Fincantieri, patto d’acciaio, per nuove navi negli Emirati
Il gruppo triestino annuncia una joint venture con Edge, gruppo con sede ad Abu Dhabi. Collaborazione industriale per creare una filiera produttiva dal valore di 30 miliardi di euro

Patto d’acciaio di Fincantieri negli Emirati Arabi. Il gruppo triestino annuncia un joint venture con il gruppo Edge, uno dei principali gruppi mondiali di tecnologia avanzata nella Difesa, per creare una filiera produttiva da 30 miliardi attiva nella produzione di una vasta gamma di navi militari che avrà base ad Abu Dhabi.
Edge deterrà una partecipazione del 51%, mentre al gruppo navalmeccanico guidato da Pierroberto Folgiero sarà affidata la direzione gestionale. La joint venture avrà diritti di prelazione per gli ordini non Nato, sfruttando in particolare l'attrattiva degli accordi G2G Government-to-Government (accordi intergovernativi che regolano il mercato della difesa) degli Emirati Arabi Uniti e dei pacchetti di finanziamento del credito all'esportazione, insieme a una serie di ordini strategici -come informa una nota- effettuati da alcuni selezionati Paesi membri della Nato.

Edge Group comprende 25 aziende di Abu Dhabi del settore dell'aerospazio e della difesa con ricavi 2023 per oltre 5 miliardi di dollari. Si tratta di un gruppo da oltre 10mila addetti, specializzato in settori che spaziano dalla missilistica, ai veicoli militari di terra, ai sistemi navali alla cyberdifesa, all'ingegneria di precisione per applicazioni industriali.
Folgiero, accanto al numero uno di Edge, Hamad Al Marar, ha spiegato dopo la firma dell’accordo le ragioni della creazione di questa nuova piattaforma industriale che garantisce a Edge «un futuro di avanzamenti tecnologici e soluzioni di difesa navale migliorate». Il numero uno Hamad Al Marar ha sottolineato «l’incomparabile expertise tecnologico di Fincantieri sui mercati globali».
Sullo sfondo uno scenario geopolitico difficile le guerre in Ucraina e Medio Oriente stanno innescando un aumento esponenziale della spesa militare mondiale che nel 2022 aveva superato i 2mila miliardi di dollari con gli Usa a coprire il 39% del totale, seguiti da Cina, Inghilterra e Francia.
Fra i colossi europei della difesa in prima fila, oltre all’italiana Leonardo, ci sono i francesi di Safran e Thales, gli inglesi di Bae System e la tedesca Rheinmetall. A complicare il quadro c’è la la crisi del Mar Rosso che sta spingendo molti Paesi a dotarsi di navi più grandi in grado di avventurarsi su rotte transoceaniche, necessità avvertita anche dagli Emirati che anche per questo ha avviato la partnership con il gruppo triestino.
Fincantieri, che aveva già acquisito i primi contratti nell’area con il Qatar per la costruzione di quattro corvette, avrebbe battuto negli Emirati la concorrenza proprio dei francesi. «Questa intesa industriale consolida e rafforza i rapporti di collaborazione nel settore marittimo fra Italia e Emirati», ha detto il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago presente alla firma per il governo.

Sulle spese per la difesa «credo che siamo di fronte a un nuovo ciclo geopolitico in cui i nostri partner storici, come la Marina militare Italiana e la Marina degli Stati Uniti, stiano accelerando i propri programmi di investimenti.
C’è una grande richiesta di mezzi navali anche in Medio Oriente e nel Sud-Est asiatico, due aree particolarmente esposte al momento», ha detto di recente Folgiero collegato con gli studi di Bloomberg TV a Londra. Secondo un recente rapporto di Mediobanca sull’industria della Difesa Fincantieri rientra nel gruppo dei trenta principali gruppi mondiali del settore con ricavi individuali superiori a 1,5 miliardi di euro.
Nel piano industriale del colosso navalmeccanico triestino si punta a crescere nelle navi militari grazie soprattutto alle commesse con la Marina Usa. Sullo mappa ora si aggiunge questa presenza negli Emirati.
La joint comporterà anche una cooperazione nella commercializzazione dei suoi prodotti con le marine di diversi Paesi nel mondo, ma anche lo sviluppo dell’ambito underwater con un programma di sottomarini di medie dimensioni.
E qui si può ricordare che Fincantieri punta a valorizzare il business dei sommergibili, una tradizione per il gruppo triestino che ha firmato con un big della difesa come Leonardo accordi per sviluppare sistemi di protezione delle infrastrutture critiche sottomarine, inclusi i droni subacquei.
L'obiettivo dell'intesa con Abu Dhabi, ha spiegato ancora Folgiero, è di creare «una piattaforma industriale unica nel suo genere in grado di cogliere con massimo spirito imprenditoriale e competenze distintive le notevoli opportunità di mercato che hanno origine negli Emirati Arabi Uniti e si estendono dagli Emirati ai mercati internazionali».
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