Gli industriali alla politica: «Non soltanto tasse, imprese da sostenere»

All’assemblea di Confindustria Veneto Est gli imprenditori premono affinchè le aziende vengano messe al centro dell’agenda del governo. L’ex presidente Destro: «Impensabile tagliare così Industria 5.0»

Eva Franceschini
Un momento dell'assemblea di Confindustria Veneto Est
Un momento dell'assemblea di Confindustria Veneto Est

Concretezza e velocità nel prendere provvedimenti urgenti e inderogabili, per fronteggiare le innumerevoli conseguenze della congiuntura geopolitica internazionale, che si stanno ripercuotendo sul tessuto economico non solo veneto, ma nazionale.

È questo ciò che gli imprenditori chiedono al mondo politico e alle istituzioni, per guardare al futuro con fiducia.

Un clima pacato e all’insegna del realismo attraversa la platea dei protagonisti all’assemblea generale di Confindustria Veneto Est che, al Centro congressi della Fiera di Padova, si sono espressi sui temi più rilevanti, dal provvedimento Industria 5.0 alla questione settentrionale.

Ciò che trapela dallo stato d’animo degli imprenditori è una sorta di resa di fronte all’evidenza: le imprese non sono ancora abbastanza al centro dell’agenda politica e si vedono ancora costrette ad arrangiarsi.

«Siamo sempre alla ricerca di qualcosa che possa aiutare le imprese a crescere – ha dichiarato Walter Bertin, presidente di Labomar e vicepresidente Confindustria Veneto Est con delega ai temi Esg -. L’impresa dovrebbe essere molto più centrale rispetto a quello che è attualmente. Che sia 5.0 o altro, l’importante è che si lasci lavorare l’azienda e darle le strutture e il supporto per poter crescere».

Per Enrico Moretti Polegato, alla guida di Diadora Sport, «è importante continuare con la collaborazione tra le imprese e all’interno delle imprese e con il governo, con le autorità locali, fino ad arrivare alla Commissione europea. Ci troviamo immersi in un momento congiunturale difficile – prosegue Polegato -, bisogna trovare una sintesi tra le esigenze di mantenimento della salute dei conti pubblici e il modo di dare supporto alle aziende, così da permettere loro di proseguire nella crescita e nel proprio sviluppo. Il Veneto è una terra votata all’esportazione, e quindi è necessario che le imprese siano messe nella condizione di svolgere al meglio il proprio lavoro e di svolgerlo anche rispetto alla concorrenza che troviamo anche al di fuori del nostro Paese».

Una riflessione sulla necessità di semplificare l’aspetto burocratico della misura Industria 5.0 è arrivata da Oscar Marchetto, presidente di Gruppo Somec: «Rispetto al tema di Industria 5.0, riteniamo che sia necessario apportare delle modifiche al provvedimento. Anche rispetto alla politica, l’idea che abbiamo è che debba diventare un ambito più alla portata degli imprenditori. L’assemblea è un momento di ritrovo ma anche un momento politico, perché siamo di fronte ad un cambiamento».

Incisivo e determinato l’ad di Aristoncavi e nella squadra nazionale di Confindustria con Emanuele Orsini, Leopoldo Destro: «A livello nazionale, innanzitutto, ci si deve concentrare su alcune priorità per rendere competitive le imprese. Primo: le infrastrutture materiali e immateriali, quindi energia e digitalizzazione. Secondo: la sburocratizzazione del Paese e la certezza delle regole, perché è impensabile tagliare un incentivo come il 5.0 senza preavviso. Tutto questo vale anche sul territorio. Le risorse sono scarse e vanno spese interamente».

Resta positivo il dato sull’export del Veneto «ma bisogna mantenere alta l’attenzione all’effetto dazi – dice il presidente dell’agenzia Ice, Matteo Zoppas -. I dati Istat sull’export mostrano un settembre al +10% tendenziale e i primi nove mesi a +3,5% . Siamo preoccupati dell'effetto dei dazi, ma senza allarmismo: dobbiamo capire la reale portata del fenomeno». —

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