Il veneto Ambrosetti ambasciatore in Cina «Aiuterò il dialogo tra Nordest e Pechino»
Il diplomatico padovano si insedierà il 16 maggio. Indicato dal governo Meloni, gestirà dossier delicati a partire dalla Nuova Via della Seta. «I 700 anni di Marco Polo un’occasione
per la cooperazione tra i due Paesi»

Giorgia Meloni si affida a Massimo Ambrosetti per gestire i rapporti forse più delicati per la politica estera italiana, vale a dire quelli con la Cina. Veneto doc (padovano per nascita e formazione universitaria, ma cresciuto a Vicenza) dal 16 maggio Ambrosetti si insedierà a Pechino nel ruolo di ambasciatore italiano presso la Repubblica Popolare. Da qui dovrà gestire dossier delicati, in primis la questione sulla partecipazione italiana alla Nuova Via della Seta, e favorire il dialogo tra i due Paesi anche dal punto di vista economico.
A breve si insedierà come ambasciatore a Pechino. Quali sono i rapporti con la Repubblica Popolare?
«I rapporti fra Italia e Cina sono tradizionalmente buoni. Questa positività è rafforzata dal fatto che da parte cinese si guarda all’Italia come all’unico altro paese che abbia una civiltà plurimillenaria nel suo retroterra storico e culturale. Il dibattito recente sulla “identità di civiltà” è parte del processo con cui la Cina sta ridefinendo il suo ruolo nelle relazioni internazionali. L’anno prossimo si terranno poi le celebrazioni per i 700 anni di Marco Polo, che i cinesi vedono come un grande esempio di contatto pacifico tra popoli e civiltà. Sarà certamente un’occasione importante per sviluppare ulteriormente il dialogo e la cooperazione tra i nostri due grandi Paesi».
Si sta discutendo se rinnovare o meno l’intesa sulla nuova Via della Seta, che avrebbe visto il porto di Trieste come porta d’accesso. Il presidente di Confindustria Bonomi ha detto che sarebbe meglio uscire, ma gli imprenditori temono possibili danni alle esportazioni.
«Si deve attendere, senza fare illazioni, il processo decisionale politico in corso che sta definendo anche a questo riguardo un indirizzo strategico in linea con i cambiamenti e le sfide poste dalle grandi questioni internazionali. Voglio però sottolineare che l’Italia, a prescindere da questa problematica, ha con la Cina un partenariato strategico bilaterale che permetterà auspicabilmente la ripresa nei prossimi mesi delle riunioni del Comitato intergovernativo Italia-Cina, che è l’organismo di coordinamento delle relazioni bilaterali tra i due paesi ed è presieduto dai due ministri degli Esteri e svolge la cruciale funzione di supervisione ed orientamento dei progetti e delle iniziative che coinvolgono i due Stati. È poi prevista, dopo l’interruzione della pandemia, anche la convocazione della Commissione economica mista Italia-Cina».
Si parla anche di una visita di Giorgia Meloni.
«La Presidente del Consiglio deciderà quando effettuare nel corso dell’anno una sua visita in Cina, che avrà ovviamente grande rilievo in questa fase, non solo sul fronte bilaterale. Ricordo poi che il Presidente della Repubblica Mattarella è stato invitato ufficialmente a Pechino dal presidente Xi Jinping. Tutti elementi che mostrano come le relazioni siano molto intense e che l’obiettivo oggi è quello di definire un nuovo paradigma su basi solide e positive che tenga conto della accresciuta complessità a livello internazionale».
Le imprese del Nordest sono pronte per le sfide che pone il gigante cinese?
«Le aziende del Triveneto hanno tradizionalmente sempre svolto un ruolo estremamente dinamico e positivo nelle nostre relazioni economiche con la Cina e saranno certamente all’altezza delle nuove sfide in questo campo. Come ambasciatore sarò al servizio anche del sistema Nordest che, penso, possa e debba beneficiare di tutte le sue eccellenze in maniera sinergica, con un ruolo significativo svolto anche dal suo ottimo sistema universitario. Mi viene in mente, oltre alla mia Alma Mater Patavina, l’università Ca’ Foscari di Venezia che ha un eccellente Dipartimento di studi sull’Asia orientale e come rettrice Tiziana Lippiello, professoressa ordinaria di Lingua cinese classica con la quale ho già avviato un proficuo dialogo».
