Giustizia civile meno lenta, ma Venezia in frenata con Pordenone e Trieste

Il contenzioso fra privati fra il 2021 e il 2024 è in flessione ma con eccezioni significative. Martinez, presidente degli Avvocati d’impresa: «Forte crescita delle liti sulle successioni»

Riccardo Sandre

Nonostante tra il 2021 e il 2024 presso le Corti d’Appello italiane si sia registrato un calo medio del 24% dei procedimenti civili pendenti, in alcuni Tribunali ordinari del Triveneto, soprattutto a Venezia (+159%), Trieste (+73,7%) e Pordenone (+6,8%) la crescita delle controversie rischia di rallentare ulteriormente i tempi della giustizia.

Ma a guardare i dati relativi ai processi civili pendenti presso i Tribunali e le Corti d’Appello del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige elaborati dell’Associazione Italiana Avvocati d’Impresa emerge anche una buona notizia: sui 14 Tribunali ordinari del Nord Est solo tre (quelli già citati di Venezia, Trieste e Pordenone) hanno registrato nei quattro anni dell’indagine una crescita dei contenziosi.

Gli altri grandi Tribunali ordinari del Veneto registrano tutti una flessione più o meno marcata: Vicenza (-21%), Verona (-18,6%), Padova (-17,7%), Treviso (-15,4%) e Belluno (-2,2%). Bene anche quelli del Trentino Alto Adige con i tre Tribunali ordinari presenti tutti con dati in flessione: Rovereto (-32,6%), Trento (-31,6%), Bolzano (-7,6%). Un po’ meno bene quelli del Friuli Venezia Giulia che vedono solo due sedi di giustizia su quattro in flessione: Gorizia (-17,9%) e Udine (-6,7%) a fronte della crescita citata di Trieste e Pordenone.

Anche quando si parla di Corti d’Appello non va così male: a Venezia tra 2021 e 2024 si registra una flessione dell’arretrato nelle cause civili del 33,9%, a Trieste del -44,2%, a Bolzano del -5,9%. In controtendenza solo la Corte d’Appello di Trento che registra in questo lasso di tempo una crescita delle cause pendenti del 26%. «Questo andamento» afferma Antonello Martinez, presidente dell’Associazione Italiana Avvocati d’Impresa «riflette gli sforzi compiuti per migliorare l’efficienza del sistema, anche attraverso le misure previste dal Pnrr. E se le imprese hanno capito da tempo che è molto più vantaggioso trovare un accomodamento tra le parti piuttosto che procedere per via giudiziaria, registriamo una crescita considerevole delle cause relative alle successioni: la modifica della struttura stessa delle famiglie, l’assenza dei figli negli ultimi anni di vita dei genitori e la presenza di figure professionali di assistenza, vede sempre più spesso insinuarsi negli assi ereditari di figure terze che aprono a complessi procedimenti giudiziari. Procedimenti che, circa nel 70% dei casi, vedono fare capolino anche elementi di natura penale come la circonvenzione di incapace».

Ma pure per le imprese il tema della giustizia continua a essere caldo. «Andare in causa non è mai una bella idea» dichiara Daniele Salmaso socio e Ad di Salmaso Venezia, azienda calzaturiera di Fossò, «e se proprio ci si vi trova costretti è meglio chiudere il prima possibile. So di colleghi che pure dopo una vittoria in primo grado hanno preferito concedere alla parte avversa più di quanto dovuto per evitare di procedere con un Appello che avrebbe trascinato gli eventi per altri anni».

Un capitolo a parte è quello della giustizia tributaria. «Avere un processo pendente con un ente come l’Agenzia delle Entrate» continua l’imprenditore «può creare problemi sia con gli istituti di credito che con i rimborsi fiscali: ho sentito di colleghi entrati in contenzioso per poche decine di migliaia di euro che si sono visti bloccare, per anni, rimborsi Iva per centinaia di migliaia di euro».

Secondo l’ultimo report della Commissione per l'efficienza della giustizia del Consiglio d'Europa (Cepej) i tempi della giustizia civile italiana (mediamente 5 anni e 10 mesi) sono ancora tra i più lenti del continente. «Questo è un tema tanto urgente quanto delicato» sottolinea il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti. «I tempi e la certezza del diritto sono un nervo scoperto del nostro sistema che si tramuta nei fatti in un gap competitivo per le nostre imprese e per la capacità di attrarre investimenti. E se è vero che qualcosa è stato fatto è vero pure che c’è ancora molta strada da fare».

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