Confindustria Udine: «Produzione in frenata e investimenti al ralenti»

 

L’analisi congiunturale dell’Ufficio Studi sul terzo trimestre evidenzia una fase di arretramento. Le esportazioni appaiono sostanzialmente stabili: incide l’apprezzamento dell’euro sul dollaro

Lucia Aviani

 

Una fase nel segno dell’arretramento, per effetto sia del fattore stagionale – il periodo estivo – che dell’andamento specifico delle varie filiere industriali: la fotografia della produttività del comparto manifatturiero della provincia di Udine nel terzo trimestre 2025, elaborata dall’Ufficio Studi di Confindustria Udine, attesta un passo indietro rispetto a quello precedente, con una variazione congiunturale negativa pari al -2,4% e con una flessione tendenziale del - 0,9% sullo stesso periodo del 2024 (risultato comunque meno marcato di quello emerso dalla rilevazione precedente, che aveva registrato una variazione del –2,4%).

La contrazione della produzione industriale si rispecchia nelle dinamiche commerciali: le vendite nel trimestre aprile-giugno 2025 sono calate del 3,1%, documentando invece un lieve aumento tendenziale (+0,4%) sul terzo trimestre dell’anno passato.

L’export appare sostanzialmente stabile: incide l’apprezzamento dell’euro sul dollaro (+13% dall’inizio del 2025) e verso altre valute, con conseguente riduzione della competitività sui mercati extra-euro. Hanno toccato il –4% (sempre in rapporto al secondo semestre) gli ordinativi, che appaiono in compenso stabili su base annua (+0,1%).

Tiene, nell’insieme, il mercato del lavoro, dove si rileva una leggera variazione congiunturale positiva dell’occupazione (+0,4%), riflesso della resilienza del sistema manifatturiero del territorio e frutto, probabilmente, anche di politiche di mantenimento delle competenze in previsione di un miglioramento del ciclo nel 2026 o di processi di turnover ordinario.

Nell’arco del trimestre gli investimenti non hanno vissuto una spinta significativa, mantenendo piuttosto la linea della prudenza, salvo interventi finalizzati ad accrescere la sostenibilità ambientale.

La panoramica d’insieme delinea insomma un momento ciclico piuttosto debole (conseguenza dei rallentamenti verificatisi negli scorsi trimestri), caratterizzato da un approccio gestionale improntato appunto alla cautela, tanto a livello di capacità produttiva quanto di scorte.

Disomogenea l’evoluzione dei livelli produttivi, se analizzati per comparto: la meccanica riscontra una diminuzione congiunturale dello 0,7%, compensata da un +0,2% tendenziale, mentre le percentuali della siderurgia – nello stesso ordine – sono in entrami i casi del – 1,1%; il settore del legno-arredo accusa un –11,4% congiunturale, bilanciato da un aumento tendenziale dell’1,7%, l’alimentare decresce congiunturalmente del 3,7% e del 6% tendenzialmente, la carta registra un –1,5% congiunturale (con, però, un +0,2% tendenziale). In aumento invece gomma e plastica (+2% congiunturale, +5% tendenziale); per la chimica si rilevano i dati del –0,6% e +0,7%, per i materiali del –11,7% e –1,8%.

L’84% delle aziende prevede stabilità per i prossimi mesi, il 9% si attende un incremento dei livelli di produzione e il 7%, infine, paventa una riduzione. Tutto ciò in un contesto internazionale in cui alla diminuzione dei costi dell’energia rispetto ai picchi del recente passato (gas a 31 euro/MWh, contro i 45 euro di un anno fa e i 24 euro del novembre 2019) si affianca un’inflazione a livelli contenuti (1,2%, nel mese di ottobre).

«Al di là delle performance trimestrali, più o meno soddisfacenti, le nostre imprese sono davanti a un bivio storico: o si sceglie di innovare e collaborare per consolidare la competitività internazionale, o si rischia di rallentare in un contesto internazionale, di post globalizzazione, sempre più veloce e competitivo. Da tempo, peraltro, in Italia si riscontra una dinamica economica debole» commenta il presidente di Confindustria Udine, Luigino Pozzo, sottolineando come il principale vincolo alla crescita del Paese sia proprio la bassa produttività. L’unica soluzione è «investire con decisione – sollecita Pozzo – nelle competenze tecniche, nella formazione dei giovani e dei lavoratori, triplicare gli investimenti in ricerca e sviluppo, avvicinandoli al 3% del Pil, in linea con le grandi economie avanzate, garantire energia sostenibile e a costi accessibili attraverso un piano strategico europeo. E ancora – conclude il numero uno di Confindustria Udine – ridurre il costo del lavoro e potenziare le infrastrutture materiali e immateriali» .

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