Ferroli punta sui sistemi ibridi. Nel 2023 ricavi a 600 milioni

Sotto la gestione di Riccardo Garrè l’azienda è passata dai 300 ai 550 milioni. Focus su sostenibilità: sugli impianti misti elettrico e gas market share al 31%
Edoardo Bus

La giornata della sicurezza di Ferroli si è presto trasformata presto nel”Ferroli Day”, il giorno in cui tutta la città di San Bonifacio si è fermata, per celebrare la definitiva rinascita della prestigiosa industria locale. Il tributo più importante è arrivato dal palco del Teatro Centrale quando, nel corso del dibattito conclusivo Massimo Gasparato, responsabile dell’area lavoro di Confindustria Verona, ha detto: «È una gioia essere qui a parlarne dopo aver avuto tra le mani una matassa di filo di ferro da sbrogliare, perché Ferroli per San Bonifacio è come l’Arena per Verona».

Questa frase dà il senso di cosa significa per la provincia di Verona, ma anche per l’impresa nazionale, ritrovare Ferroli ai vertici dell’industria della caldaie dopo gli anni di grande sofferenza, tra il 2014 ed il 2018.

Oggi c’è un’azienda tutta nuova, che ha fatto un’inversione ad U ed ha investito tutto sull’elettrico e le pompe di calore al punto che – parole dell’amministratore delegato Riccardo Garrè: «quando sono arrivato, nel 2019, sui prodotti elettrici non c’erano nemmeno i manuali d’uso…». Un miracolo industriale ha fatto sì che da allora ad oggi Ferroli abbia raddoppiato il fatturato – passando dai 300 milioni del 2018 ai 550 del 2022 e ai 600 attesi quest’anno – ed occupato la casella di leader di mercato nazionale nei cosiddetti prodotti ibridi (elettrico e gas), con una quota del 31%.

Non nasconde l’orgoglio e la gioia Garrè. «All’inizio la situazione era inquietante e quanto abbiamo fatto ha del miracoloso – racconta. Ferroli ha quasi completamente diversificato sul comparto elettrico, smarcandoci dalla classica caldaia a gas, puntando sulle pompe di calore ed i sistemi ibridi. Oggi l’azienda è redditizia, vantando un rapporto tra ebitda e ricavi del 14%, e investe molto in ricerca e sviluppo per puntare ad un futuro ancora migliore».

Le premesse ci sono tutte, dati gli accordi con player internazionali come Vodafone per le caldaie connesse, Microsoft per la realtà aumentata e Toyota per lo sviluppo di caldaie ad idrogeno.

La famiglia Ferroli nel luglio dell’anno scorso è definitivamente uscita di scena; oggi la proprietà è in mano al fondo inglese Attestor, con il 96% delle quote, che assicura investimenti e prospettiva per i dipendenti, che sono una parte rilevante di questa storia di successo. “Hanno tenuto in piedi un patrimonio nazionale – ha detto un emozionato Massimiliano Nobis, della segreteria nazionale FIM Cisl- e sono stati parte attiva del rilancio aziendale”.

Il futuro è qui. Nel business plan che è in corso di valutazione da parte delle banche. Nella grande opportunità offerta dalla transizione energetica in corso. Nello sviluppo di nuovi prodotti per tenere a distanza la concorrenza che risponde a nomi come Daikin, Vaillant, Ariston. Nella crescita del business e dei dipendenti, tanto da far lamentare al numero uno di Ferroli – ed è l’unico problema sollevato nella giornata- la difficoltà a reperire figure professionali adatte alla crescita.

Al dibattito, condotto dal chairman Nicola Saldutti, hanno partecipato anche Elena Donazzan, assessore al lavoro della Regione Veneto; Giampietro Castano, del Ministero delle imprese; Marcello Scipioni, della FIOM Cgil nazionale.

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