Buttrio, i 60 anni della Tonello: nuove tecnologie e investimenti

Il core business dell’azienda di Buttrio sono i semilavorati in lamiera Il fatturato è di circa 10 milioni di euro, una cinquantina i dipendenti

Riccardo De Toma

 

Ottantasette anni, di cui 60 trascorsi in azienda. La sua di azienda, che proprio oggi taglia il traguardo dei 60 anni di attività, con il fondatore ancora saldamente in sella. Lui è Bruno Tonello, l’impresa è la Tonello Spa di Buttrio, nata nel luglio 1965 come piccola officina di carpenteria e oggi capofila di un gruppo che conta una cinquantina di dipendenti e opera su quattro stabilimenti, tutti con sede a Buttrio.

Tutto cominciò da una scuola professionale, il Collegio dei Mutilatini, dove Bruno, veneto di Cittadella, arrivò negli anni Quaranta dopo essere rimasto vittima dell’esplosione di una bomba, che lo lasciò cieco di un occhio. Fu lì che imparò il mestiere di carpentiere e che mosse a sua volta i primi passi da docente, prima di decidere, all’età di 27 anni, di diventare imprenditore, affiancato fin dai primi passi dalla moglie Gioia Codaro.

Già all’inizio degli anni Settanta l’officina divenne capannone, man mano che la Tonello, nata per eseguire riparazioni a mezzi agricoli e piccoli lavori di carpenteria, prese a specializzarsi in quello che ancora oggi è il suo core business, la realizzazione di semilavorati in lamiera.

Una vocazione che portò da subito clienti importanti, dal manifatturiero al settore ferroviario, e supportata da una costante attenzione agli investimenti in nuovi macchinari e in nuove tecnologie. Già alla fine degli anni Settanta il primo capannone iniziò a essere piccolo, portando al secondo ampliamento, seguito da un terzo nel 1987 e nel nuovo millennio dalla creazione di altre due aziende, la Eurocomet e la Ossilaser, successivamente inglobate nella Tonello Spa.

Da bottega artigianale a gruppo industriale, che con i suoi quattro siti può contare su una superficie produttiva di 4.500 metri quadrati e su un’impiantistica di assoluta eccellenza, con presso-piegatrici capaci di sviluppare potenze fino a 3.300 tonnellate.

Tutto questo, però, senza mai perdere il legame con il territorio e soprattutto il Dna di impresa familiare. Al timone con Bruno Tonello ci sono le due figlie, la primogenita Roberta dal 1980, la secondogenita Sandra dagli inizi degli anni Novanta.

«Fin da ragazze – raccontano – abbiamo sempre vissuto la realtà dell’impresa a fianco dei nostri genitori, che si trattasse di fare una bolla o di capire come funzionava la produzione. All’inizio ci sentivamo quasi due pesci fuor d’acqua, immerse com’eravamo in un mondo così peculiarmente maschile come quello dell’industria, ma fin da subito abbiamo percepito questa impresa come parte di noi».

Alle porte, intanto, bussa già la terza generazione, quella dei figli di Sandra e Roberta. Ad assicurare continuità, pur nel mare incerto degli attuali scenari economici globali, ci sono mercati di sbocco che non conoscono crisi, su tutti la cantieristica navale e il settore oil&gas.

Dopo il picco raggiunto nel 2022, quando il fatturato superò ampiamente gli 11 milioni, e un buon 2023, la Tonello ha giocato in difesa il 2024, chiuso a quota 9,2 milioni. Nuovamente in crescita il 2025, che secondo le proiezioni di metà esercizio vedrà il ritorno sopra quota 10 milioni: il miglior modo per festeggiare i primi sessant’anni. —

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