I 130 anni di Livoni: sedie per il contract in tutto il mondo
Fatturato di 3 milioni di euro e una ventina di dipendenti a Corno di Rosazzo. «Puntiamo sulla qualità affidandoci ai migliori designer»

Centotrent’anni di storia imprenditoriale e familiare, in un intreccio che affonda le sue radici fin nell’epoca della dominazione austriaca: a celebrare il traguardo (in Friuli secondo, di poco, solo a quello di una ditta “cugina”, in senso letterale) è l’azienda Livoni di Corno di Rosazzo, che stasera, venerdì 11 alle 19.30, festeggerà la significativa ricorrenza nel suo capannone di sempre, a Corno di Rosazzo.
«È lo stesso fin dagli inizi», spiega l’attuale titolare e presidente, Maurizio Zilio, che ha preso le redini dello stabilimento nel 2019, dopo la scomparsa del fratello. «A detenere il primato di anzianità nel settore – conferma – sono in realtà i miei cugini, i fratelli Zucco, che operano a loro volta nello stesso paese e anch’essi nel comparto della sedia, come la Livoni. La storicità della fabbrica è documentata dalla sua sede, che per quanto ristrutturata, nel tempo, ha mantenuto intatta la parte originaria, quella degli esordi, che ora vorrei trasformare in un museo di archeologia industriale».
Venti dipendenti (più cinque collaboratori esterni), fatturato di 3 milioni di euro – nel 2024 – ed Ebitda di circa 100 mila, la Livoni produce appunto sedie, prevalentemente per il contract, e vanta un mercato globale: «Il 90% del nostro prodotto – spiega Zilio – prende la via dell’estero. Per il 50% circa esportiamo nel Nord Europa, per il 30% negli Stati Uniti e in Canada; la rimanenza viene spalmata un po’ovunque, Italia inclusa, naturalmente. Puntiamo molto – sottolinea quindi il manager – sulla qualità, affidandoci a designer capaci, a cominciare dagli architetti Massimo Iosa Ghini e Massimiliano Locatelli, per arrivare, in ambito locale, ad Adriano Balutto».
Le collezioni della Livoni sono destinate, per lo più, a spazi collettivi, fra alberghi, centri direzionali e congressuali; in percentuale minore vengono richieste dal comparto residenziale.
Marcata l’attenzione alle dinamiche della transizione ecologica: «Negli ultimi anni – testimonia sempre il presidente – abbiamo fatto uno sforzo enorme per diventare un’impresa green. Ora sotto il profilo energetico siamo autonomi, grazie ad un sistema di pannelli solari che copre il nostro fabbisogno. Per realizzare le sedie, inoltre, utilizziamo esclusivamente materiali certificati FSC».
La storia della Livoni ha inizio nel 1895, con Edoardo Livoni, che passò poi il testimone – negli anni Venti del Novecento – al figlio Giovanni; nel 1970 subentrò invece il nipote Luciano.
La ditta trovò poi continuità, a partire dal 2000, con l’arrivo della famiglia Zilio, inizialmente con Marco Zilio e dal 2019 sotto la direzione del presidente in carica.
«Provengo – racconta quest’ultimo – da una famiglia di seggiolai, sia per parte di madre (Rosalia Zucco) che di padre: mio nonno Secondo Zilio aveva rilevato la fabbrica di Giacomo Colautti, che con il fratello Luigi aveva iniziato a costruire sedie a Mariano del Friuli nel periodo in cui il paese era sotto la dominazione austriaca. Quando entrò in vigore un trattato che imponeva una tassazione del 10% per l’importazione dei prodotti dall’Austria all’Italia, Giacomo e Luigi decisero di trasferirsi a Corno di Rosazzo. La mia vicenda professionale, poi, ha fatto lunghi giri prima di tornare alle origini familiari: dopo aver conseguito la laurea all’Università di Venezia, con una tesi proprio sulle sedie (alla Facoltà di Economia aziendale), ho iniziato a lavorare nel gruppo ID Export di San Giovanni e Manzano, attraversando poi varie altre esperienze e infine, dopo la scomparsa di mio fratello, approdando alla Livoni». —
Riproduzione riservata © il Nord Est