Illycaffè rafforza la filiera e punta sulle macchine: «Qualità e innovazione»

La società acquisisce l’80% di Capitani, azienda che produce apparecchi per fare il caffè a casa. L’Ad Cristina Scocchia: «Ampliamo l’offerta e consolidiamo la presenza a livello internazionale»

Giorgio Barbieri
Cristina Scocchia, amministratrice delegata di Illycaffè
Cristina Scocchia, amministratrice delegata di Illycaffè

Illycaffè rafforza la filiera e annuncia l’acquisizione dell’80% di Capitani, azienda comasca specializzata nella progettazione e produzione di macchine da caffè. La famiglia Capitani manterrà invece una quota pari al 20%.

Fondata nel 1979 a Solbiate con Cagno (Como), è considerata un’eccellenza del settore, nota per la qualità tecnica, la capacità di innovare e l’efficienza industriale. L’operazione rappresenta per Illycaffè un passo strategico di integrazione a monte, con l’obiettivo di rafforzare la filiera produttiva italiana e consolidare il posizionamento dell’azienda triestina nel mercato premium globale. «Questa acquisizione» spiega Cristina Scocchia, amministratrice delegata di Illycaffè «segna una tappa fondamentale della nostra strategia di crescita».

Illycaffè ha una lunga storia di innovazione. Questa acquisizione come si inserisce nella strategia del gruppo?

«Da oltre novant’anni Illycaffè è sinonimo di eccellenza e innovazione. La nostra storia parte dal 1935 con la “Illetta”, la prima macchina per espresso ad alta pressione, e nel 1976 abbiamo lanciato il primo sistema monoporzione, la cialda Ese. Oggi siamo presenti in 140 Paesi e vogliamo continuare a essere leader nella qualità, nell’internazionalizzazione e nella crescita. L’acquisizione di Capitani ci permette di rafforzare questa strategia, ampliando l’offerta: non più solo caffè, ma un sistema integrato che comprende il prodotto e le macchine per prepararlo».

Una decisione importante in un momento difficile per il settore. Perché farlo adesso?

«Perché io credo che “in salita si accelera”. Stiamo vivendo una fase estremamente complessa, tra tensioni geopolitiche, guerre commerciali e dazi sul caffè che pesano molto per chi, come noi, esporta negli Stati Uniti, il nostro secondo mercato. A questo si aggiunge l’aumento dei costi della materia prima: oggi il caffè verde è a 386 centesimi per libbra, più del triplo rispetto ai valori storici. In questo scenario, abbiamo deciso di investire, non di fermarci. L’acquisizione ci permette di rafforzare la nostra filiera, di ridurre la dipendenza da fornitori extraeuropei e di valorizzare l’eccellenza produttiva italiana».

Quindi l’integrazione verticale diventa anche una forma di protezione?

«Esatto. Con Capitani possiamo ridurre significativamente le importazioni dai fornitori extra-europei e allo stesso tempo rafforziamo la filiera made in Italy. Questo ci garantisce maggiore stabilità e ci consente di offrire ai consumatori un’esperienza di altissima qualità, che per noi rimane il primo obiettivo».

Guardando ai mercati, la Cina sta diventando sempre più centrale nel consumo di caffè. Questa acquisizione ha un legame con l’espansione in Asia?

«In realtà no. Sono due strategie distinte. Per noi l’Italia rimane il primo mercato, rappresenta circa il 30% del nostro business ed è qui che continuiamo a investire in modo importante. Gli Stati Uniti restano il secondo mercato, circa 20% del fatturato, e continueremo a rafforzare la nostra presenza. Alla luce delle tensioni geopolitiche globali, abbiamo deciso di dare ancora più rilevanza strategica all’Europa, in particolare a Francia, Germania, Regno Unito e Spagna: la consideriamo un porto sicuro su cui investire di più nei prossimi anni. Quanto alla Cina, abbiamo una filiale a Shanghai e contratti di distribuzione esclusiva con partner locali, ma resta per ora un mercato in fase iniziale».

Parliamo di prospettive. Dopo un 2025 complicato, che segnali avete per il 2026?

«L’incertezza principale riguarda il costo del caffè verde. Purtroppo, il trend rialzista continua e il prezzo rimane a livelli storicamente altissimi. Bisogna considerare che la filiera del caffè ha un ciclo molto lungo: oggi stiamo acquistando le scorte che useremo per la produzione 2026, quindi i prezzi attuali influenzeranno anche il prossimo anno. Il 2026 partirà in salita, ma noi stiamo rafforzando il modello industriale proprio per affrontare questa sfida con più solidità».

Con questa acquisizione quale messaggio volete dare a mercato e consumatori?

«Che Illycaffè crede nel futuro. Nel 2025, oltre all’acquisizione di Capitani, abbiamo rafforzato la nostra presenza in Svizzera con una filiale diretta e a Trieste abbiamo assunto direttamente 100 collaboratori negli ultimi sei mesi, aumentando la capacità occupazionale del 10%. Non puntiamo all’efficienza fine a sé stessa, ma alla crescita: vogliamo aumentare volumi, innovazione e posti di lavoro. Questa acquisizione è un passo importante in questa direzione».

Riproduzione riservata © il Nord Est