Cosulich: nel 2023 altre acquisizioni in acciaio, logistica e marine energy

Il presidente Augusto Cosulich: «Continuiamo a investire il problema è capire esattamente dove ha senso farlo»
Franco Vergnano

Fratelli Cosulich Spa ha da poco presentato (si veda il box a lato) un bilancio record. La prima domanda al presidente del gruppo, Augusto Cosulich, è quindi d’obbligo. Qual è il “segreto” di questa performance?

«Gli ingredienti sono tre. Ascoltare tutti gli stakeholder con cui si collabora, dai propri clienti ai fornitori, per comprendere gli elementi della catena logistica in cui operiamo che possono essere migliorati. Cambiare il paradigma della relazione da “Gruppo vs. cliente/fornitore” a “Gruppo con business partner”. Il primo segreto è proprio voler fare affari, maggiori sia in termini qualitativi che quantitativi».

Il secondo elemento?

« Non aver paura di diversificare. Siamo presenti in 13 aree di business in cui l’obiettivo principale è quello di creare sinergie tra le varie attività».

Che cosa mette al terzo posto?

«Pensare ad investire nel capitale, umano e finanziario. Siamo prevalentemente un gruppo costruito su società di servizi, uno degli asset più importanti è quindi il personale che lavora con noi. C’è poi il versante finanziario: nella ciclicità del nostro settore abbiamo sempre deciso di reinvestire i guadagni».

Siete nati a Genova ma risultate molto legati a Trieste per via delle radici del vostro gruppo, che qui si è sviluppato ed ha tuttora la sua sede legale. La società da sette generazioni è guidata dalla sua famiglia. Avete 128 aziende. Come fate, sotto l’aspetto organizzativo, a gestire e coordinare il tutto? In altre parole, qual è il vostro business model?

«Il nostro modello di gestione è basato su fiducia, trasparenza e condivisione. Ogni membro del board segue e coordina una o più aree principali. C’è massima condivisione tra noi consiglieri e ogni decisione viene discussa e presa insieme, con la massima trasparenza e fiducia. Fiducia poi che si trasmette ai manager che hanno un ampio spettro decisionale nella gestione operativa, ma anche strategica delle nostre aziende. Inoltre, in tutte le società nelle quali abbiamo soci di minoranza, se non c’è unanimità nelle decisioni, anche le meno importanti, noi preferiamo non procedere. Non vogliamo imporci, ma sempre creare del valore aggiunto con tutti i soggetti».

Anche il 2023 sarebbe iniziato molto bene. Grazie al vostro operating cash flow che sfiora i 50 milioni di euro (più 80% sull’anno precedente), avreste già fatto numerose altre acquisizioni. Ci può confermare questo trend?

«In effetti sono già state concluse alcune operazioni importanti. Nelle attività armatoriali abbiamo acquistato, nei primi tre mesi dell’anno, due motonavi general cargo (ex Venture ocean e Toto). Il gruppo poi, attraverso controllate e collegate, ha acquisito tre aziende che saranno molto sinergiche tra le varie business unit: una nelle telecomunicazioni satellitari marittime (Argenton), una per lo shipchandling (la croata Assa) e la piemontese Lifi, nel settore dell’acciaio. Abbiamo poi fondato una nuova società la Css Singapore che opererà nello yachting. Da qui a fine anno abbiamo anche alcuni target che sono strettamente legati alle nostre tre aree di focus: marine energy, logistica e acciaio. Senza dimenticare che entro dicembre diventerà operativa, in ambito europeo, la prima di due unità Small sale & Lng bunker vessel, un investimento pari a 90 milioni di dollari».

La strategia dei Cosulich come azionisti è quella di privilegiare il reinvestimento degli utili in azienda per far crescere il business piuttosto che distribuire i dividendi. Come mai questa scelta che, in effetti, in Italia non tutti i family business compiono?

«Siamo imprenditori che vogliono fare impresa e quindi le risorse che generiamo vogliamo utilizzarle per crescere. All’interno della nostra famiglia nessuno vive di eccessi. Siamo grati di quello che abbiamo e quindi vogliamo ricambiare cercando di creare ancora più ricchezza, più posti di lavoro. In giro si notano molti imprenditori restii ad investire. Noi invece vogliamo farlo, il nostro problema è capire dove. Lo shipping sta vivendo sotto molti aspetti una rivoluzione (vedi i fuels del futuro e la catena di approvvigionamento). E’ difficile comprendere quale sia la scelta giusta, anche ascoltando gli esperti, ma non ci possiamo fermare, dobbiamo progredire».

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