Il Polo del gusto sviluppa il concept store Incantitalia

Rrem, gruppo del food & beverage, avrà il 40% di una nuova società e gestirà il futuro network. Dopo un 2024 impegnativo, nei primi mesi dell’anno crescita a doppia cifra per tutte le società. Illy: «Rete in tutta Italia». Il punto vendita di Trieste modello per quelli di prossima apertura

Franco Vergnano

 

Un caleidoscopio. Potrebbe essere questa l’immagine che evoca il Polo del gusto, la società presieduta da Riccardo Illy capofila di aziende alimentari super premium. Da una parte, infatti, è in cantiere una nuova società con Rrem per sviluppare Incantalia, il format realizzato a Trieste per l’agroalimentare, dall’altra stanno andando a regime, con tempi diversi, i nuovi impianti produttivi. Il tutto in uno scenario di grande incertezza con il prezzo del cacao alle stelle e dove le vendite dei primi mesi del 2025 risultano in linea con il budget, se non migliori.

Cominciamo proprio dalla novità triestina. «Incantalia – racconta con orgoglio Riccardo Illy – ci sta dando grandi soddisfazioni». Il concept store, voluto con grande determinazione dall’imprenditore, prevedeva dei led wall di elevata qualità su cui far scorrere le immagini dei prodotti. Ma, complici il sole che non permetteva all’hi-tech di fare bene il proprio lavoro e le abitudini dei consumatori in tema di agroalimentare, si è dovuto rimuoverli: «Abbiamo capito – racconta Illy, sempre attento alla customer experience – che i nostri clienti preferivano le vetrine tradizionali per due ragioni. Sia per vedere il prodotto vero e proprio che richiama molto di più l’attenzione sia per osservare l’interno del locale. Via gli schermi, in una settimana le vendite sono cresciute del 20%». Nel complesso a maggio 2025 il business di Incantalia è cresciuto del 29% rispetto al 2024.

La vetrina tradizionale sarà quindi adottata anche nelle nuove aperture. «Abbiamo in cantiere – annuncia Illy – la costituzione di una società con Rrem. Il gruppo specializzato nel food & beverage avrà il 40% della nuova Srl e gestirà il retail, così noi possiamo concentrarci sul core business. La strategia è già stata delineata. Nelle grandi città apriremo nuovi punti monomarca Dammann Frères e Domori, mentre in quelle medie punteremo sui plurimarca con Incantalia. Inoltre, sempre sul versante Incantalia, abbiamo ricevuto richieste di essere presenti all’estero, destinate però a maturare più avanti. Del resto è nel nostro Dna essere pazienti e fare un passo alla volta».

I primi mesi del 2025 promettono bene. A maggio la crescita è stata infatti a due cifre per tutte le società, con un picco del 16% per Domori. Lo scorso anno il Polo del gusto ha messo a segno un fatturato aggregato complessivo di 127 milioni di euro, in crescita di poco più del 10% rispetto al 2023. L’Ebitda civilistico, sempre nel 2024, è ammontato a 3,87 milioni di euro.

Il 2024 è stato un esercizio che Illy definisce lapidariamente «impegnativo». Ben tre aziende su quattro sono state alle prese con la sostituzione di sede e impianti. Nel complesso lo sforzo supera largamente i 50 milioni di euro. A Trieste il biscottificio Pintaudi è ormai andato a regime alle Noghere, nell’area un tempo occupata dall’agraria Marinaz, con una spesa di quasi due milioni. Alla Domori di None (Torino) si è proceduto a un investimento impegnativo, anche con qualche intoppo burocratico, per fasi, impegnando più di 15 milioni di euro nello stabilimento ex Streglio. Prima è stato realizzato il magazzino, un aspetto molto importante perché Domori distribuisce in Italia tutti i prodotti del Polo del Gusto. Poi è toccato agli uffici. E adesso si sta lavorando sulle linee di produzione del cioccolato.

A Dreux, (circa 80 chilometri da Parigi) i nuovi capannoni per il tè di Dammann Frères saranno terminati entro l’anno e così nel 2026 potrà raddoppiare la produzione, dopo investimenti per 35 milioni di euro. «In tutti e tre i casi – spiega Illy – procediamo spediti anche con il trasferimento del personale perché le nuove sedi sono a pochi chilometri dalle precedenti. Sul 2024 ha inoltre pesato in modo significativo l’andamento dei prezzi del cacao. Una vera e propria impennata: i listini sono quintuplicati, passando dei 2.500 dollari a tonnellata del 2022 fino a 12.600, con fortissima volatilità».

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