Campara, il saggio di Golden Goose: «Lusso è ascoltare i consumatori»

L’amministratore delegato dell’azienda di Marghera: «Oggi una canzone dura tre giorni pensate quanto sia vetusta una sfilata»

Gioia Giudici
Un evento di Golden Goose in Bacino di San Marco
Un evento di Golden Goose in Bacino di San Marco

«Parlare di sistema è vecchio e non perché sono un visionario, ma perché oggi non c'è creatività senza sensibilità, che è quell'atto di umiltà che consente di togliersi i propri panni e immedesimarsi in quelli altrui». È il messaggio lanciato al Luxury Summit de Il Sole 24 ore da Silvio Campara, il ceo del marchio veneziano delle sneakers Golden Goose, che ha chiuso il 2024 con ricavi netti per 654,6 milioni, in crescita del 13,1%.

«Si parla di mercati, ma oggi - ha proseguito Campara - non ci sono i mercati, né la fabbrica o l'operaio, ci sono semplicemente i bisogni, emotivi e materiali, e la moda si occupa di entrambi. Pensare che il primato della competitività sia della Francia o dell'Italia oggi non ha senso, perché sta in ogni individuo». «Golden Goose non è una scarpa, ma - ha spiegato dal palco - una cultura della ricerca della versione migliore di sé, questo è moda, perché è società, non è un abito o un prezzo e lo dice uno che ha due fabbriche di proprietà, che lavora in 74 paesi e ha 265 negozi di proprietà, mentre il mondo del lusso perde il 50% in acquisition (far entrare nuovi clienti in negozio, ndr) e il 37% in retention (farli tornare). Tra amministratori delegati una volta ci si diceva “tu che revenues hai?”, mentre oggi ci si chiede “ma tu hai gente in negozio?”».

Un problema cui il Ceo del brand fondato nel 2000 ha dato una sua spiegazione: «Oggi l'85% del lusso dovrebbe essere rappresentato dalla generazione che va dai 16 ai 45 anni, ma - ha riferito - per un brand del lusso medio questo target rappresenta tra il 7 e l'8% perché più diventi maturo più sale la disponibilità, ma anche le responsabilità. Oggi l'industria del desiderio non c'è più: il telefonino - ha riflettuto - ha tolto l'essenza del lusso per come lo pensavamo, si è persa la nozione di tempo, un tempo attendevi l'uscita di un film o di album, oggi la canzone più figa dura tre giorni, voi immaginatevi quanto sia vetusta una sfilata o il fatto che ci siano ancora Ceo di brand giganteschi che si preoccupano del designer per sfilate di cui non interessa a nessuno».

Secondo Campara, oggi, «la nuova call dei brand è capire che non dobbiamo più far sognare ma ispirare, perché i poli idealistici del passato come religione e politica hanno fallito e oggi a causa del sistema binario dei social media puoi scegliere ma non decidere». Con Golden Goose, nei cui negozi il cliente può co-creare o riparare i suoi acquisti, «siamo a +50% acquisition e +70% retention, con oltre 2 milioni di consumatori giovani e leali, perché - spiega - abbiamo saputo fare una cosa che fanno in pochissimi: ascoltare e osservare, la gente vuol essere ascoltata e avere un angolo dove decidere». 

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