Da Cdp a Ferrovie: nel risiko delle nomine il Nord Est protagonista
Nel primo semestre dell’anno andranno a rinnovo i vertici di numerose società pubbliche Da Giadrossi a Belloni, da Bernabè a Scaroni, tutti i manager coinvolti nella partita

A Palazzo Chigi, con l’inizio dell’anno, si è messa in moto anche la complessa macchina per il rinnovo dei consigli di amministrazione delle aziende di Stato. Un giro di poltrone che riguarderà 63 società, direttamente e indirettamente partecipate, i cui vertici dovranno essere sostituiti entro il primo semestre dell’anno. Una partita che vedrà tra i protagonisti anche diversi manager con profonde radici a Nord Est.
Tra le società che si avviano al rinnovo le più prestigiose sono certamente Cassa Depositi e Prestiti, braccio operativo del Ministero dell’Economia attualmente guidata dall’Ad Dario Scannapieco e dal presidente Giovanni Gorno Tempini, la Rai e Ferrovie dello Stato, per la quale il governo sta anche ragionando se mettere sul mercato una piccola quota. Sulle Ferrovie, a cui sono affidati ben 24 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, si giocherà una delle partite decisive per valutare gli equilibri tra i partiti di maggioranza.
Il ticket alla guida di Fs è attualmente composto da Luigi Ferraris come amministratore delegato e dalla triestina Nicoletta Giadrossi come presidente. Ed è su quest’ultima che si stanno concentrando i ragionamenti del governo che, soprattutto nell’ottica della gestione dei fondi comunitari, vuole mandare un messaggio forte in chiave anti-corruzione. E il nome che Giorgia Meloni avrebbe individuato per questo scopo sarebbe quello di Elisabetta Belloni, ambasciatore oggi alla guida del Dipartimento per l’informazione e la sicurezza.
Il suo nome era già circolato lo scorso anno per la poltrona di presidente di Leonardo, colosso della difesa e dell’aerospazio. Una nomina che non era andata in porto anche per non provocare problemi al buon funzionamento dei servizi.
Ma quest’anno, ovviamente al netto di una sua effettiva disponibilità, potrebbe essere la volta buona per Belloni, che a Padova mantiene conoscenze e rapporti consolidati grazie anche alla sua lunga consuetudine con il Cuamm Medici per l’Africa di don Dante Carraro. Oltre a Ferrovie, l’altra grande partita si giocherà sul rinnovo dei vertici di Cassa depositi e prestiti, uno degli strumenti pubblici più potenti in campo economico e che ha visto espandere la sua attività in questi anni.
La partita coinvolge anche le fondazioni bancarie che sono azionisti di minoranza dopo il ministero dell’Economia: Cariparo detiene lo 0,6%, Fondazione Venezia lo 0,4%, Cassa di risparmio di Trieste lo 0,25% e Fondazione Friuli lo 0,1%. Per statuto esprimono il presidente mentre la maggioranza del cda e l’Ad sono di nomina governativa.
I nomi circolati sono quelli di Antonino Turicchi (presidente di Ita), di Gaetano Miccichè di Intesa Sanpaolo e di Alessandro Daffina di Rotschild Italia. Quest’ultimo ha una lunga consuetudine con Paolo Scaroni, manager vicentino attualmente presidente dell’Enel (la nomina è avvenuta proprio l’anno scorso).
Nell’elenco delle partecipate di seconda fascia figurano tra le altre Acciaierie d’Italia, il cui presidente, dimissionario, è Franco Bernabè, tra i cui numerosi incarichi figura anche quello di presidente di Finint Infrastrutture Sgr e in passato alla guida della Biennale di Venezia. L’ex Ilva è tuttavia avviata verso il commissariamento. Ha invece ancora un anno di tranquillità l’udinese Stefano Venier: il suo incarico alla guida di Snam scadrà infatti nel 2025. —
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