Dazi Usa al 30%: rischio da 4 miliardi per il Veneto
Occhialeria e dispositivi medici (1,4 miliardi), bevande e vini (614 milioni) e oro (581 milioni) sono i principali settori che esportano in Usa dal Veneto

I dazi doganali al 30% voluti dall’amministrazione Trump potrebbero costare fino a 4 miliardi di euro l’anno al sistema produttivo veneto. L’allarme arriva dall’Ufficio studi della CGIA, che segnala gli effetti diretti e indiretti delle misure protezionistiche statunitensi: dal calo dell’export all’apprezzamento dell’euro, fino all’aumento dell’incertezza sui mercati e dei costi delle materie prime.

Veneto più resiliente grazie alla diversificazione
Nonostante l’impatto potenzialmente pesante, il Veneto – con oltre 7,5 miliardi di euro di export verso gli USA – potrebbe contenere i danni grazie a un’elevata diversificazione dei prodotti venduti oltre Atlantico. Occhialeria e dispositivi medici (1,4 miliardi), bevande e vini (614 milioni) e oro (581 milioni) sono i principali settori esportatori.

Sud Italia più vulnerabile
A rischio soprattutto il Mezzogiorno, dove molte regioni esportano pochi tipi di prodotti e sono quindi più esposte a eventuali restrizioni. Sardegna (indice di diversificazione al 95,6%), Molise (86,9%) e Sicilia (85%) risultano le più vulnerabili. Fanno eccezione la Puglia, che con un indice del 49,8% si colloca tra le realtà meno esposte a shock commerciali.
Lombardia e Veneto tra le più solide
Secondo la CGIA, le regioni con il minor rischio di subire contraccolpi gravi dai dazi sono Lombardia (43%), Veneto (46,8%), Puglia (49,8%), Trentino-Alto Adige (51,1%), Emilia-Romagna (53,9%) e Piemonte (54,8%).
Qui la varietà dell’export rappresenta una solida protezione contro l’eventuale estensione delle barriere commerciali USA ad altri settori.
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