Carel, più tecnologia: investe 10 milioni nel centro di ricerca
L’ad Nalini: «R&D elemento strategico nel nostro modello»

Circa 10 milioni di euro di investimento per un nuovo centro di ricerca che ospiterà una ventina di ricercatori specializzati nel settore termotecnico e nella termodinamica in un nuovissimo edificio multifunzionale da 4.500 metri quadri che ospita un laboratorio di ricerca, camere climatiche certificate, cabine di collaudo prototipi, ma anche un centro di formazione, sala congressi e aree espositive.
È questa l’ultima novità della sede centrale di Brugine del gruppo Carel, società quotata allo Star di Borsa Italiana che ha chiuso il suo 2023 con ricavi a quota 650 milioni di euro (+21,1% sul 2022) e un Ebitda Margin adjusted al 21,5%. Un gruppo che ha sempre avuto la ricerca e sviluppo (R&D, nella sigla inglese) nel proprio Dna e che nel 2023 ha investito in questo ambito circa il 4% del proprio fatturato.
«L'R&D è un elemento strategico del modello di business di Carel», ha spiegato Francesco Nalini, ad di Carel Industries, « e gli investimenti in questo ambito sono sempre cresciuti in valore assoluto. È vero però che in percentuale sui ricavi la spesa nel 2023 è stata un po’ inferiore rispetto ad un obiettivo che oscilla tra il 5% e il 6%. I ricavi sono aumentati molto rapidamente negli ultimi anni ma gli investimenti in ricerca seguono modalità e tempi che si sono dimostrati, in alcuni casi, meno rapidi della nostra crescita nei ricavi».
Forte nel mondo di oltre 2 mila dipendenti (800 dei quali proprio nella sede di Brugine), Carel ha a libro paga circa 400 ingegneri e laboratori dislocati al fianco delle proprie strutture produttive sia negli Usa che in Cina.
«Fino dal 1998 Carel ha scelto di sviluppare alcuni particolari centri di ricerca di cui questo nuovissimo Knowledge center è un esempio», aggiunge Nalini. «Sono realtà che si occupano della ricerca di base in ambito software e hardware.
La ricerca permette un incremento delle performance di efficienza energetica e ambientale dei macchinari dei nostri clienti. In questo nuovo polo ci occupiamo dello sviluppo di algoritmi di software per il funzionamento delle macchine dei nostri partner, dei test sui nuovi gas refrigeranti a basso impatto ambientale e per l'efficienza energetica dei prototipi dei clienti ma anche di accompagnare i produttori nell'incremento e nell'ottimizzazione delle performance dei propri modelli.
Non solo: questi laboratori ospitano i ricercatori delle università italiane, quella di Padova ma anche il Politecnico di Milano e altre ancora, che lavorano con noi a progetti condivisi. Tutto ciò non produce nuovi prodotti a marchio Carel ma ci permette di accompagnare i nostri clienti nel loro processo di evoluzione tecnologica rimanendo all’apice del settore».
La società, già in tempi non sospetti, ha adottato una strategia di crescita globale tale da dislocare nelle due principali aree di produzione e consumo dl mondo (Cina e Stati Uniti) strutture complesse in grado garantire l’intera copertura locale con i propri prodotti e servizi.
«Sia in Cina che negli Usa abbiamo posizionato tutti i nodi della nostra filiera, dal marketing alla produzione» spiega l’Ad di Carel. «L’R&D è una funzione strategica solidamente presente in entrambe le aree. In un periodo di tensioni geopolitiche crescenti, di scelte protezionistiche e di potenziali disaccoppiamenti, anche tecnologici, l’essere presenti in maniera così strutturata in questi due grandi mercati trainanti ci offre maggiori garanzie di stabilità.
Nel contempo, dopo il Covid e lo shortage del 2021-22 abbiamo rafforzato la resilienza della nostra supply chain e lavoriamo con costanza sull’analisi strategica della nostra catena di approvvigionamento. Essere più solidi e più efficienti in ogni situazione ci permette di guardare ad un futuro che vediamo sempre più integrato tra software e hardware, tra digitale e reale, tra cloud e controllo sul campo».
Riproduzione riservata © il Nord Est