La stampa internazionale ha recentemente parlato di un forte interessamento del gruppo cinese Midea per l’Electrolux e delle preoccupazioni dell’amministrazione americana per questa possibilità. L’elettrodomestico è strumento di geopolitica?
«Senza entrare nel caso specifico, è vero che con gli sviluppi delle tecnologie innovative siamo entrati in un mondo completamente diverso. In questo senso come Italia e come Europa dobbiamo ridefinire il nostro approccio strategico indirizzandoci verso una maggiore autonomia e capacità di sviluppo tecnologico. Il tema fondamentale è quello di garantire l’utilizzo di tecnologie affidabili per tutte le filiere produttive e la protezione dei sempre più numerosi dati che verranno acquisiti attraverso settori quali, come nel caso citato, la domotica. Gli Stati Uniti hanno adottato una normativa molto stringente sugli standard che devono garantire le filiere produttive degli asset strategici. Italia ed Europa stanno affrontando questa sfida sistemica sul piano internazionale anche nei rapporti con giganti tecnologici quali Stati Uniti e Cina».
Lei è stato direttore per gli Affari internazionali strategici dell’Agenzia per la Cybersecurity Nazionale, un tema al centro della competizione globale. A che punto sono le imprese italiane?
«La cybersecurity , come dicevo, è una componente ormai essenziale delle relazioni internazionali. In particolare in questa fase di competizione strategica, la dimensione cyber è al centro di molti rapporti e per questo l’Italia si è attrezzata e rafforzata con la creazione dell’Agenzia della Cybersecurity Nazionale. La sfida che abbiamo di fronte oggi è quella di creare consapevolezza unitamente alle risorse umane e forza lavoro per affrontare le sfide future. In Italia mancano almeno centomila addetti per la Cyber sicurezza e, in questo senso, le università hanno un ruolo fondamentale favorendo non solo le iscrizioni nelle cosiddette materie Stem, ma aumentando anche la ricerca di base che è la condizione necessaria per lo sviluppo tecnologico. Come Agenzia abbiamo promosso, fra l’altro, con cinque regioni una Rete di coordinamento nazionale degli ITS Academy per la transizione digitale che promuoverà lo sviluppo di percorsi formativi dedicati alla digitalizzazione e alla sicurezza informatica dei processi delle imprese private e della pubblica amministrazione. Si tratta di corsi biennali per favorire poi le assunzioni nella pubblica amministrazione o nel sistema produttivo locale, per difendere le aziende dai sempre più numerosi attacchi informatici».
Un altro tema cruciale per le imprese è quello dell’intelligenza artificiale generativa. Un paio di mesi fa Henry Kissinger ha scritto un lungo articolo mettendo in guardia contro i rischi di uno sviluppo incontrollato di questa tecnologia che vede sfidarsi sul campo le superpotenze Stati Uniti, Cina e Russia. Cosa ne pensa?
«Il tema è complesso e richiede una riflessione non solo pratica ma anche teorica sui processi cognitivi che tutto questo implica. I cosiddetti linguaggi naturali sono fuorvianti perché, favorendo un’interazione per così dire “antropomorfa” con la macchina, ci fanno dimenticare talvolta che le risposte che fornisce l’intelligenza artificiale dipendono anzitutto da come vengono categorizzati i dati e che quindi le risposte non sono mai innocenti o oggettive. Allo stesso tempo si tratta di una grande possibilità: in medicina la capacità e la rapidità di calcolo dell’AI hanno permesso cure per il cancro che hanno capacità di target che ci sognavamo fino a pochi anni fa. Elementi che ci portano al cuore della competizione strategica in una prospettiva di rischi ma anche di opportunità».
Qual è?
«Il primo attore statuale o privato che farà il balzo decisivo per sviluppare e utilizzare tecnologie quali i computer quantistici o la crittografia quantistica avrà strumenti che potranno penetrare la protezione di qualsiasi sistema, riuscendo così ad ottenere un enorme vantaggio comparativo a livello globale».
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