Conterno (Nice footwear): «La calzatura veneta insieme a Università e Cnr per fare il salto»
Il presidente di Rir Face Design: «Per innovare la tradizione artigiana serve il supporto di realtà scientifiche e tecnologiche straordinarie»

Fare sistema, anche tra imprese differenti, è strategico per il made in Italy. A crederlo i protagonisti della nascita della Rir Face Design, la rete innovativa regionale: 23 imprese del distretto della calzatura veneta, 4 Atenei del territorio e il Consiglio Nazionale delle Ricerche, quel Cnr che mette a disposizione le sue competenze per facilitare la trasformazione digitale e sostenibile delle imprese del settore. Un piccolo nucleo iniziale che punta a fare da guida ad un settore forte in regione di 9.500 unità produttive di cui il 60% costituito da piccole imprese e capace di fatturare complessivamente nel 2023 circa 4 miliardi di euro, per una parte importante ottenuti dall’export.
Tra i protagonisti di questa iniziativa il Ceo di Nice Footwear Bruno Conterno, manager e presidente della Rir Face Design.
Quali sono le aspettative che le imprese hanno nei confronti della Rir Face Design?
«Ci aspettiamo che si sviluppi un sistema di condivisione delle informazioni e delle problematiche per centrare obiettivi comuni. Un progetto che mira a renderci tutti più forti contribuendo a realizzare un ecosistema economico della moda che sia consapevole di sé stesso e reattivo a livello sistemico. Spesso infatti, anche nel nostro settore, ciascuna impresa, i suoi stakeholders e i suoi partner hanno posizioni e punti di vista differenti. Punti di vista che necessitano di un percorso di sintesi per interagire con le istituzioni e il mercato in maniera più efficace e coerente».
Quali sono i nodi ancora da sciogliere in questo settore che pure ha dimostrato negli anni una notevole reattività?
«Godiamo dell’eredità del Made in Italy. Siamo considerati un’eccellenza mondiale, artigiani fabbricanti del lusso. Ma anche chi, come noi, conta su di una tradizione profondissima deve sapersi trovare preparato per interpretare i nuovi paradigmi: digitalizzazione, uso innovativo della leva finanziaria, delle tecnologie e dei nuovi materiali in una chiave di sostenibilità e di economia circolare. E la sostenibilità non è solo un’imposizione normativa ma un potenziale vantaggio rispetto a quei Paesi del mondo che si stanno affacciando al mercato come competitor. Ecco allora che il supporto di straordinarie realtà di sviluppo scientifico e tecnologico come gli atenei veneti e il Cnr, delle associazioni di categoria come Confindustria Veneto Est e di enti come la Regione del Veneto sono strategici».
Tutto questo può bastare?
«Senza dubbio è un aiuto importante. I costi della transizione sono significativi non solo in termini di tecnologie e macchinari: servono le informazioni e la formazione, le competenze digitali, quelle per l’applicazione della Lean Production e molte capacità organizzative e burocratiche anche solo per essere ottemperanti alle normative e sfruttare i vantaggi degli incentivi locali, nazionali ed europei. Tra le nostre imprese ci sono realtà che superano i 100 milioni di fatturato ma anche Pmi sotto i dieci. Sviluppare insieme progetti come quelli che attiveremo a settembre con il Cnr e Confindustria permette di dividere costi e condividere i vantaggi che ne derivano».
Su oltre 9.500 imprese del settore moda in Veneto attualmente solo 23 partecipano della Rir, avete intenzione di crescere?
«Abbiamo scelto di creare una piccola élite di aziende davvero interessate, disponibili a far partire i progetti e a rodarne i meccanismi. Quando saremo pronti per fare fronte alle richieste apriremo i nostri servizi ad un numero sempre crescente di altre aziende. Tra 4 o 5 anni vogliamo diventare una rete organica che abbracci tutte categorie del lusso e della moda che sono tante e sono forti. Ognuna merita la giusta attenzione e percorsi ad hoc per la propria competitività».
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