La sfida di Pesenti, lancia Clessidra Factoring e scommette sulle Pmi. Quartier generale a Padova e rete italiana in costruzione
«Cercavamo una realtà di questo settore per allargare l’offerta di servizi alle Pmi – dichiara Federico Ghizzoni, ex numero uno di Unicredit ed ora presidente di Clessidra Factoring -. Siamo partiti nel novembre scorso, abbiamo rivoluzionato tutto: nuovo management, nuova sede a Padova, investimenti in tecnologie»

PADOVA. Inaugurato a Padova il nuovo headquarter nazionale di Clessidra Factoring, società dell’omonimo gruppo di proprietà della famiglia Pesenti, che in Veneto ha deciso di investire. Ma gli uffici padovani, all’ombra dell’Hotel B4, sono già attivi da novembre scorso, quando è stata acquistata la CoEFI di Castelfranco Veneto.
«Cercavamo una realtà di questo settore per allargare l’offerta di servizi alle Pmi – dichiara Federico Ghizzoni, ex numero uno di Unicredit ed ora presidente di Clessidra Factoring -. Siamo partiti nel novembre scorso, abbiamo rivoluzionato tutto: nuovo management, nuova sede a Padova, investimenti in tecnologie. Ora stiamo rafforzando la rete commerciale in tutta Italia. Abbiamo fatto un aumento di capitale per rafforzare l’azienda e riallacciato i rapporti con tutte le banche italiane, che si sono dimostrate subito disponibili. Abbiamo una macchina ben oliata pronta per vincere questa sfida, i risultati dei primi mesi sono eccellenti, superiori alle aspettative».

Clessidra Factoring è un intermediario finanziario che supporta le imprese, in particolar modo le Pmi che hanno scarso accesso al credito, attraverso forme di finanziamento alternative a quelle bancarie.
In particolare è specializzata nel finanziamento del capitale circolante verso aziende con piani di ristrutturazione in corso e Pmi con buone prospettive industriali
Attualmente lo staff guidato dall’Ad Gabriele Piccini è composto da 20 persone, pronto a salire di altre 10 unità nel prossimo anno. A fine settembre la società ha già superato gli obbiettivi dell’anno. Se nel 2020 ha trattato 40 milioni di crediti, quest’anno punta a chiudere sopra i 200 milioni di impieghi e turnover, con indici di redditività in linea con le attese e una significativa marginalità, tanto da chiudere già il primo anno in utile.

«C’è una domanda di credito molto forte nel mercato del factoring destressed, ovvero società che finanziate in un momento di difficoltà poi possono ripartire ed esprimere valore» spiega Piccini, che dal 2017 al 2018 ha lavorato in Intesa Sanpaolo per gestire l’integrazione delle banche venete nel gruppo.
«Facciamo credito collaborando con le banche e assicurando i crediti – aggiunge -. Finanziamo il circolante, valutiamo il piano di ristrutturazione e valutando anche il parco clienti dell’azienda».
E a margine della presentazione una battuta sul sistema bancario post crollo delle popolari. «Mi domando ancora come sia potuto accadere – commenta Ghizzoni – e come in questi anni non siano nate altre banche provinciali nel Nordest: se amministrate bene, senza favoritismi, le banche sono ancora un business redditizio. A fianco dei grandi gruppi c’è ancora spazio per le piccole realtà».
«Se avessero permesso la fusione tra le due ex popolari – aggiunge Piccini – credo si sarebbero salvate, oggi racconteremmo una storia diversa».
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