Costo dell'energia, l'allarme di Arvedi e il dito nella piaga
L’imprenditore cremonese dell’acciaio ha comprato un’intera pagina su alcuni quotidiani per denunciare il prezzo medio pagato in Italia rispetto ad altri Paesi europei

In questi giorni l’imprenditore cremonese dell’acciaio Giovanni Arvedi, uno dei più importanti in Italia, ha comprato un’intera pagina su alcuni quotidiani per lanciare un nuovo allarme sull’energia. Il messaggio è molto semplice. Riporta il prezzo medio dell’energia elettrica al MWh pagato dalle industrie energivore dal primo gennaio al 31 agosto: 60,3 euro in Spagna, 44,5 in Germania, 30,8 nei Paesi scandinavi, 25,4 in Francia. Il confronto per l’Italia è imbarazzante, visto che qui il costo è di 85,2 euro.
L’allarme non è nuovo e, evidentemente, gli industriali non sono soddisfatti di quanto fatto finora da un governo che è in carica da quasi tre anni. A colpire è anche il fatto che l’urlo di dolore di Arvedi sia stato pubblicato pure sul Sole 24 Ore, il quotidiano di Confindustria, che sul costo dell’energia - vera palla al piede dell’industria pesante (e non solo) italiana – parla spesso, così come fa il presidente nazionale Emanuele Orsini («Se non riusciamo ad essere competitivi sul tema dell’energia, sommando ad altri capitoli, è chiaro che gli altri Continenti sono più competitivi. Dobbiamo essere veloci, se l'Europa non è veloce, chi è di fianco a noi non ci sta risparmiando nulla», ha detto ieri a Verona).
Il dubbio sembra legittimo: forse alcuni industriali ritengono che la loro associazione, dove il peso politico dei gruppi di Stato come Enel ed Eni è molto forte, al di là delle parole non stia facendo abbastanza. E alzano la voce in prima persona.
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