Il Nord Est raccoglia la sfida in Cina
Danieli, De’ Longhi, Fincantieri e Otb parte della delegazione Zoppas (Ice): «Qui hanno bisogno delle nostre imprese»

La Cina, alle prese con la crisi dei consumi interni e del mercato immobiliare, dopo l’addio alla Via della Seta cerca nuove sponde commerciali con l’Italia su automotive, meccatronica, agroalimentare, siderurgia e moda. «Qui si vedono più scooter elettrici che biciclette», osserva Matteo Zoppas, presidente dell’Ice, che ha partecipato a Pechino con una quarantina di imprese italiane alla spedizione governativa guidata dalla premier Meloni.
«La Cina ha avviato un processo di transizione energetica e tecnologica molto spinta. Hanno bisogno delle nostre imprese anche per guadagnarsi il passaggio verso nuovi standard produttivi di sicurezza e sostenibilità. Da realtà esclusivamente fornitrice può diventare un importante partner per l’Italia».
L’interscambio tra il nostro Paese e l’economia del Dragone nel 2023 valeva circa 67 miliardi di euro. Tuttavia secondo dati dell’Istituto per il commercio estero, ci sono segnali di rallentamento e non dipendono dallo stop agli accordi con l’Italia sulla Via della Seta.
Il nostro export verso la Grande Muraglia (che nel 2023 era stato di oltre 19 miliardi, in aumento del 16%) fra gennaio e giugno è calato del 30,1%. Oggi è il nono Paese di destinazione del Made in Italy e il secondo tra i Paesi extra-Ue, dopo gli Stati Uniti. Ma quali opportunità si aprono per le imprese nordestine? «Ci siamo concentrati su settori prioritari e ad alta tecnologia come l’automotive e i macchinari, l’agroalimentare, la farmaceutica e il lifestyle (fashion e design). La predilezione di una sempre maggiore fascia di consumatori per i prodotti di eccellenza italiani, rappresenta un terreno fertile per le imprese che vogliono esplorare questo mercato», sottolinea Zoppas.
A Pechino è presente anche il Ceo del gruppo Danieli Giacomo Mareschi Danieli: «Nonostante il drastico calo degli investimenti stranieri in Cina negli ultimi anni, le aziende continuano a investire grazie all’enorme mercato, alle infrastrutture di qualità, alle politiche incentivanti e al costo del lavoro competitivo», sottolinea il numero uno del colosso siderurgico di Buttrio, presente in Cina dal 1979 e con un impianto di produzione dal 2005.
Assieme a Tenova e Baosteel, il maggiore gruppo siderurgico cinese, Danieli sta costruendo nel Guangdong il più grande impianto di riduzione diretta a idrogeno del mondo: «Il nostro business è legato all’acciaio, dove la Cina domina il mercato mondiale, con oltre il 50% della produzione globale e un volume di oltre un miliardo di tonnellate, mentre il secondo produttore mondiale, l’India, ne produce solo 140 milioni. L’incontro con altre imprese operanti in Cina ha confermato che questo mercato è non solo importante, ma imprescindibile. Nel nostro settore sta raggiungendo standard produttivi europei e anche per questo è una buona occasione di business per noi», rileva Mareschi Danieli.
La Camera di commercio italiana in Cina rappresenta oltre 700 aziende con big del Made in Italy come Ferragamo e Ferrari. Alla missione di Pechino con la premier c’erano grandi gruppi industriali del Nord Est come Fincantieri, Danieli, De’ Longhi, VeronaFiere, Valvitalia, Otb assieme a colossi come Eni, Stellantis, Pirelli, Intesa Sanpaolo, Pirelli, Ansaldo Energia e Snam.
In ballo accordi economici presenti e passati. Qui il Ceo di Fincantieri Pierroberto Folgiero ha ereditato l’intesa con Cssc (colosso navalmeccanico cinese) e Carnival per la costruzione di navi da crociera per il mercato asiatico, nato ai tempi della Via Della Seta e oggi in fase di riesame a Trieste. Di rilievo il ruolo delle Generali, presenti dal 1910 con la prima sede a Shanghai.
Il colosso assicurativo triestino, presente alla missione governativa con il management della Regione Asia, a partire dal 2002 opera qui in joint venture con il colosso petrolifero Cnpc (China National Petroleum), ed è attivo sia nel ramo Vita che nel ramo Danni.
Il Ceo Philippe Donnet ha riacceso potenti riflettori su un mercato dove il solo settore delle pensioni private vale 1.600 miliardi di dollari.
Intanto la triestina Illycaffè tenta l’impresa di portare il caffè nella patria del tè. E per farlo ha deciso di allearsi con Hangzhou Onechance Tech, gruppo da 800 milioni di capitalizzazione quotato alla Borsa di Shenzhen.
— © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Riproduzione riservata © il Nord Est