Carburanti, il salto di qualità di Vega. «Con la rete Esso siamo quarti in Italia»
Agostino Apa, ad del gruppo mestrino: al 30% nel consorzio che ha comprato 1.200 distributori dagli inglesi di Eg International

Un nuovo operatore si fa largo sul mercato italiano dei carburanti. Ma non si tratta di una grande multinazionale globale e nemmeno di un soggetto unico, fortemente centralizzato e strutturato come una società a sé stante.
Si tratta di un consorzio, per ora informale, di cinque operatori privati: la Vega Carburanti di Mestre della famiglia Vianello, la Pad Multienergy di Brescia che fa capo alle famiglie Zani, Ondelli e Petrolini, la Toil di Napoli, parte gruppo Toti, la Dilella Invest di Bari di proprietà dell’omonima famiglia e la Giap di Modica in Sicilia, controllata dalla famiglia Minardo.
Una storia dunque di imprenditoria tanto italiana quanto, appunto, familiare sta alla base dell’acquisizione annunciata ieri del 100% di Eg Italia da Eg International Limited, società inglese che nel 2018 aveva acquisito da Esso 1.200 distributori a marchio presenti sulla rete stradale italiana.
Un’operazione da 425 milioni di euro per una società, Eg Italia, che fatturava nel 2024 circa 2 miliardi di euro, distribuiva 1,8 miliardi di litri di carburante e contava circa 400 dipendenti nel Paese. Il nuovo azionariato di Eg Italia vede la veneziana Vega Carburanti e Pad Multienergy di Brescia detenere ciascuna una quota pari a circa il 30% della società, la Toil di Napoli circa il 18% e il rimanente suddiviso in parti uguali tra Dilella Invest di Bari e Giap di Modica.
Tra i protagonisti di questa operazione c’è Agostino Apa, amministratore delegato di Vega Carburanti.

Pronti per questa sfida?
«Vorrei chiarire che il closing effettivo dell’operazione avverrà solo a verso fine anno. Prima dovremo affrontare le valutazioni dell’Antitrust ed eventualmente le decisioni relative ad un possibile Golden Power. Una volta superati questi due passaggi potremo procedere alla gestione di Eg Italia con tutte le scelte e gli investimenti sulla rete che ne conseguiranno».
Qual è la ratio di questa operazione?
«Il mercato italiano è molto normato. È complesso, a tratti bizantino, e i grandi operatori internazionali hanno preferito, negli anni, abbandonarlo, eventualmente mantenendo, come Esso dopo la cessione del 2018, solo strutture industriali come raffinerie e depositi costieri. Questo ha aperto le porte all’intervento di operatori nazionali intenzionati, come lo siamo noi, a non lasciare ancora una volta in mani straniere un asset strategico come la distribuzione dei carburanti sulla nostra rete stradale».
C’era un tempo in cui Vega (che nel 2024 ha fatturato 720 milioni) era annoverata tra le “pompe bianche”, ora le dimensioni del vostro business si fanno diverse, non è così?
«Certo. Se si considerano i volumi effettivi della distribuzione dei cinque nuovi soci Eg Italia e si sommano alla rete che gestiremo, allora ci troveremo ad essere il quarto operatore nazionale, con una quota di mercato intorno al 12%: meno del 25% circa di Eni, del 20% di IP e del 18% di Q8 ma più dell’8% circa di Tamoil».
E tuttavia la differenza tra questi colossi e i cinque soci di Eg Italia sta nelle economie di scala che i primi possono realizzare. Avete pensato anche a questo?
«Credo che questa operazione possa essere l’inizio di un percorso di collaborazione e sinergia soprattutto in termini di logistica, acquisto della materia prima e, in futuro, anche per nuove operazioni di ordine industriale. D’altra parte la ratio di questa operazione è pienamente industriale e segue una logica di sviluppo che è condivisa da tutti i nuovi soci di Eg Italia».
Non vi preoccupa una transizione energetica che rischia di modificare la natura stessa della mobilità in Europa?
«Ne abbiamo tenuto conto, ma abbiamo tenuto conto anche del fatto che l’Europa sta ammorbidendo un approccio troppo rigido e irrealistico. Siamo convinti che un futuro, nella distribuzione dei carburanti, esista ancora. Comunque, tra gli investimenti che prevediamo, ce ne saranno anche per l’ammodernamento della rete con l’introduzione delle colonnine di ricarica».
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