Gambaretto: «Aprirò cinquanta Bao Pop Bar in tre anni»
E' l’ambizioso obiettivo dell’imprenditore veronese Luca Gambaretto. «Vogliamo portare nel cuore delle città d’Italia non solo un nuovo modo di mangiare e bere ma uno stile di vita che ci faccia vivere meglio, nel rispetto del pianeta che abitiamo»

VERONA. Aprire cinquanta ristoranti in tre anni, consolidare la crescita dell’azienda che ha avviato nel 2017 e guardare a nuove e diverse forme di ristorazione, con particolare riferimento al mondo salutistico e veg.
Niente male per un giovane imprenditore di soli 32 anni, che ha iniziato a gestire locali alle “tenera” età di 21. Luca Gambaretto, veronese, sprizza entusiasmo ed energia nel raccontare il suo nuovo progetto, una start up aperta all’ingresso di altri soci nel capitale, che ha come obiettivo l’avvio su tutto il territorio nazionale di cinquanta punti “Bao Pop Bar”, ovvero ristoranti dedicati ad una clientela giovane che serviranno soprattutto “bao”, ovvero dei piccoli panini al vapore ripieni di carne, verdure o entrambe le cose, di origine cinese. La cottura al vapore permette al lievito fare il suo lavoro lentamente e con delicatezza, rendendo il pane estremamente soffice.

È sicuro del successo e conta di aprire i primi 5/7 locali nel giro di cinque mesi, a Milano, dove questa “moda” culinaria si va affermando. «Stiamo raccogliendo i capitali necessari a partire – spiega Gambaretto – e contemporaneamente stiamo selezionando i luoghi più adatti nella città e le persone giuste. Ci vuole un investimento iniziale tra i 100 ed i 150mila euro a locale, ma diversi soci, soprattutto veneti, sono già a bordo».
Con un investimento totale intorno ai 7 milioni di euro e un obiettivo, affermarsi a livello nazionale pur mantenendo sede, famiglia (moglie e due figlie) e centro degli affari a Verona.

«Il mondo della ristorazione – racconta – si va polarizzando sui due fronti, da una parte i locali a conduzione familiare e dall’altra Gruppi che cercano di creare catene ed industrializzare dei format di consumo» Luca Gamberetto, per essendo giovane, ha al suo attivo oltre un decennio di gestione del Ristorante Maffei, uno dei tempi della ristorazione scaligera, luogo di ritrovo della buona borghesia anche per la sua splendida sede nella centralissima Piazza Erbe, all'interno dell'omonimo palazzo cardinalizio del XVII secolo. La piazza in epoca romana era sede del Foro, tanto che la cantina all’interno del ristorante è immersa tra le antiche rovine del Campidoglio romano.

Ristorante Maffei – ora affidato soprattutto alle cure della sorella Silvia - è poi diventato il fulcro su cui il realizzare “Do It Better Group”, gruppo imprenditoriale di cui Gambaretto è amministratore delegato e che oggi propone diverse formule di ristorazione attraverso cinque diversi marchi: Ristorante Maffei, AMO Bistrot (cucina fusion), Oblò (hamburgheria di ottimo livello), SAOS (veg) e, a brevissimo, BaoPop Bar.

Nato formalmente nel 2017 DIB promuove un'idea di ristorazione a cui viene dato grandissimo rilievo a ospitalità e accoglienza, perni attorno a cui ruota il lavoro del direttivo e dei dipendenti. Oggi, a causa di due anni di pandemia ha un fatturato dimezzato (2,5 milioni annui) rispetto agli anni migliori.

Ma il Gruppo, comunque, dà già lavoro ad oltre cinquanta dipendenti, tutti regolarmente assunti ed inseriti in un percorso di crescita e di formazione. Sta lavorando anche ad ampliare il progetto di “local delivery”, di successo, il “Maffei a casa tua”, con i box contenenti i migliori piatti. E progetta anche un laboratorio centralizzato per la panificazione ed i lievitati. Ma il meglio deve ancora arrivare, sia con il progetto dedicato al “bao”, l’”astuccio" asiatico che accoglie al suo interno i sapori del mondo, che con quello dedicato a Saos, ovvero i ristoranti “salutistici” del Gruppo, che per ora sono due, a Verona e Trento, ma potrebbero presto aumentare, a partire proprio da Milano.

«Abbiamo l’ambizione di portare nel cuore delle città d’Italia non solo un nuovo modo di mangiare e bere ma uno stile di vita che ci faccia vivere meglio, nel rispetto del pianeta che abitiamo – dice Gambaretto. Vorremmo quindi che i Saos fossero delle piccole case fuori dalla casa di ognuno di noi».
Riproduzione riservata © il Nord Est