Federmeccanica propone un patto tra giovani e industria. «Intervenire su salari e lavoro»

Intervenire su salari e orari di lavoro, comunicare meglio le innovazioni e rinsaldare le fratture dentro la fabbrica. Sono le idee dei sindacati invitati alla discussione dell’assemblea generale di Federmeccanica. Ieri, all’H-Farm di Roncade, il dibattito è nato da due ricerche sul quality working e sulle sfide future delle imprese metalmeccaniche e meccatroniche. La prima, condotta da Daniele Marini, direttore scientifico della Community Research&Analysis, mostra come sia in atto una transizione culturale nel mondo del lavoro. Per il 32,2% degli under 35 il lavoro è sopravanzato da altri valori e deve coniugarsi con gli aspetti della vita: il 66,9% dei giovani dà più importanza alla soddisfazione rispetto a stabilità e retribuzione, il 37,6% ha intenzione di cambiare. C’è una dissociazione tra “industria” e “fabbrica”: la prima è vista dai giovani in modo positivo, la seconda decisamente meno, nessuno vorrebbe andarci.
Gli under 35 prediligono lavorare nella grande industria o nel piccolo ufficio privato, anche se il 59,2% ha un’immagine totalmente negativa del mondo del lavoro. Sul Made in Italy, i giovani non pensano che meccanica e automotive siano settori rappresentanti. In famiglia, la madre è preponderante per gli under 35 nella scelta della scuola (31,9%) e del lavoro (25,4%), ma la maggior parte degli intervistati (40 e 42%) sceglie senza consigli. “Siamo pronti per il futuro?” titola lo studio di Federmeccanica, fatto tramite il Lab Liberare l’Ingegno, e illustrato dalla professoressa di business management all’Università di Padova Eleonora Di Maria. Le aziende, dopo la transizione digitale, si preparano a quella ecologica come driver competitivo. C’è consapevolezza su quali competenze acquisire all’esterno per la crescita aziendale, investendo a tutto tondo sulle persone. Le sfide competitive maggiormente sentite riguardano il mercato, che richiede una scala sempre maggiore, e in cui le imprese fondano la competitività sull’innovazione continua. «Senza il lavoro metalmeccanico non c’è transizione ecologica, che si realizza tramite l’industria: dobbiamo farlo capire ai giovani - commenta Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil - Bisogna intervenire sui salari e sugli orari di lavoro per migliorare la qualità della vita». A ruota il segretario generale Fim-Cisl Roberto Benaglia: «Abbiamo tante Pmi, bisogna lavorare sulle filiere per rendere attrattivo il settore per i giovani, anche attraverso la sostenibilità». «Il giovane va in cerca della soddisfazione - voce di Rocco Palombella, segretario generale Uilm-Uil - Bisogna ricucire la frattura tra lavoratori della stessa azienda dove gli amministrativi lavorano da casa e i tecnici sono sempre in fabbrica». Chiude la presidente del gruppo metalmeccanico Confindustria Veneto Est Antonella Candiotto: «Ci sono delle sfide per la nostra categoria locale che sul Pil nazionale ha un peso importante. Il nostro ruolo è sostenere la crescita delle aziende, principalmente pmi, sul piano strutturale e dimensionale per essere più competitive e attrattive per i giovani. Le partnership tra imprese e parte pubblica possono far accedere a maggiori fondi in ottica di investimenti in prodotti, tecnologia e informazione».
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