Alkeemia al lavoro per la transizione: «Chimica cruciale per l’auto elettrica»

A Porto Marghera l’azienda controllata dal fondo inglese Blantyre Capital è specializzata nei derivati dell’acido fluoridrico
Francesco Furlan

Presidia il mercato della chimica del fluoro da metà degli anni Cinquanta, conta cento dipendenti e un fatturato di 70 milioni di euro ma, all’amministratore delegato Lorenzo di Donato, piace parlare dell’Alkeemia di Porto Marghera come di «una grande startup per i prodotti derivati dell’acido fluoridrico decisivi per la transizione energetica e le auto elettriche». L’impianto, realizzato dalla Ipcm-Edison nel ’56, è passato poi alla Montedison, alla Solvay e al gruppo Flurosid. Dal 2021 Alkeemia è controllata dal fondo inglese Blantyre Capital Ltd.

Di Donato, l’azienda produce e tratta acido fluoridrico dal 1956. Come è cambiato il suo uso industriale nell’arco degli ultimi 70 anni?

«L’impianto di Porto Marghera è nato per produrre acido fluoridrico per gli impianti refrigeranti, poi bandito perché troppo inquinante. In anni più recenti l’acido, vettore del fluoro, è diventato materia prima per gli impianti Solvay di Spinetta Marengo e Tavaux, in Francia, dove vengono realizzati derivati come i fluoro-polimeri utilizzati per prodotti noti a tutti come il teflon e il goretex. Ora il nostro obiettivo è, in aggiunta, di realizzare a Marghera i derivati a maggior valore aggiunto».

Perché la chimica del fluoro sarà così importante per la transizione energetica?

«Le batterie dei motori elettrici sono per il 15% composte da prodotti fluorurati. E per dare risposte alle domande del mercato dei mezzi elettrici, destinato a crescere in fretta, serviranno infrastrutture adeguate. Ci sono altri usi che stiamo analizzando che ci vedranno impegnati nel settore dei semi-conduttori, i microchip per intenderci, che devono essere sanificati con acido fluoridrico purissimo».

Il passaggio ai mezzi elettrici è decisivo per il vostro piano di sviluppo. Non la preoccupano alcuni ripensamenti in corso o la cautela dei consumatori per il prezzo, l’autonomia della batteria o i tempi di ricarica?

«La direzione è tracciata. Che le auto elettriche siano meno inquinanti lo dice la scienza. Guardiamo al Giappone o alla Cina, è come giocare la schedina del totocalcio il lunedì: le auto in circolazione sono tutte elettriche, alla portata dei consumatori. Ricordate quanto costavano i primi televisori a led? È il principio dell’economia di scala. Oggi in Europa le auto elettriche costano tanto perché non c’è ancora una produzione di massa. Per ciò che riguarda autonomia e tempi di ricarica della batteria ricordiamoci che siamo in una fase evolutiva della tecnologia: presto ci saranno auto con autonomia di oltre mille chilometri e batterie ricaricabili in dieci minuti. Entro il 2035 l’Europa si è data l’obiettivo di creare una rete di fornitura completa per la produzione di auto elettriche».

Quali sono gli investimenti previsti a Porto Marghera?

«Negli ultimi tre anni abbiamo investito 60 milioni di euro. E altri ne investiremo per la produzione di derivati del fluoro ad alto valore aggiunto. Il solo progetto per la produzione di sale di litio, che è necessario sempre per le batterie, vale circa 100 milioni di euro. L’avvio della produzione è previsto nel 2027. Stiamo sperimentando anche processi di lavorazione della grafite, materia prima necessaria per le batterie, la cui produzione sarà avviata intorno al 2028-2029. Il nostro obiettivo è realizzare a Porto Marghera il Polo europeo dei derivati del fluoro, una piattaforma di materie prime per le batterie dei mezzi elettrici e più in generale per l’energy storage, coinvolgendo anche altri operatori già presenti qui».

Prevedete assunzioni e quali profili cercate?

«Consideriamo di raddoppiare l’organico in tre anni, arrivando a circa 200 dipendenti. Cerchiamo ingegneri, chimici e operai specializzati».

Allargando lo sguardo a Porto Marghera: chimica del fluoro, idrogeno, biocarburanti. Come vede il futuro di quest’area industriale?

«Porto Marghera è stata la base della crescita industriale italiana. Era la chimica di base, che oggi troviamo in Nord Africa o in Cina. Oggi qui c’è la necessità di cambiare anima, l’Italia ha bisogno di chimica evoluta, di valore, sicura e pulita. A Porto Marghera ci sono le competenze e le infrastrutture per questa trasformazione, e c’è anche la volontà politica di supportarla».

Domani apre Battery forum, una tre giorni di confronto, di che si tratta?

«È un forum dedicato alle materie prime a monte della produzione delle batterie. Vi parteciperanno operatori di tutto il mondo, produttori e utilizzatori. Una contaminazione positiva tra tutti gli attori interessati, comprese le università». —

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