I dazi frenano il vino. Bottega: «Perso il 20% in Usa, ora rilancio con i duty free»

Il bilancio del patron della cantina trevigiana dopo due mesi di dazi. «Dobbiamo essere ottimisti, sperando che le scorte si normalizzino»

Lorenza Raffaello
Sandro Bottega guida l'azienda con i fratelli Stefano e Barbara.
Sandro Bottega guida l'azienda con i fratelli Stefano e Barbara.

Le dogane parlano di un calo del 26% delle vendite del vino italiano nel mercato americano in questo terzo trimestre del 2025 e il primo dopo l’entrata in vigore dei dazi del 15%. Per Bottega, storica azienda vitivinicola con sede a Bibano di Godega, nel trevigiano, la diminuzione delle esportazioni ha sfiorato il 20% rispetto a luglio 2024, cifre considerevoli considerando che gli States portano in azienda un fatturato di 9 milioni.

«Dopo meno di tre mesi dall’entrata in vigore definitiva negli Usa dei dazi al 15% sui vini italiani, l’andamento delle importazioni verso il mercato domestico sembra avere un calo, come segnalato anche dai dati delle dogane che parlano di un meno 26%. Speriamo che sia temporanea e che probabilmente dovuta alla gestione delle scorte», ha affermato il patron, Sandro Bottega, «da parte nostra, confermiamo un calo delle esportazioni verso il mercato domestico».

La risorsa dei border stores

Secondo l’imprenditore il problema non sono soltanto i dazi, ma anche il cambio sul dollaro non favorevole agli importatori americani, che quindi si trovano sostanzialmente un aumento molto importante del prezzo del petrolio e dei prodotti: «Ma se verso gli States notiamo un calo, rileviamo un aumento delle vendite del canale duty free che ovviamente usufruisce del beneficio della non applicazione dei dazi», spiega.

Bottega conferma l’aumento nei mercati non sottoposti ai dazi. Si tratta di navi da crociera, compagnie aeree, ma anche basi militari, canali diplomatici, border stores verso Canada e Messico. «I mercati free rappresentano più della metà del nostro fatturato negli Stati Uniti. Non bisogna pensare che il duty free sia solo l’aeroporto, ma riguarda tutte le persone che lavorano in zone libere dai dazi».

Le scelte degli importatori

Bottega vuole mantenere un certo ottimismo: «In generale credo sia troppo presto sia per disperarsi che per tirare delle somme e prevedere una situazione catastrofica. L’ipotesi più probabile – continua l’imprenditore – è questa: speriamo che la temporanea diminuzione sia piuttosto dovuta ai comportamenti degli importatori che, nell’incertezza delle percentuali e del mercato, abbiano voluto esaurire le scorte e abbiano atteso un po’ prima di ricostituirle. Le voci di corridoio ci dicono comunque che la negoziazione non sia finita e speriamo che nel futuro ci siano buone nuove».

Secondo il fondatore della vitivinicola ora è anche il momento di un intervento della politica: «È​​​​​​ necessaria una promozione dei prodotti italiani, in modo tale che il consumatore sia comunque motivato a continuare ad acquistarli, nonostante gli aumenti di prezzo che ovviamente ci sono e ci saranno e al tempo stesso agli imprenditori italiani devono creare un sistema insieme a tutti gli altri attori della filiera, essere compatti e cercare nuovi sbocchi. Dovremmo cercare nuovi sbocchi che sono ovviamente comunque principalmente in Europa».

Obiettivo Mercosur

«Per noi gli Usa rappresentano il quinto mercato, dopo Europa, Inghilterra, Canada e Giappone», conclude Bottega, «c’è un una possibilità anche nel Sud America, che sicuramente rappresenta un mercato già abbastanza florido e potrà crescere ancora di più grazie all’accordo stipulato tra Europa e Mercosur, gli effetti li vedremo nei prossimi mesi».

«Intanto manteniamo un ottimismo di fondo supportato dall’immagine positiva del vino italiano e del suo eccellente rapporto qualità-prezzo e per il momento riteniamo sia giusto attendere l’evolversi degli eventi».

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