La bellunese Imap entra nello sport. «Il Buran per aiutare gli atleti»

Il presidente Flavio Mares: «Il nostro apparecchio crea un ambiente a meno 40 gradi per il dopo sforzo e contribuisce a un recupero più rapido dell’atleta»

Stefano Vietina

Lo usa anche la Sir Safety Perugia Volley, recente vincitrice della Champions League di pallavolo maschile, nonché più volte campione d'Italia e del Mondo.

Ma anche i rugbisti della Nazionale, durante il Sei Nazioni, hanno potuto avvalersi di questo apparecchio ideato dalla Imap di Sedico che serve al recupero delle energie dopo un prolungato sforzo agonistico.

«Il nostro Buran, che stiamo lanciando per varie discipline sportive – spiega Flavio Mares, presidente di Imap – gode di due brevetti e di test scientifici da parte dell'Università di Padova e serve a creare un ambiente ventilato fino a meno 40 gradi. Il fisico sottoposto a tali condizioni ha un miglior recupero nella fase di post allenamento o sforzo intenso, in termini qualitativi e di tempistiche, e si trova quindi pronto per un successivo sforzo ravvicinato nel tempo. Una attrezzatura che stiamo proponendo anche ai centri wellness e di fisioterapia».

Si tratta del primo dispositivo che Imap immette sul mercato come prodotto proprio, perché l'azienda è attiva soprattutto come terzista per alcuni dei più importanti marchi europei del distretto bellunese e nazionale della refrigerazione industriale.

Con la produzione di pannelli isolanti, mobili frigoriferi per il settore professionale, e anche di macchine frigoriferi funzionanti con l'applicazione di un motore.

«L'azienda l'ha fondata mio padre Renzo, classe 1934, nel 1978; io – dice Flavio Mares - ci lavoro dal 1985. Operiamo a Sedico, 11 mila metri quadri, e Paderno di San Gregorio nelle Alpi, 5 mila metri quadri, con 130 collaboratori, di cui il 40% stranieri fra albanesi, croati, macedoni, nord africani, sudamericani. Un bell'esempio di integrazione e di fidelizzazione perché chi arriva qui poi di solito rimane».

Una classica azienda familiare, dunque, nata per la estrusione di materie plastiche per l’edilizia e per la refrigerazione industriale; nel 2000 nasce poi un nuovo reparto interno dedicato alle lamiere, con macchine automatizzate per la lavorazione dell’acciaio inox.

Imap lavora direttamente con gli uffici tecnici delle aziende clienti, «e ci proponiamo per risolvere i loro problemi. Per la storia che abbiamo alle spalle – prosegue Mares - e per quanto realizzato finora non facciamo fatica a trovare nuovi clienti, perché offriamo prodotti customizzati e un servizio particolarmente apprezzato. Negli ultimi anni ha preso piede il settore medicale e delle macchine da laboratorio, poi le vending machine per la distribuzione automatica dei prodotti, anche di pasti caldi grazie ad un frigorifero collegato ad un microonde».

Flavio Mares, classe 1961, sta sviluppando anche due nuovi brevetti con le Università di Padova e di Ancona, «perché la ricerca è fondamentale e noi funzioniamo, per certi versi, come un ufficio studi e sviluppo per i nostri clienti, per far sì che siano loro i leader di mercato».

Il tutto per un fatturato che a fine 2024 ha toccato i 16 milioni di euro. Mares ha anche la delega per il sociale in Confindustria Belluno Dolomiti.

«La provincia di Belluno è una piccola realtà da 200 mila abitanti – riflette l'imprenditore – in pratica poco più di un quartiere di Milano o Roma. Eppure, in questo fazzoletto di terra hanno sede la più grande azienda mondiale dell'occhialeria, il più grande distretto dello stesso settore, la seconda azienda mondiale per i banchi frigo, la seconda per gli scambiatori termici, nonché eccellenze varie nei comparti dell'agroalimentare, della plastica, della meccatronica, dell'abbigliamento sportivo, del legno. Tutte nate, diciamo, dalla genialità bellunese. E le multinazionali che ne hanno acquistate alcune hanno poi deciso di restare a lavorare qui, perché a Belluno c'è da sempre una cultura del lavoro. Che noi di Confindustria vogliamo salvaguardare e portare nel futuro». —

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