Electrolux, ancora in flessione le vendite nel secondo trimestre. Pronta a cedere il brand Zanussi e attività non core
La domanda debole di mercato penalizza il Gruppo, che si posiziona nella fascia alta e medio-alta del mercato. Avviata la valutazione per la cessione di impianti in Egitto

Elena Del Giudice / PORDENONE
Secondo trimestre in negativo per Electrolux, con calo delle vendite dell’8,4% mentre sul fronte ricavi la flessione è stata più modesta, -3%, a 2,84 miliardi di euro. E a fronte di un trend che il gruppo ritiene proseguirà ancora, ecco decollare una nuova iniziativa dal carattere strategico: la vendita di brand come Zanussi e Zoppas (che ovviamente per Fvg, Veneto e l’Italia rappresentano una parte della storia industriale del territorio) insieme a Ideal, Faure, Zanker, Rosenlew, Elektro-Helios, per l’elettrodomestico, e Olympic Electric e Kwikot per gli scaldabagni, oltre agli impianti di produzione in Egitto (per il “bianco”) e a quelli di scaldabagni in Egitto e Sud Africa. In vendita anche gli immobili in cui la produzione è cessata (è il caso di Memphis, negli Usa) o cesserà a breve (la fabbrica ungherese di Nyiregyhaza). Il valore stimato complessivo delle attività in cessione è di circa 10 miliardi di corone svedesi (oltre 860 milioni di euro).
«Dopo lo spin-off del business professionale (ovvero Electrolux Professional, dal 2020 società indipendente. ndr), il nostro focus è sull'innovazione sostenibile - dichiara il ceo di Electrolux Jonas Samuelson -. La strategia del Gruppo è orientata alla crescita redditizia in categorie selezionate di elettrodomestici nei segmenti medio e premium, con i nostri marchi principali Electrolux, Aeg e Frigidaire».
E questa operazione potrebbe non essere l’unica: «sono in fase di valutazione ulteriori semplificazioni strutturali e riduzioni della complessità», chiarisce il ceo.
L’annuncio è arrivato insieme alla trimestrale che fotografa un altro periodo di sofferenza, sul piano vendite, per il Gruppo, che ha visto contrarsi ancora il mercato con una domanda che, in Europa, è scesa del 12%, e che resta debole anche in altre aree come Usa e Asia
I ricavi segnano -3% nel periodo a 2,84 miliardi di euro, la variazione è invece positiva nel semestre gennaio-giugno, +2% con un fatturato di 5,73 miliardi di euro. Il calo delle vendite «è stato determinato dalla persistente debolezza della domanda di mercato con i consumatori che si sono spostati verso fasce di prezzo più basse», spiega il gruppo. A compensare la domanda in parte è intervenuto il prezzo, «anche se le promozioni sono aumentate in modo significativo». Il risultato operativo è negativo per 124 milioni di corone, 10,7 milioni di euro, scontando gli accantonamenti legati ad un contenzioso con l’Antitrust francese (voce non ricorrente).
Soddisfatto il ceo per i risultati delle azioni sul fronte taglio dei costi: l’obiettivo di ridurre di 3.800 dipendenti l’organico del gruppo è, oggi, stato raggiunto all’83%. Il risparmio vale 1,6 miliardi di corone (circa 138 milioni di euro), l’obiettivo sono i 5 miliardi di corone di risparmio annuo nel ’23, e di 7 miliardi nel ’24, nel raffronto con il 2022. Il 2° trimestre chiude in perdita per 648 milioni di corone, circa 56,3 milioni di euro.
Nel periodo aprile-giugno «il costo delle materie prime è stato neutrale - ancora il ceo - ma la valuta si è deteriorata e abbiamo continuato ad affrontare un’inflazione dei costi elevata» in particolare su lavoro ed energia. Guardando alle prospettive, secondo Samuelson inflazione e tassi di interesse continueranno ad impattare sulle scelte dei consumatori per tutto il 2023. «Di conseguenza prevediamo che la domanda del mercato sarà negativa anche per l’ultima parte dell’anno» e in tutti i Paesi.
La minore domanda si riflette sugli stabilimenti italiani che fanno ricorso alla cassa integrazione, in particolare Porcia, Solaro e Forlì.
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