Alessandro Banzato, (Acciaierie Venete): «È a rischio tutta l’industria. L’energia ci costa 10 volte rispetto ad un anno fa»

“Senza una riduzione significativa dei prezzi e una stabilizzazione del mercato le conseguenze si sentiranno in tutto il sistema industriale. Non solo nei settori energivori come il nostro ma su tutte le filiere produttive” dice l’imprenditore

 

Riccardo Sandre

«Se i prezzi dell’energia rimarranno questi, o anzi cresceranno ulteriormente a rischio non sarà tanto il settore siderurgico ma l’intero sistema industriale del Paese e forse di una parte importante dell’Europa». A dirlo il presidente e amministratore delegato di Acciaierie Venete Alessandro Banzato che si dichiara estremante preoccupato per il futuro del secondo paese manifatturiero del continente, l'Italia, qualora i prezzi di gas ed elettricità dovessero rimanere quelli attuali.

Presidente Banzato, il suo successore alla presidenza di Federacciai Antonio Gozzi, qualche giorno, fa ha fatto sapere che le imprese siderurgiche sono pronte a fermi produttivi inediti per il settore, voi come state gestendo l’emergenza energetica?

«Da quando siamo ripartiti dopo lo stop di agosto, qualche giorno fa, abbiamo iniziato a fare fermi produttivi selettivi per evitare i picchi di costo dell’energia elettrica: lunedì ad esempio ci siamo fermati dalle 19 alle 23, martedì invece abbiamo evitato un picco di costo che ha portato il prezzo di un Megawattora a 770 euro, quando un anno e mezzo fa il prezzo era di 60 euro».

Fino a che punto riuscirete a scaricare sul mercato l'effetto di questi aumenti?

«Il problema è proprio questo: noi abbiamo una gamma di produzione piuttosto varia e possiamo contare su un portafoglio ordini solido. Altrimenti, le dico la verità, molto probabilmente non saremmo affatto ripartiti sabato scorso. E tuttavia l’impennata dei prezzi di luglio ci mette in grave difficoltà: i nostri costi stanno aumentando in maniera sempre più significativa e stiamo lavorando proprio in questi giorni per preparare le quotazioni per i nostri clienti. I prezzi dovranno essere rivisti al rialzo anche se abbiamo qualche dubbio che il mercato sarebbe in grado di riassorbire da solo l’urto dell’aumento dei costi dell’energia. La volatilità complica ulteriormente la questione e il trend al rialzo di questi mesi fa il resto. Noi cerchiamo di fare al meglio la nostra parte: da un lato caricandoci una quota del peso degli aumenti, dall’altro lavorando di fatto a singhiozzo per evitare i picchi di costo dell'energia. Cerchiamo di seguire l’andamento dei prezzi indicati per le fasce orarie del giorno successivo con fermi mirati nelle ore più difficili. Certo questo non è modo per nulla consono per gestire un gruppo siderurgico».

Lei parlava di un picco del prezzo del Megawattora a 770 euro. Cosa significa in termini pratici? «Rispetto ad un anno fa si tratta di un amento di oltre 10 volte. Per intenderci è come se un litro di benzina costasse 20 euro o più. Sono convinto che se le cose non dovessero cambiare ci renderemo conto tutti di questa situazione, nelle nostre aziende, dove già stiamo facendo i conti con una situazione inedita, ma pure nelle nostre case».

Qualche giorno fa Stefano Besseghini, presidente dell’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, preconizzava impatti significativi su tutta la filiera industriale a seguito degli attuali ulteriori aumenti del gas, lei condivide questo scenario?

«Temo che senza una riduzione significativa dei prezzi e una stabilizzazione del mercato le conseguenze si sentiranno in tutto il sistema industriale. Non solo nei settori energivori come il nostro ma su tutte le filiere produttive. Non posso escludere che si possa assistere a blocchi produttivi ben più importanti delle piccole operazioni tattiche che portiamo avanti, ora dopo ora, per dare risposte ai nostri clienti in questi giorni. Noi per primi, se le cose dovessero peggiorare ulteriormente, non troveremmo più un senso economico nel proseguire con la produzione. E credo che le conseguenze di questa situazione si sentiranno su tutto il manifatturiero».

Tutto ciò non rischia di mettere in difficoltà il sistema produttivo italiano sui mercati globali in cui compete?

«Certo. Quello che mi preoccupa in effetti è proprio questo: in altri paesi come per esempio negli Usa, ma non solo, non si vive affatto l’emergenza energetica che viviamo in Italia, come pure in Germania e altrove in Europa. Non mi stupirei quindi se il protrarsi di questa situazione comportasse una perdita di quote di mercato a livello globale. quote che poi sono difficili da recuperare».

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