Fusione Banco-Bpm a rischio, c'è il no dei pensionati

A distanza di poche settimane dalle assemblee dei soci di Banco Popolare e Banca Popolare di Milano (in calendario il 15 ottobre), il destino del progetto di fusione tra i due istituti non sembra più essere certo. Se fino ad alcune settimane fa, la fusione veniva considerata praticamente fatta, adesso sono i soci pensionati di Bpm a mischiare le carte in tavola. Le associazioni che riuniscono i soci pensionati dell’istituto milanese, infatti, hanno fatto sapere che è loro intenzione votare “no” alla delibera di fusione Banco Popolare Bpm.
Il rischio che da Milano arrivi un secco stop all’integrazione tra le due popolari non è quindi remoto.
L’assemblea del 15 ottobre sarà l’ultima con le vecchie regole del voto capitario (una testa un voto) e della maggioranza qualificata dei due terzi. Il rischio che il vecchio che deve essere rottamato si prenda la sua vendetta in quello che è il suo ultimo giorno di esistenza è quindi altissimo.
Secondo i calcoli fatti dal quotidiano online Linkiesta, i pensionati soci di Bpm sono circa 3.000. A loro vanno poi aggiunti 5.000 familiari. Ciascun pensionato, inoltre, oltre al proprio voto potrà portare 10 deleghe. Facendo due conti, ogni pensionato avrà teoricamente a disposizione 11 voti a testa. Questi numeri, teorici visto che mancano dati certi, si scontrano con i 7.000 dipendenti-soci che possono invece votare solo per sé e per i figli minorenni. Il margine sembra essere quindi davvero stretto.
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