Cimolai spa affronta il caso derivati. Si lavora per la continuità aziendale

Commesse ci sono, la crisi non è industriale. Lazard cerca soci e capitali. Il rischio passaggio di mano

Elena Del Giudice

Di fronte alle difficoltà «Alza la testa e avanti sempre».

È uno degli insegnamenti che Armando Cimolai, il fondatore dell’azienda che porta il suo nome, scomparso domenica scorsa a 94 anni, ha trasmesso ai figli. Un insegnamento che Luigi ha voluto ricordare nel corso della cerimonia funebre legandolo ad una promessa: «Farò di tutto per non deluderti».

E il tempo per iniziare a lavorare per mantenere quell’impegno è già iniziato.

La Cimolai spa è infatti impegnata ad affrontare una crisi finanziaria provocata da un’operazione con i derivati che era stata attivata a protezione del rischio su cambi che non solo non ha prodotto il risultato atteso, ma ha generato perdite che si aggirerebbero sui 400 milioni ma che, allo stato, è difficile valutare.

Le paratie per il Canale di Panama costruite da Cimolai
Le paratie per il Canale di Panama costruite da Cimolai

Ora al di là dell’attribuzione di responsabilità legate a quell’operazione, che sarebbero all’origine della revoca dell’incarico al cfo e a un altro manager, pare di capire che la Cimolai si sia esposta in derivati legati al tasso euro-dollaro chiamati “targeted accrual redemption forward”, o Tarf, ha spiegato l’agenzia di stampa economica Bloomberg, e la perdita è stata generata dalla debolezza dell’euro rispetto al dollaro. Sempre secondo quanto ha riportato la società di servizi finanziari, i Tarf sono stati utilizzati per la copertura del rischio valutario legato ad alcune opere come lo stadio in Qatar, struttura da 60 mila posti che sarà resa disponibile per i mondiali di calcio del prossimo mese di novembre, per lo stadio Las Vegas Raiders e il Perelman Performing Arts Center di New York.

L’imperativo è ora individuare le soluzioni più opportune per traghettare l’azienda fuori da questa crisi finanziaria garantendone la continuità.

L'Elt, il telescopio più grande del mondo che Cimolai sta costruendo in Cile
L'Elt, il telescopio più grande del mondo che Cimolai sta costruendo in Cile

Cimolai, oltre 400 milioni di euro di ricavi nel 2021, ha infatti in portafoglio nuovi ordini e cantieri aperti in diverse parti del mondo che impiegano un migliaio di addetti (dei quali circa 300 in Italia, concentrati negli stabilimenti Roveredo in Piano, Polcenigo, San Giorgio di Nogaro, Monfalcone oltre che nella sede di Porcia). Se crisi è, non è di carattere industriale: Cimolai – che ha già cambiato lo skyline di tante città – continua a essere un’eccellenza delle soluzioni ingegneristiche nel mondo.

La partita che si apre, e che probabilmente è una parte dell’incarico già affidato alla banca d’affari statunitense Lazard, riguarda la ricerca di capitali. Il rischio è che questa storica azienda del Friuli Venezia Giulia possa passare di mano. L’appeal è indiscutibile, il patrimonio di competenze altrettanto, il mercato in cui opera è senz’altro interessante, e competitor che abbiano nel mirino l’acquisizione di know how e nessun legame territoriale non mancano. Ecco perché c’è già chi suggerisce un coinvolgimento di Friulia, una mossa che, oltre a consentire l’ingresso nel capitale sociale della spa della finanziaria controllata dalla Regione, affianca un interlocutore istituzionale a futuri tavoli di trattativa. E, perché no? , inserisce una condizione per far scattare, se fosse necessario, la golden share.

Un comprensibile riserbo viene mantenuto sull’operazione. Ciò che è noto è che l’azienda ha informato i dipendenti su quel che è avvenuto, rassicurando sulla volontà di percorrere tutte le strade possibili per salvaguardare società e posti di lavoro.

Infine incontri tra i vertici della Cimolai e gli istituti di credito avrebbero già avuto luogo e ragionevolmente il confronto proseguirà nelle prossime settimane.

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