Il ricordo dell’ex ad del Venezia Calcio Cainero: “Zamparini è stato un grande friulano e un genio, vendette il Mercatone per quasi 1000 miliardi di lire”
Amava il calcio, un po’ meno gli allenatori: «Lui li cacciava, io e il ds Beppe Marotta avevamo poi il compito di andare a recuperarli. E’ successo con Spalletti. E anche con Zaccheroni. Era impossibile frenarlo. Anche nei colpi di mercato. Basti ricordare qualche nome: Recoba al Venezia, Dybala e Cavani al Palermo»

UDINE. Dagli anni del Mercatone Zeta a quelli del Venezia calcio con un blitz dalla pallacanestro. Sono i punti cardinali del rapporto professionale e di amicizia che per oltre 20 anni ha unito Maurizio Zamparini, il Re friulano dei centri commerciali mancato il 1 febbraio 2022 all’età di 80 anni, e il commercialista udinese Enzo Cainero, che ha in più occasioni ha affiancato l’imprenditore – fino alla cessione di MZ a Conforama nel 2000 – ma che soprattutto gli è stato complice nell’avventura sportiva, da amministratore delegato del Venezia Calcio.
«Il calcio era la sua grande passione – racconta Cainero – aveva giocato in gioventù e sognava di fare qualcosa di grande. Con il Venezia gli si presentò l’occasione e lui, da istintivo, generoso, talvolta tumultuoso, non se la lasciò sfuggire».

Ma facciamo un passo indietro. Nato nel 1941 a Sevegliano, nel piccolo comune di Bagnaria Arsa, Zamparini compie gli studi in Friuli, si diploma al Malignani di Udine e a soli 21 anni apre in provincia di Varese, a Vergiate, la sua prima attività, un’azienda artigianale che produce marmitte per auto e caloriferi, nel 1972 è la volta del primo “Mercatone”. Per il secondo bisognerà attendere l’inizio degli anni 80, quando Zamparini fa ritorno in Friuli e a Palmanova, chiamati a raccolta un gruppo di amici in qualità di soci, apre il suo secondo centro commerciale. Collocato a pochi metri dal casello autostradale, il negozio si rileva un investimento azzeccato e spinge l’imprenditore a fare il bis, con un nuovo centro commerciale a Pordenone, poi a Tortona, Ancona e ancora a Napoli e in Sicilia.
«Mz ha successo e il merito è di Zamparini, al suo intuito, alle sue relazioni – continua Cainero –: e aveva capito che creando secondi marchi, mantenendo buona qualità ma con prezzi più contenuti, poteva guadagnarci. Le flotte di pullman che dall’area balcanica arrivavano a Palmanova negli anni ‘80 (il castello della A4 si trova a neanche 100 metri dal centro commerciale) dicono quanto ci avesse visto bene».

Nel 2000 gli si presenta l’occasione di valorizzare l’azienda, che nel frattempo è cresciuta arrivando a occupare 2.000 dipendenti e a fatturare oltre mille miliardi di vecchie lire, cifra che incassa con la vendita di Emmezeta a Conforama- Assistito tra gli altri proprio da Cainero, Zamparini cede la società – per poco meno di mille miliardi di lire – al colosso francese che fa capo a Pinault Printemps Reduit presieduta dal proprietario della squadra del Rennes.
L’impegno nel calcio procede di pari passo con le sue attività imprenditoriali, che ricavano dall’investimento nel pallone notorietà nazionale. Nel 1987, ceduto il Pordenone, Zamparini acquisisce il Venezia e corona così la sua voglia di muoversi nel mondo del calcio da protagonista. «Un ruolo che gli sarebbe piaciuto giocare in casa, nel calcio friulano, ma non c’erano le condizioni (tenta di comprare l’Udinese ma non ci riesce). Si indirizza quindi su Venezia e in 10 anni riesce a portare la squadra (subito fusa con il Mestre) dalla C2 alla massima serie».

Non senza scontri e momenti di difficoltà con gli allenatori. «Lui li cacciava, io e il ds Beppe Marotta avevamo poi il compito di andare a recuperarli. E’ successo con Spalletti. E anche con Zaccheroni – svela Cainero -. Zamparini aveva una tale voglia di raggiungere i risultati migliori che era impossibile frenarlo. Anche nei colpi di mercato. Basti ricordare qualche nome: Recoba al Venezia, Dybala e Cavani al Palermo».
Perché venduto il Venezia, Zamparini compra la squadra del capoluogo siciliano. «Se n’è andato da Venezia quando il suo progetto di realizzare lo stadio a Mestre, fronte aeroporto, è andato a monte – ricorda con un pizzico di amarezza Cainero –. Aveva già acquistato anche i terreni, ma non se ne fece niente. La burocrazia da un lato e la volontà politica del momento affossarono il progetto spingendo Zamparini verso un’altra avventura, quella a Palermo, dove io però non ho potuto seguirlo».
«Per me – continua il commercialista friulano – Maurizio è stato un grande amico, al quale devo una sincera e forte riconoscenza, per tutto l’aiuto che mi ha dato». Esempi? Ce ne sono tanti, ma Cainero, che di masticare sport ancora non si è stufato – è il deus ex machina di tutte le tappe friulane del Giro, l’ “inventore” della salita al Kaiser Zoncolan – ne racconta uno per tutti. «Nel 1991 ero presidente del basket a Udine. Era appena finita l’epoca Fantoni e avevo bisogno di finanziamenti. Un giorno ci incontriamo e lui nota subito che in me c’è qualcosa che non va. Gli spiego e lui mi chiede quanto mi serve. Non mi dà neanche il tempo di chiedere, prende gli assegni e ne firma uno da 600 milioni di lire. Nonostante l’esborso, basket ha visto poco, credo una sola partita. MZ è stata lo sponsor della pallacanestro Udine un solo anno, fedele alla sua grande e unica passione che era quella per il calcio».
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