I vertici di Legacoop Fvg alla boa di metà mandato: «Cooperazione in salute»
Al 31 dicembre 2024 i soci erano 200 mila, 20 mila gli addetti, due miliardi il valore del fatturato. La presidente Vogrig: «Tra le nostre peculiarità ci sono le comunità energetiche rinnovabili»

Quasi due miliardi di fatturato al 31 dicembre 2024, quasi 200 mila soci e quasi 20 mila addetti.
Questi i numeri di Legacoop Fvg, associazione che raccoglie le più grandi imprese cooperative della regione, analizzati nell’assemblea di metà mandato che si è tenuta al Kulturni dom di Gorizia.
La presidente Michela Vogrig ha evidenziato, tra le realtà legate al sodalizio, la crescita di quelle che si occupano di consumo (come i supermercati), produzione e servizi (imprese), cooperative socio-assistenziali, turismo e cultura.
Soffre invece un altro settore: quello agricoltura e pesca, che risente per lo più degli effetti del cambiamento climatico.
A sentire la presidente, il trend segue quello nazionale. Anche se le peculiarità del Friuli Venezia Giulia non mancano.
«Quelle che più ci caratterizzano riguardano le comunità energetiche rinnovabili, che da noi sono cresciute – ha affermato –. La cooperativa Part-Energy, che abbiamo accompagnato dalla nascita, detiene per esempio il 20% del mercato nazionale. E a Lignano, avviata nel 2024, c’è la prima comunità energetica balneare italiana. Inoltre, a dicembre è stata inaugurata a Tarvisio la prima comunità energetica idroelettrica».
Nell’insieme, il sistema cooperativo «sta bene, è in rapida evoluzione, variegato, dinamico, complesso e continua a trovare la sua strada per crescere».
Vogrig ha inoltre ricordato la celebrazione di alcuni compleanni: dall’80° di Camst, realtà cooperativa nazionale nel campo della ristorazione collettiva (oltre 10 mila soci) passando per la cooperativa di consumo di Torreano che festeggia lo stesso traguardo e che con i suoi 390 soci svolge un ruolo essenziale per la comunità da cui è nata, senza trascurare il Css Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia nel 40° della nascita.
Nell’incontro, tuttavia, è stata anche evidenziata la recente scelta di Coop Alleanza 3.0, socia di Legacoop: la presa di posizione sulla situazione di Gaza ritirando alcuni prodotti israeliani dai propri scaffali.
Alla stessa maniera, l’appuntamento non ha trascurato l’emergenza salariale e, soprattutto, quella abitativa, al centro di una tavola rotonda introdotta, in collegamento, dall’europarlamentare Irene Tinagli che l’ha definita «una pentola a pressione che rischia di esplodere», aggiungendo che «il sistema cooperativo può offrire risposte concrete nel calmierare i prezzi di mercato e dare risposte ai bisogni emergenti».
Sul tema, si sono confrontati Cristina Amirante, assessore regionale alle Infrastrutture e al territorio, Alessia Rosolen, assessore regionale al Lavoro e formazione, Matteo Busnelli, vicepresidente di Legacoop Abitanti, Simone Gamberini, presidente di Legacoop, e Giovanni La Varra, docente di Composizione architettonica all’Università di Udine.
«A dicembre 2024, secondo un’indagine della Cisl Fvg, erano 9.231 le domande inevase di alloggio popolare – si legge in una nota di Legacoop Fvg –. In Italia le famiglie in attesa di un immobile di natura sociale erano 319 mila, in Friuli Venezia Giulia più di 7 mila. Ma gli alloggi sfitti, e che potrebbero essere riconvertiti, non mancano: quasi 7 milioni di immobili in Italia, pari al 30% delle abitazioni censite, e la stessa percentuale si riscontra anche nella nostra regione».
Da qui la proposta di Legacoop di un piano casa su scala nazionale che risponda all’emergenza tramite la realizzazione di 20 mila abitazioni in dieci anni con un intervento di 4,9 miliardi di euro, da destinare all’affitto o alle assegnazioni in godimento a canoni sostenibili.
«Occorre rivedere le leggi urbanistiche, limitando il consumo di suolo e rigenerando il patrimonio edilizio esistente. Poi c’è il tema della fascia grigia, penso agli studenti lavoratori, ma non solo, dove il partenariato pubblico privato è molto interessante e, a tal proposito, il fondo housing sociale in alcune parti del territorio è riuscito a calmierare gli affitti», ha allora affermato Cristina Amirante. Da parte sua, «i problemi abitativi – ha commentato Alessia Rosolen – devono interconnettersi con tutto quello che ruota attorno, a partire dai servizi. Nei prossimi dieci anni avremo 13 mila giovani in meno, 33 mila giovani adulti lavoratori in meno e 33 mila anziani in più. Su tutto ciò impatta il tema della casa, dagli studenti fino alle persone che lasciano le proprie abitazioni sfitte perché, per motivi di salute, sono costrette a rivolgersi a strutture private per l’assistenza». —
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