, racconta la strategia di uno dei gruppo siderurgici più antichi del paese e lo fa con il piglio dell’uomo dei numeri.
«Io non sono un tecnico e sono portato a guardare il tema della sostenibilità anche sotto forma dell’aspetto del business. Per questo abbiamo deciso, dopo che nel 2019 avevamo fatto un primo documento non ufficiale, di fare per il 2020 un bilancio che fosse certificato e che mettesse in fila tutte le nostre azioni e i risultati che queste ci hanno portato».
Dottor Ruella non si tratta più solo di comportamenti etici, non essere sostenibili è un elemento che sta alla base dei nuovi modelli di sviluppo delle aziende.
«Si fatica spesso a vedere la siderurgia nell’ottica della sostenibilità. Nella realtà l’acciaio è, tra i materiali, forse quello che viene riutilizzato maggiormente. Non solo non si getta, ma nei materiali di risulta che restano dopo la fusione del rottame ci sono degli inerti che vengono utilizzati per i sottofondi stradali e per i calcestruzzi. Noi riusciamo a raggiungere un tasso del 92,5 per cento di recupero di questi materiali di risulta».
In che modo incide questa attitudine alla sostenibilità sui conti aziendali?
«Non c’è una dicotomia tra sostenibilità e redditività, l’aspetto economico e quello etico vanno a braccetto. La nostra materia prima è il rottame e i nostri fattori di costo sono l’energia, il gas e l’acqua. Le fonti naturali dunque, trovare dei sistemi di risparmio ha dunque un doppio effetto positivo, sull’ambiente e sui nostri centri di costo. Inoltre le quote di Co2, quello che noi emettiamo in atmosfera, sono sempre più un fattore di costo. Quindi implementare una strategia che riduca al minimo l’impatto sull’ambiente non solo è necessario per salvaguardare l’ambiente, ma diventa strategico per la redditività di qualsiasi azienda».
Gli investimenti Esg, Environmental, Social and Governance, di cui si parla spesso, comprendono altri elementi però…
«Il primo pilastro è il fattore umano. C’è la questione della sicurezza che è imprescindibile, ma c’è anche quello del welfare aziendale. Con il Covid abbiamo lavorato molto su questo, dotando le nostre persone ti tutti gli strumenti per il lavoro agile, abbiamo allestito uffici mobili, i tamponi in azienda. È stata una sfida per noi».
Parliamo di investimenti.
«La nostra spesa operativa (opex) è legata ai nostri indicatori di performance legati alla sostenibilità. Intendiamo ridurre ancora le emissioni, l’utilizzo del carbone, del gas e di acqua. Nella nostra unità in Francia abbiamo messo a punto u progetto per la riduzione dell’utilizzo dell’acqua e spinto sullo sviluppo della ferrovia, a Vicenza abbiamo rimesso in funzioni vecchi raccordi, aumentando sensibilmente le tonnellate trasportate su rotaia. Noi ogni anno produciamo 2 milioni di tonnellate di acciaio».

Poi c’è l’investimento in Romania, un impianto greenfield per una acciaieria green. E quello comunicato da poco in Svizzera per l’ammodernamento di quell’acciaieria.
«Per la Romania stiamo completando tutte le valutazioni. si tratta di studi preliminari con un partner italiano che è leader di questa tecnologia. Terminata questa fase speriamo di poter dare il via a questo investimento. Tecnicamente si tratta di un impianto avveniristico, ha una componente di costi consumi e emissioni co2 bassissimi, se comparate ad un impianto tradizionale. E si tratta di un impianto ibrido in quanto può essere alimentato con impianto fotovoltaico, lo sarà interamente quando le tecnologie di stoccaggio di energia lo permetteranno. Quindi si tratta di un greenfield, state of the art, ibrido, a bassi impatti ambientali a bassi consumi e basse emissioni. Insomma, stiamo parlando del futuro della siderurgia».
Come va quest’anno?
«Diciamo che nel 2020 ce la siamo cavata, abbiamo avuto una perdita, ma la nostra struttura finanziaria è solida e questo ora ci permette di poter cavalcare questa ripresa, con una struttura patrimoniale perfetta. Il 2021 è partito molto bene, trainato anche dai prezzi delle materie prime e dei prodotti finiti. Non è una conseguenza immediata, perché comprare la materia prima a prezzi più alti richiede forza finanziaria. Inoltre collocare i prodotti finiti sul mercato a prezzi più elevati, anche per salvare la marginalità, richiede una forza di business, commerciale e di posizionamento di mercato. E siamo stati bravi in questo. Il primo semestre 2021 si mostra in crescita. I segnali sono molto incoraggianti, +14 per cento in più di volumi rispetto al 2019, e sulla redditività siamo a doppia cifra».
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