Gruppo Ferroli in risalita, ricavi 2022 a 500 milioni: «Saremo polo aggregante»

L'azienda di San Bonifacio ha puntato sulla ricerca. L'ad Garrè: sviluppata una nuova generazione di caldaie ci sono anche quelle a idrogeno

Roberta Paolini

«È stata una strambata». L'ad Riccardo Garré condensa in una metafora marinaresca il percorso rapido e intenso che ha portato alla nuova vita del veronese Gruppo Ferroli. Avrebbe potuto usare i numeri: 500 milioni di ricavi nel 2022 e l'ambizione di andare a giocare un ruolo da leader nel settore riscaldamento e climatizzazione in Europa.

In questo l'azionista Attestor, ora al 96 per cento del capitale del gruppo, ha messo uno stop temporaneo al suo intendimento di valorizzare l'investimento e sarà al fianco del gruppo in un orizzonte in cui la parola d'ordine è crescita.

Il processo, spiega Garré, «è stato cristallizzato perché quest'anno si è verificata la tempesta perfetta: aumento dei costi energetici, guerra in Ucraina, inflazione, stretta sui tassi. Abbiamo ricevuto diverse manifestazioni d'interesse, da più soggetti, ma l'azionista ha ritenuto corretto non disperdere valore. Ogni mese cresciamo e miglioriamo, siamo un asset in continua evoluzione. E continueremo a crescere, in termini di fatturato e di redditività. Insomma, non c'è alcuna ansia di uscita».

Il cuore del rilancio, oltre gli aspetti meramente finanziari, sta nella visione anticipatrice del mercato. «Abbiamo sviluppato una nuova generazione di caldaie, tra cui quelle a idrogeno. Stiamo compiendo un percorso rapido e virtuoso di transizione energetica, partito nel 2019» spiega. In questi anni molto forti sono stati gli investimenti in ricerca e sviluppo, sono stati creati dei team dedicati ed è stata creata Ferroli Academy.

Elementi che stando portando il gruppo ad acquisire un primato nei sistemi ibridi sul mercato italiano e la leadership nei sistemi aerotermici e nelle pompe di calore. «Nei prodotti elettrici siamo passati dal 17-18% del 2020 a oltre il 50% del 2022 e continuerà a crescere» enumera il top manager. «Il processo di turnaround è stato incentrato sul green, siamo diventati il gruppo nel settore HVAC con la più alta percentuale di prodotti elettrici (riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell'aria ndr.)».

«Ci stiamo muovendo verso il full electric - anticipa Garré- siamo molto avanti nella sperimentazione. Certo, oltre ai prodotti servono le infrastrutture, i contatori, una rete di distributori; in generale, serve un potenziamento della rete elettrica. C'è anche un tema di abitazioni da ristrutturare perché siano adeguate ai nuovi sistemi».Sull'idrogeno invece Ferroli si è mosso come un precursore: «Lo stiamo sperimentando dal 2019 e collaboriamo con l'università di Eindovhen. Abbiamo depositato il brevetto di un bruciatore a idrogeno che può essere utilizzato in una caldaia 100% idrogeno. All'inizio del prossimo anno avremo completato lo sviluppo delle caldaie 100% idrogeno che verranno subito testate in Olanda.

A mesi potrebbero essere pronte alla commercializzazione, ma c'è il tema della distribuzione. Già oggi, invece, commercializziamo caldaie che possono utilizzare una miscela 20% idrogeno e 80% metano».Se il versante della gamma produttiva procede il gruppo resta concentrato anche nella riduzione costante delle emissioni, con una riduzione di CO2 emessa pari al 25% entro il 2024 e del 50% entro il 2030. Tutte strategie che si sono riverberate sul conto economico. Il 2022 Garrè lo definisce «eccezionale», con un consolidato di oltre 500 milioni, una crescita di circa il 30 per cento e un Ebitda attorno al 13-14%. «In Italia abbiamo aumentato le quote di mercato, crescendo più dei concorrenti. Va ricordato che all'inizio di questa ristrutturazione partivamo da un fatturato di 300 milioni nel 2018, con un Ebitda di 15 milioni».

Il 2023 sarà un anno ancora in incremento: «Stiamo ancora definendo il budget 2023, quindi non posso dare dettagli. Posso però dire che continueremo a crescere in misura sensibile, in termini di fatturato, redditività e generazione di cassa. Stiamo lavorando sul deleveraging del debito». Il debito del gruppo attualmente ammonta a circa 200 milioni, la leva nel 2022 sarà inferiore a 3x, l'obiettivo è portarla a 2,5x nel 2023. «Siamo alle fasi conclusive del rifinanziamento, che chiuderemo a settimane» dice ancora il top manager.E poi c'è il futuro: «Il 2023 sarà un anno decisivo per impostare un processo di consolidamento - conclude Garré - Se guardiamo all'Europa vediamo che le aziende del settore puntano a raggiungere una taglia di fatturato di 1 miliardo. È un obiettivo che possiamo raggiungere con la crescita organica, che sarà a due cifre anche l'anno prossimo e aggiungendo target strategici tramite M&A. Non escludiamo un'apertura del capitale. Se penso a Ferroli tra 3-5 anni, vedo un gruppo in grado da solo di raggiungere una dimensione, una caratura per candidarsi come protagonista di un processo di aggregazione».

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