Grande distribuzione, la sfida a Nordest tra ricavi in crescita e calo dei consumi

Che il Nordest sia una terra votata al commercio è ormai fatto noto. Meno noto è l’impatto della ricchezza prodotta dalle grandi catene del territorio che producono oltre il 28 per cento del comparto food e oltre il 17,6% del comparto non food. Un risultato ottenuto grazie ai campioni della grande distribuzione: nell’alimentare da Eurospin (soci veronesi) a Gruppo Pam (azionisti veneziani) al vicentino Gruppo Unicom, nelle altre categorie merceologiche la veronese Calzedonia oppure la mestrina Ovs, senza dimenticare industrie come Benetton Group e Geox che hanno costruito anche una forte rete distributiva.
Di questo e altro si occupa il mensile Nordest Economia, in uscita martedì prossima in allegato con questo giornale. Saranno prima di tutto messi a fuoco i numeri di un settore in continua crescita. Anche se non è tutto oro quel che luccica. Spinta ancora dagli effetti dell’inflazione la distribuzione moderna continua infatti a brillare in particolar modo a Nordest, segnando un +5,04% di ricavi tra il 25 settembre e il primo ottobre 2023 nel confronto con lo stesso periodo del 2022. Un dato migliore di quello nazionale (+3,09%) e di tutte le altre aree geografiche italiane. I dati di NielsenIQ certificano dunque l’ennesimo progresso della Gdo in Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna. Un progresso, si sottolinea però, dovuto quasi esclusivamente all’inflazione. «I dati confermano il perdurare di una situazione caratterizzata dalla debolezza dei consumi, con un andamento dei volumi di vendita soprattutto nel settore alimentare che rimane in terreno negativo», spiega Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, «la conferma di questo trend desta preoccupazione anche per l’impatto che si prefigura sull’ultimo trimestre dell’anno e sulle festività, in considerazione dell’importanza di questo periodo per l’economia delle imprese del largo consumo e della distribuzione moderna».

Non mancano poi gli approfondimenti e le interviste ai protagonisti del settore. «Il Nordest», spiega Giuseppe De Rita, fondatore e presidente del Censis, «per almeno una trentina d’anni è stato legato all’economia tedesca e oggi potrebbe risentire di un rallentamento delle zone più dinamiche della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Dobbiamo imparare a vendere il Prosecco non solo in Cina o Giappone ma soprattutto all’operaio polacco o al portuale danese. Il Nordest, bravo a sfruttare spazi dall’altra parte del mondo, dovrebbe pensare di più a una strategia di crescita all’interno dell’Europa».
Il fondatore di Eataly Oscar Farinetti invita anche i consumatori a fare attenzione: «L’inflazione è vissuta molto male dalla gente. Noi italiani non abbiamo capito che è sbagliato risparmiare sul cibo che resta il bene più economico. È sbagliato risparmiare sulle zucchine e comprare costosissimi telefoni cellulari e borse di marca. Dobbiamo iniziare una promozione culturale, come Eataly fa da anni, per fare capire l’importanza del cibo per il nostro benessere. Spiegare la differenza fra una fetta di pane biologico con le farine macinate a pietra e una merendina industriale». —
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