I big del Nordest trainano l’automotive ma il futuro è a rischio

PADOVA. Il settore automotive a Nordest è una filiera plurale e globale di imprese fornitrici ferme ai box e alle prese con i problemi di approvvigionamento di componentistica. Ma è anche un settore che esprime una leadership e che intende stare al passo con i grandi cambiamenti della rivoluzione elettrica e del car sharing.
Questi gli elementi portanti del nuovo numero di Nordest Economia dedicato al comparto e in edicola con il giornale martedì 19 ottobre.
«Le strozzature del sistema di fornitura globale stanno producendo effetti imprevisti, che mettono in difficoltà la piattaforma Nordest. Mancano schede per il controllo elettronico, soprattutto cinesi? Le aziende capofila, soprattutto tedesche, rallentano la produzione, Stellantis viaggia al 40% della capacità produttiva, con conseguenze negative sull’intera catena di fornitura» scrive Paolo Gurisatti nella sua analisi di apertura.
I mercati post-Covid cercano di ripartire, ricorda l’esperto, e si interrogano sulla transizione elettrica e sull’impatto che questa potrà avere nella divisione internazionale del lavoro. «La complessità dei saperi e delle esperienze applicate proprio alla fabbricazione di specifici componenti, dovrebbe garantire alle nostre imprese un comodo aggancio ai mutamenti futuri. Più avanti nel tempo le cose potrebbero cambiare, poiché la macchina da guerra predisposta dai cinesi inizierà a farsi sentire» scrive ancora.
Ma i nostri campioni dovrebbero rimanere, anche in futuro, centri di eccellenza mondiale nella ricerca, su problemi applicati, al servizio di tutto il mondo dei motori. Polimeri per le componenti in plastica di Sirmax, le grandi concerie del vicentino, da Gruppo Mastrotto alla Pasubio alla Dani con il pellame per gli interni, la Calearo con le antenne, Ufi Filter per i filtri, Fiamm e Midac per le batterie, Valbruna per l’acciaio, gli assali di Carraro Group, le molle di Mevis e la fanaleria di Inglass. Il Nordest, come detto, è una filiera estesa e plurale di fornitori per la componentistica dell’’automotive, per la commercializzazione e per il post vendita. Secondo una ricerca realizzata per Nordest Economia dall’Ufficio Studi e ricerche di Intesa San Paolo, il Triveneto nella produzione e distribuzione di auto impiega circa 63.900 addetti. Secondo l’analisi Intesa Sanpaolo, che ha analizzato i pagamenti effettuati nel periodo 2016-2020 da 1.300 imprese italiane dell’automotive e delle imprese della filiera appartenenti ai principali gruppi del settore, sono state identificate 623 mila operazioni per un importo complessivo di 16,6 miliardi di euro a favore di oltre 20 mila beneficiari italiani. Ne risulta che il 18% dei fornitori nella catena di fornitura dell’automotive proviene dal Triveneto.
Se questi sono i numeri le imprese sono state investite da una doccia fredda per la difficoltà di approvvigionamento dall’Asia di alcune componenti tecnologiche come i microchip. L’auto, insieme alla moda, è il principale settore oggi in difficoltà all’interno di un contesto generalmente positivo, ricorda il segretario generale della Uil Veneto Roberto Toigo. I problemi attuali sul fronte dell’approvvigionamento potrebbero spingere a un ripensamento delle delocalizzazioni. Nel post-pandemia occorrono catene di rifornimento più corte per reagire alla crescente incertezza e l’automotive non è estraneo al trend generale dell’economia. —
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