Gardini: «Le cooperative garantiscono l’8% del Pil e rispondono ai bisogni»

Il presidente di Confcooperative giovedì a Padova per gli 80 dell’organizzazione provinciale: «Il nostro modello è per sua natura sussidiario e integrativo rispetto al welfare pubblico»

Eva Franceschini

 

Confcooperative Padova si avvicina al suo 80° compleanno, configurandosi come la più grande e sviluppata associazione di rappresentanza delle cooperative a livello provinciale e la maggiore delle Confcooperative del Veneto. Oggi conta 221 cooperative aderenti, 11.500 mila i soci, 8.800 lavoratori, di cui 920 svantaggiati o in gravi situazioni di disagio, per un valore della produzione di quasi 1 miliardo di euro. In occasione di questo importante traguardo (il convegno-celebrazione giovedì mattina alle 9 in Fiera a Padova), interviene il presidente nazionale di Confcooperative, Maurizio Gardini.

Confcooperative ha radici lontane. Come si è sviluppata a livello nazionale?

«Confcooperative nasce nel 1919, sulla scia della dottrina sociale della Chiesa e dell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Una storia che affonda le radici nei valori della solidarietà e della mutualità. Il ventennio fascista interruppe bruscamente questo percorso, ma il 24 aprile 1945, quando l'Italia non era ancora ufficialmente liberata, l'associazione venne ricostituita da dirigenti che, poi, avrebbero scritto la Carta costituzionale, riconoscendo la funzione sociale della coope-razione all’articolo 45 della Costituzione. Sette padri costituenti tra i nostri dirigenti simboleggiano il profondo legame tra cooperazione e valori fondanti della Repubblica. In 80 anni, abbiamo creato sei milioni di posti di lavoro, un contributo straordinario alla ricostruzione e allo sviluppo del Paese. Oggi, rappresentiamo 16.000 cooperative, 540.000 occupati e un fatturato di 82 miliardi di euro».

Qual è stato il percorso dell’associazione padovana che, oggi, detiene il primato in Veneto in termini numerici?

«Confcooperative Padova celebra quest’anno il suo 80° anniversario, essendo stata fondata nel 1945. Il percorso parallelo tra la struttura nazionale e quella territoriale testimonia come il mo-dello cooperativo sia profondamente radicato nei territori e nella ricostruzione dell’Italia. Oggi la rete cooperativa padovana riunisce più del 50% delle imprese cooperative presenti sul territorio, operando in tutti i settori: dall'agricoltura al sociale, dal credito ai servizi. La cooperazione pata-vina ha saputo interpretare i bisogni della comunità locale, creando valore che resta nella città e nella provincia e promuovendo uno sviluppo inclusivo. È un esempio virtuoso di come i principi cooperativi si traducano in benessere diffuso e coesione sociale».

Com'è il mondo cooperativo di oggi?

«Il mondo cooperativo si trova ad affrontare sfide complesse, ma straordinariamente stimolanti. Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2025 l’Anno Internazionale delle Cooperative con il tema "Le cooperative costruiscono un mondo migliore", un riconoscimento che sottolinea il ruolo cruciale che il nostro modello può svolgere nell'affrontare le grandi questioni globali. In Italia, con oltre 12 milioni di soci e un fatturato di 160 miliardi di euro, le imprese cooperative incidono per l'8% sul PIL. Numeri che dimostrano la nostra rilevanza economica, ma soprattutto la capacità di coniugare competitività e responsabilità sociale».

Come si configura il Terzo settore anche alla luce dei nuovi bisogni della società e delle difficoltà nel reperire risorse da parte delle amministrazioni?

«Il Terzo settore, di cui la cooperazione sociale è parte integrante, vive una fase di profonda trasformazione. Il 2025 è un anno decisivo con l'entrata in vigore di importanti novità normative che stanno plasmando l'architettura giuridica, organizzativa e fiscale degli enti. La riforma del Codice del Terzo Settore e, soprattutto, il Piano di azione per l'economia sociale creano un quadro più strutturato per il comparto. Il nostro modello mutualistico è, per natura, sussidiario e integrativo rispetto al welfare pubblico. In questo momento storico, dove lo Stato non può più garantire tutto, la cooperazione diventa indispensabile per tenere coese le comunità e rispondere a bisogni emergenti: dall'invecchiamento della popolazione alla povertà educativa, dall'housing sociale all'inte-grazione».

Quali sono le sfide del prossimo futuro?

«Confcooperative si sta sviluppando con una visione chiara: consolidare la rappresentanza politica, innovare i servizi alle associate e valorizzare il nostro modello come risposta alle crisi contemporanee. Le coop italiane affrontano sfide significative a causa della stagnazione economica, dell'aumento dei costi e dei tassi di interesse ancora elevati, che hanno costretto molte realtà a rivedere le proprie strategie».

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