La sostenibilità secondo Danieli: il meglio della formazione e il forte legame con il territorio
Il gruppo dell’acciaio è stato tra gli apripista in Friuli dei programmi di welfare rivolti ai dipendenti.Dal nido aziendale nel tempo si è arrivati all’Academy, mentre si è rafforzato il legame con il Malignani

Oggi si chiama sostenibilità sociale, ma dietro l’etichetta altro non si cela che lo storico, indissolubile legame tra imprese e territori, l’attenzione che le aziende hanno per i luoghi che le ospitano, per le persone che li abitano e che in quelle imprese lavorano, per i giovani che vanno sostenuti e accompagnati, perché sono loro che nel prossimo futuro avranno il compito di continuare a far camminare quelle stesse società. Un’impresa disancorata dal territorio sul quale insiste del resto mette a repentaglio il suo stesso futuro.
E questa è una responsabilità di cui le imprese, oggi più che mai, hanno grande consapevolezza. Anche grazie alle iniziative di qualche realtà lungimirante, che in tempi non sospetti, quando nessuno ancora si sognava di parlare di sostenibilità sociale, i primi passi in quella direzione li compiva ben distesi e in totale autonomia. Anticipando i tempi e intuendo le esigenze.
Tra quelle apripista c’era il gruppo Danieli, uno dei primi ad aprire un asilo nido aziendale per andare incontro alle esigenze dei genitori e cercare in prospettiva di mettere i dipendenti (e non solo loro) nelle condizioni di metter su famiglia e contribuire a frenare la curva della denatalità.
Un pallino dell’ingegner Gianpietro Benedetti, già presidente del gruppo, scomparso lo scorso mese di aprile, che delle necessità di invertire la tendenza non ha mai smesso di parlare e cercare soluzioni. Mettendo il dito dentro l’istruzione: dalla primissima infanzia alla soglia dell’università. Per aiutare le famiglie prima e i giovani poi, offrendo loro il meglio della formazione, dall’obbligo fino al post diploma.
Un impegno al quale, costantemente spronata dall’ingegnere ha dato forma Paola Perabò, responsabile del polo 0-13, dell’Academy Danieli, quindi del Mits.
«Parlando di sostenibilità sociale il presidente Benedetti sollevava a ogni presentazione del bilancio il tema della natalità e del come sostenere le famiglie. Nel 2007 ci siamo dati una prima risposta e abbiamo deciso di aprire il nostro asilo nido. Allora – ricorda Perabò – ce n’erano pochi. Soprattutto non avevano orari che rispondessero alle esigenze di genitori lavoratori. Dopo aver stilato il progetto pedagogico, nel 2009 siamo partiti».
«Cosa avevamo di diverso? Gli orari - ricorda Perabò -: il nido era aperto dalle 7.30 alle 18, giugno e luglio compresi, agosto anche salvo la settimana del 15».
Sempre sotto la spinta dell’ingegnere, l’impegno di Danieli a favore del territorio e dell’istruzione è proseguito, senza soluzione di continuità, affiancando nel giro di poco più di 10 anni al nido prima la scuola dell’infanzia, la primaria e la secondaria di secondo grado, «che quest’anno ha visto i suoi primi diplomati» sottolinea con soddisfazione Perabò.
Non c’era bisogno di intervenire sull’istruzione secondaria, avendo Danieli da sempre storici rapporti di collaborazione con il Malignani, l’istituto che storicamente fornisce i tecnici all’industria friulana, Danieli compresa, nel post diploma invece sì, per cercare d’intercettare tutti quei ragazzi che non avevano intenzione di iscriversi all’università ma di approfondire le proprie conoscenze tecniche.
La risposta è arrivata nel 2010 con l’avvio del Mits, l’istituto tecnico superiore che da poche unità oggi conta 350 studenti, impegnati in un biennio nell’apprendimento learninig by doing, delle discipline meccatroniche e robotiche (questi i due corsi storici ai quali si affianca percorsi dedicati a turismo, legno-arredo e sistema casa) che tanto servono alle aziende. E che le aziende faticano a trovare sul mercato.
E questa è un’altra faccia della sostenibilità sociale, quella che consente alle imprese di rispondere ai propri fabbisogni e alle persone di trovare un lavoro appagante e ben remunerato.
Dell’Its, della necessità di una formazione secondaria distinta da quella universitaria, «capace di sviluppare alte capacità tecniche piuttosto che teoriche» precisa Perabò che liquida così la falsa competizione tra Its e Università – «fanno due cose completamente diverse» –, è sempre stato convinto Benedetti che non a caso, oltre a tutto il supporto garantito al Mits strada facendo, ha deciso in ultimo di finanziarne la sede, facendo un dono agli studenti e alla città di Udine, che all’inizio dell’anno prossimo ritroverà l’area ex Dormisch, trasformata nella nuova Corte di Porta Villalta, un grande spazio destinato a ospitare il Mits, ma anche una serie di attività collaterali.
Giovani dunque al centro. Di casa nostra, ma non solo perché come si diceva le statistiche demografiche sono impietose. «E se è vero che in Italia abbiamo sempre meno giovani – continua Perabò – è vero altrettanto che il mondo ne ha molti e che bisogna andare a cercarli».
Danieli e il Mits li hanno trovati al Cairo, in Egitto, dove grazie alla complicità dei Salesiani, decine di ragazzi, una volta concluse le scuole superiori, vengono a studiare in Friuli proprio al Mits per poi inserirsi nelle aziende del territorio. «Quest’anno si sono diplomati i primi due, che sono già al lavoro, 25 sono iscritti al primo anno, 18 al secondo» fa sapere Perabò che evidenzia come questi giovani, come del resto tutti i diplomati al Mits (ragazzi che hanno percentuali di collocamento a un anno pari al 90%) siano un patrimonio «non solo per Danieli – conclude la manager –, ma per tutto il tessuto produttivo del Friuli».
Dall’industria alle piccole e medie e anche piccolissime imprese.
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